La “battaglia sulle competenze” che oppone sindacati medici e FNOMCEO da un lato e sindacati del comparto e Collegio professionale delle professioni infermieristiche dall’altro segna una prima battuta di arresto; un armistizio, raggiunto con la istituzione della “cabina di regia” in cui i contendenti stanno mobilitando le proprie riserve in vista della battaglia finale che si terrà ( forse) in sede di Conferenza Stato regioni.
La cabina di regia nelle intenzioni degli istitutori “ è uno strumento che non può e non deve sostituirsi ad alcun confronto istituzionalmente e contrattualmente previsto”, ma rappresenta una “occasione e opportunità per dare un ruolo forte ad un coordinamento nazionale sulla regolazione della vita professionale ed organizzativa degli operatori del sistema sanitario e per ribadire il tratto universale e unitario del sistema salute”
“La cabina di regia, composta dai rappresentanti istituzionali e da un rappresentante per ogni organizzazione sindacale rappresentativa del comparto, delle aree dirigenziali e dell’area convenzionata, deve intendersi come uno strumento per il confronto permanente unitario e partecipato sugli ambiti di sviluppo professionale, organizzativo e formativo collegati alle innovazioni introdotte da norme legislative, contrattuali, e da specifiche intese”.
Gli oggetti di tali pratiche concertative vengono poi indicati in una serie di punti in cui si declinano (questa volta con chiarezza) i rispettivi ambiti professionali. Basilare appare in particolare il punto b) in cui si afferma che “ il ruolo e le responsabilità diagnostiche e terapeutiche e riabilitative, sono in capo ai medici anche per favorirne l’evoluzione professionale a livello organizzativo e ordinamentale”
Sembrerebbe dunque che le fughe in avanti in cui si era peritata in modo particolare l’ala hard dei sindacati autonomi degli infermieri con la richiesta di estendere agli infermieri la facoltà di praticare diagnosi e terapia, abbiano subito un definitivo quanto inatteso arresto.
E’ del tutto evidente invece che siano i medici ad incassare un risultato largamente positivo; solo loro infatti potranno continuare a signoreggiare i pascoli ora ricchi di messi dell’ “ars curandi” mentre gli ambiti degli infermieri restano fermi a quello che erano: le consuete pratiche assistenziali seppur evolute.
Un ulteriore punto a favore dei medici è poi, la precisazione che anche la riabilitazione è in capo al loro profilo professionale. Non che ce ne fosse bisogno, ma in campo riabilitativo insiste l’altra figura professionale del fisioterapista che per ordinamento “svolge in via autonoma, o in collaborazione con altre figure sanitarie, gli interventi di prevenzione, cura e riabilitazione nelle aree della motricità, delle funzioni corticali superiori, e di quelle viscerali conseguenti a eventi patologici, a varia eziologia, congenita od acquisita”. Dunque non una invasione di campo da parte dei medici ma neanche un regalo al fisioterapista giustamente geloso delle proprie attività esclusive e, in questo caso, ridotto a semplice spettatore di decisioni altrui.
Ma la tregua tra i contendenti è solo temporanea, la vera battaglia si giocherà con le regioni. E’ a quel tavolo infatti, dove forse arriverà un primo abbozzo di articolato contestato dai medici e da loro non sottoscritto, lì saranno poste questioni ben più prosaiche e che , come al solito , riguardano razionalizzazioni della spesa e tagli per tappare le falle dell’extradebito sanitario. La voce personale, sempre cospicua, potrebbe essere una delle poste in gioco e l’ampliamento delle competenze degli infermieri potrebbe dare una mano se a questi fosse concesso di vicariare almeno in parte i medici, il cui costo medio è tra il doppio e il triplo per unità di personale impiegato. Le regioni, dunque, potrebbero sostenere una posizione strumentale e totalmente post-ideologica sulle competenze dei professionisti sanitari che i medici non potrebbero in nessun modo sottoscrivere. La partita dunque è aperta e la “cabina di regia” potrebbe restare uno degli innumerevoli organismi consultivi di comprovata inutilità.
Roberto Polillo