Stefano Cetica – segretario generale Ugl
Siamo andati al congresso di An con un numero de la Meta Sociale, che ospitava il parere di alcuni intellettuali, collaboratori del nostro giornale, (da Marcello Veneziani a Giano Accame, da Sabino Acquaviva a Massimo Pini, da Antonio Saccà a Mario Bernardi Guardi) che auspicavano una rinnovata attenzione del partito verso i temi “sociali”. Abbiamo assistito a quattro giorni di intenso dibattito incentrato soprattutto sul lavoro e che ha visto, in conclusione, il leader di Alleanza nazionale riconfermare la centralità dell’uomo nel processo produttivo e quella del lavoro come valore fondante dell’identità personale e collettiva. Il documento sul dialogo sociale che tutto il congresso, all’unanimità, ha votato, ha costituito il suggello di un impegno che pone An come punto di riferimento e allo stesso tempo di equilibrio nel governo sul tema del lavoro. Anche se la posizione di Alleanza nazionale sull’articolo 18 continua a coincidere – e probabilmente non poteva che essere così – con quella del Governo, quella che tutti gli osservatori hanno considerato come la vera novità (e, forse, il gesto “tanto atteso”, ma questo si capirà solo dopo lo sciopero del 16 aprile, per riprendere il dialogo tra le parti sociali) del congresso e non solo, è stata la capacità del partito di Fini di trovare una sintesi, anche interna, sul versante delle riforme. Le riforme, infatti, non possono essere fatte senza il consenso delle parti sociali e neppure senza risorse economiche. L’aver voluto inserire, dal punto di vista temporale, il dibattito sulle riforme nell’ambito della prossima discussione sul Dpef, ha il chiaro sapore di un segnale e anche il senso di un preciso impegno. Il segnale è certamente quello di aver compreso o, almeno, così ci è sembrato, che l’articolo 18 non è “il primo” dei problemi (per noi, in verità, neppure il …secondo), mentre l’impegno – forse anche grazie ad una più attenta analisi del Libro bianco di Marco Biagi – è stato quello di aprire un confronto a tutto campo, da quello appunto economico a quello normativo, sul tema del cosiddetto “mercato del lavoro”. Se, dopo il 16 aprile, anzi, se grazie al 16 aprile, cioè alla partecipazione dei lavoratori allo sciopero per contrastare il ddl sul lavoro, riusciremo a riaprire il confronto con il Governo, è certo che troveremo – grazie a questo congresso di Bologna – qualche interlocutore più attento alle nostre ragioni.