Cgil lavora in preparazione della manifestazione nazionale dell’8 ottobre a un anno dall’assalto fascista alla propria sede nazionale di corso d’Italia. Non sarà solo una celebrazione, ma occasione di sostegno ad una piattaforma in dieci punti che si rivolge al Governo che verrà e a tutto il mondo della politica, le istituzioni, le altre forze sociali. C’è una piattaforma in dieci punti che mira anche a saldare la fase attuale dominata dalla crisi di governo e le elezioni con il Congresso rinviato al prossimo anno.
Tra le iniziative la Cgil del Lazio ha realizzato il 29 settembre una assemblea di quadri e delegati con conclusioni del Segretario generale Maurizio Landini.
Due questioni fra quelle trattate da Landini mi hanno fatto brillare gli occhi. Quelle del precariato e sistema degli appalti, esternalizzazioni e dintorni anche intrecciate con le problematiche di efficienza e produttività del sistema pubblico.
Ha dichiarato desiderabile un processo nel quale si arrivi a scioperi di chi è forte della propria condizione di diritti che caratterizza le imprese appaltanti a sostegno delle rivendicazioni di chi i diritti non è in condizione di esercitarli. Sono stato a capo della Filcams negli anni novanta e da lì mi sono occupato anche degli addetti alle imprese di pulimento (a quel tempo circa un milione di persone). Assicuro che non era impresa facile trovare il modo di collegarsi con le strutture sindacali delle imprese o enti committenti. Accadde perfino che il Ministro dell’industria del tempo (Pier Luigi Bersani) chiamò Sergio Cofferati per segnalare i disagi provocati da uno sciopero che metteva in difficoltà lo svolgimento del lavoro ministeriale. Trovammo poi la soluzione, ma non ci fu modo di coordinarsi con i lavoratori diretti del committente.
Il dilagare di appalti e subappalti porta Maurizio Landini a ritenere che sia diventato esso stesso una delle ragioni della inefficienza del sistema pubblico soprattutto in sanità. Ha preso piede un sistema talmente separato e frammentato degli interventi che si concretizza in condizioni di lavoro inaccettabili e al tempo stesso inefficienza e sperperi. Ha sostenuto la desiderabilità di una riorganizzazione che ridimensioni il sistema degli appalti, punti sugli organici diretti e qualificati anche riorganizzando gli orari e i turni in modo da utilizzare attrezzature anche costosissime 24 ore al giorno per sette giorni.
Sono approcci non nuovi, ma una tale nettezza di proposte non la ho mai sentita e quando ero sindacalista in servizio non ho mai ottenuto che se ne discutesse apertamente.
Per dare luogo a progressi occorre anche domandarsi: perché finora non ha funzionato che in minima parte?
Aldo Amoretti