Lo stabilimento Ilva di Genova è stato occupato dai lavoratori al termine di un’assemblea in fabbrica convocata da Fiom Cgil e Failms. I lavoratori, che chiedono il rispetto dell’accordo di programma del 2005 in merito alle garanzie del mantenimento dei livelli occupazionali e continuità di reddito per i dipendenti dell’azienda, sono scesi per strada con camion ruspe ed altri mezzi da lavoro e stanno dando vita ad un corteo nel ponente cittadino, causando gravi disagi al traffico.
“I lavoratori -ha spiegato il segretario genovese della Fiom, Bruno Manganaro– hanno votato l’assemblea permanente in fabbrica a tempo indeterminato, quindi sono fermi tutti gli impianti. Siamo usciti in strada -ha affermato- per chiedere un incontro vero con il governo alla presenza di un ministro e non con dei tecnici come ci stanno annunciando i fax e le lettere di queste ore”.
“Chiediamo -ha sottolineato Manganaro- il rispetto dell’accordo di programma ma sappiamo che il governo non lo vuol rispettare perché c’è la procedura di vendita. Il messaggio che manda è che nella procedura di vendita vuole avere le mani libere, non vuole creare nessun vincolo ai privati. Lo sta facendo con noi ma -ha concluso il segretario della Fiom Cgil di Genova- lo farà anche a Taranto e a Novi Ligure quindi spero che anche i lavoratori di Taranto e Novi capiscano che ci stanno prendendo in giro”.
“L’iniziativa di Genova – ha dichiarato Rosario Rappa, segretario nazionale della Fiom-Cgil -, promossa dalla Fiom, si pone l’obiettivo, peraltro condiviso dalle Istituzioni locali – Regione, Comune e Provincia – di riaffermare la validità dell’accordo di programma come elemento di tutela dell’attuale livello occupazionale di Genova, che rischia di essere messo in discussione dal bando di vendita che non fa riferimento agli attuali livelli occupazionali. Una necessità che deve valere sia per Genova che per Taranto e per tutti i siti attuali del Gruppo”.
“La Fiom nazionale – prosegue Rappa – auspica e sollecita un’iniziativa unitaria di tutto il Gruppo Ilva, sia per salvaguardare l’occupazione, diretta e di tutto l’indotto, che non può pagare il prezzo dell’operazione, che per rivendicare il mantenimento delle normative e dei livelli retributivi dei contratti di solidarietà in vigore prima del Jobs act. La Fiom nazionale, così come già chiesto unitariamente, ritiene necessario e urgente un incontro presso la presidenza del Consiglio dei ministri”.