Papa Francesco l’ha ribattezzato un grande cimitero. Ogni giorno il Mediterraneo restituisce, pietoso, i corpi dei migranti morti tra i suoi marosi. Alan Curdi, il piccolo profugo siriano portato dal mare privo di vita sulle coste turche. Gli innocenti annegati davanti a Cutro, davanti alle coste italiane. Ultima la bambina, probabilmente di origini camerunensi, resa dalle onde davanti alla Tunisia. Purtroppo il triste elenco è molto più lungo.
Certo, la sofferenza e la morte continueranno sempre a colpire i più piccoli. E’ una della grandi domande dell’etica, della filosofia e della teologia. Ma c’è come l’impressione che si sia sviluppata un’abitudine a tragedie così. Che le sofferenze di certe persone facciano parte di una sorta di ordine naturale. Che queste morti siano già messe in conto nel libro della vita. Un macabro saldo che deve esserci. Una necessità contro la quale non possiamo o non vogliamo opporci
Dall’acqua si sentono le risate allegre dei bambini. Gli schiamazzi attirano l’attenzione di chi li osserva dalla riva. Mamma guarda come sono bravo a fare il morto.
Ma quella bambina non sta giocando.
Poteva avere l’età di mia figlia.
Quella tuta rosa poteva indossarla mia figlia.
Tommaso Nutarelli