La Cgil si è espressa per il no al referendum costituzionale di autunno (o inverno, dato che la data sembra slittare sempre di più?). Un no secco, che sul documento approvato dal Consiglio generale è scritto non a caso in lettere maiuscole. La decisione è stata presa dopo un lungo iter che è partito in maggio e che ha coinvolto tutte le strutture della confederazione. Il giudizio sembra comunque senza ritorno, la stroncatura è netta. La riforma, sostiene la Cgil, è un’occasione mancata, perché porta a un’eccessiva concentrazione di poteri, impedendo il gioco democratico della divisione appunto dei poteri. Di conseguenza la confederazione invita tutti a votare no e le strutture a diffondere le argomentazioni svolte, pur assicurando che non prenderà parte ad alcun comitato per il no.
Una scelta difficile che trova alcuni precedenti nella recente storia della confederazione, ma che sembra stonata rispetto a quanto si andava profilando. Infatti, innanzitutto la decisione della Cgil porta la confederazione in rotta di collisione con la Cisl, che al contrario ha deciso per il sì. Non sarebbe certo la prima volta che la Cgil preferisce l’unità interna a quella con le altre confederazioni, ma avevamo assistito ultimamente a un riavvicinamento, sempre difficile, delle strategie delle tre centrali sindacali, sempre più convinte dell’utilità di procedere assieme invece che in ordine sparso, e quindi più deboli e inefficaci nelle loro pressioni. Non si può sapere se questo avvicinamento finirà dopo la decisione presa, ma certo non aiuterà il dialogo trovarsi su sponde avverse in un momento delicato come quello del referendum costituzionale. Questo non considerando che a favore del sì si era schierata anche la Confindustria, con cui il sindacato ha avviato proprio adesso un dialogo non facile su temi capitali come la contrattazione e la partecipazione.
Ma la scelta della Cgil fa a pugni anche con l’atteggiamento che negli ultimi tempi aveva assunto il governo nei confronti dei sindacati. Dopo anni di silenzio, in cui la Sala Verde di Palazzo Chigi era stata ermeticamente chiusa ai sindacalisti e la concertazione era stata vilipesa e poi platealmente abbandonata, in questi ultimissimi tempi Renzi ha mostrato un’attenzione verso i sindacati tutta diversa. Ha riaperto il dialogo sulla politica economica, in particolare sulle pensioni e sul sistema tributario, ha avviato il rinnovo dei contratti dei pubblici dipendenti, fermi da sette anni, ha anche iniziato un serrato dialogo, sempre con Cgil, Cisl, Uil e Ugl, sui temi della ricostruzione del dopo terremoto. Insomma, dopo tanto tempo era tornato a splendere il sole del dialogo sociale. Le motivazioni di Renzi sembravano in realtà molto chiare, il suo era un tentativo, un po’ in extremis, di riprendere un contatto con vaste aree dell’elettorato tradizionalmente legato al Pd che invece avevano mostrato un deciso allontanamento. Avvicinandosi il referendum e non essendo, specie dopo le elezioni amministrative di primavera, così certo dell’esito della prova referendaria, il presidente del Consiglio aveva riesumato la concertazione. Un interesse molto diretto, quindi, ma la realtà è quella: in un modo o nell’altro i sindacati erano usciti dal cono d’ombra in cui erano finiti e riprendevano ad avere visibilità.
Adesso tutto ciò è finito? Probabilmente no, anche perché Renzi crede più al rapporto diretto con gli elettori che a quello filtrato dai corpi intermedi, per cui la trattativa per il rinnovo dei contratti pubblici andrà avanti, la legge di stabilità del 2017 prevederà una qualche forma di bonus per i pensionati al minimo e saranno previste provvidenze per chi vuole in qualche modo anticipare il pensionamento. Ma probabilmente il rapporto tra governo e sindacato non si irrobustirà, come invece forse sarebbe stato opportuno, almeno nell’ottica del sindacato.
Ma c’è anche da leggere la scelta della Cgil in una chiave tutta interna. Perché non tutta la confederazione era schierata per il no. Alcuni pensavano che comunque la riforma costituzionale era una cosa positiva, molti ritenevano che la confederazione doveva astenersi da una presa di posizione politica così precisa. Adesso è credibile che tutti si uniformeranno, almeno negli atteggiamenti pubblici, ma qualche risentimento resterà. Anche perché una scelta come quella fatta giovedì è molto vicina alle tesi della Fiom e il vero vincitore di questo braccio di ferro sembra adesso proprio Maurizio Landini, e questo non farà piacere a tutti coloro (e questi sono tanti in Cgil) che avversano il segretario dei metalmeccanici e soprattutto non vedono di buon’occhio una sua futura ascesa al vertice della confederazione, una volta che la Camusso esca di scena.
L’editoriale
Dall’autunno caldo all’accordo di luglio, dalla Fiom a Corso Italia, dalle barzellette alle letture intellettuali, ritratto del grande leader sindacale, Bruno Trentin nove anni dopo nei ricordi dell’ex collega Giuliano Cazzola.
Contrattazione
Dopo la pausa estiva, in Lombardia Unione Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza e sindacati di categoria, hanno siglato due accordi per la detassazione dei premi di produttività relativi alle province di Lodi e di Monza e Brianza. Inoltre, questa settimana è stato siglato l’accordo quadro tra Assolavoro e Felsa Cisl, NIdil Cgil e Uiltemp Uil di rappresentanza nel settore della somministrazione di lavoro mentre il primo settembre è stato rinnovato il contratto per i lavoratori delle cooperative e i consorzi agricoli che avrà durata triennale.
La nota
Nunzia Penelope ci riporta le idee sull’economia di Stafano Parisi, il rifondatore della destra, presentate nel corso della summer school di Confartigianato. Invece, Ciro Cafiero ci parla del nuovo disegno di legge che apre le porte del Paese al lavoro agile e pone il sindacato dinanzi alla sfida di farne uno strumento di conciliazione dei tempi di vita e lavoro per i lavoratori, di produttività per le imprese.
Analisi
Il giuslavorista Ciro Cafiero tira le somme su quanto emerso nel corso della summer school sulla Dottrina sociale della Chiesa e formazione socio-politica rivolta a giovani studenti a proposito della possibilità di introdurre in Europa un meccanismo di reddito minimo garantito. Maurizio Ricci riprendendo le analisi du due conomisti, Blasio e Poy, dimostra che salari più bassi hanno effetti davvero limitati sulle dinamiche dell’occupazione. Giuseppe Casadio dirigente della Cgil, risponde all’articolo di Giuliano Cazzola su Bruno Trentin ricostruendo con i suoi ricordi l’episodio dell’accordo con Giuliano Amato e le dimissioni del sindacalista della Cgil. Infine, Raffaele Morese ci parla di Pietro Merli Brandini il grande sindacalista della Cisl scomparso all’età di 92 anni.
Il blog del Diario
Loredana Taddei, Fertility day: la campagna sterile della Lorenzin
Roberto di Maulo, Un sindacato per la prima volta alle primarie
Aldo Amoretti, Riformisti e no
Salvio Guglielmino, Scuola, se la retorica antisudista continua a far danni
Diario della crisi
Questa settimana diverse aziende hanno lasciato, ancora, sul filo del rasoio centinaia di lavoratori che rischiano il posto di lavoro. A Genova già prima dell’estate si era aperta la battaglia dei lavoratori Ericsson contro i licenziamenti. L’azienda, infatti, non ha ancora ritirato i circa 291 esuberi previsti solo nel capoluogo ligure. Dopo aver incontrato le rappresentanze sindacali dei lavoratori Ericsson anche il sindaco di Genova, Marco Doria e l’assessore comunale allo sviluppo economico, Emanuele Piazza hanno chiesto al governo di prendere posizione sui licenziamenti annunciati. Inoltre, si è tenuto presso il Ministero del Lavoro l’incontro tra Ericsson, le organizzazioni sindacali di categoria e i rappresentati delle regioni Lombardia, Liguria, Lazio, Toscana e Campania sulla vertenza che prevede il licenziamento di 322 lavoratori complessivi in tutta Italia ma per ora nulla di fatto. Il prossimo incontro è previsto per il prossimo lunedì. Oggi, 9 settembre, si è svolto lo sciopero dei lavoratori di tutti gli stabilimenti Ericsson del paese. In Italia, la multinazionale svedese conta circa 4.000 dipendenti. Lo scorso 5 settembre i dipendenti della Ge/Alstom hanno scioperato per rilanciare gli stabilimenti in Lombardia. La Fiom-Cgil chiede alla multinazionale francese che venga individuato lo stabilimento di Sesto San Giovanni per la produzione dei treni in seguito alla gara vinta nei mesi scorsi in modo da superare gli esuberi annunciati nel mese di maggio. Dopo lo sciopero si è tenuto al Mise l’incontro tra i sindacti di categoria e il governo, erano presenti il viceministro Teresa Bellanova, il sindaco di Sesto San Giovanni, Monica Chittò e i rappresentanti della Regione Lombardia, dell’azienda, del gruppo Ge e delle organizzazioni sindacali nazionali e territoriali.
I sindacati di categoria FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil hanno incontrato i vertici del Gruppo Natuzzi per scongiurare i 330 esuberi annunciati dall’azienda. La direzione aziendale della Sata di Melfi, complesso industriale del gruppo Fca, ha comunicato di aver aperto una procedura di cassa integrazione ordinaria per 1.071 operai e 13 impiegati. L’azienda ha dichiarato che i lavoratori saranno sospesi dal lavoro dal 26 settembre al 7 ottobre per la “necessità di adeguare flussi produttivi della vettura Punto alla temporanea contrazione della diretta domanda di mercato”. Infiene, il segretario provinciale della Fiom-Cgil, Federico Bellono, presentando la decima edizione della festa della Fiom torinese si è mostrato preoccupato per il futuro occupazionale della città piemontese. Secondo un’indagine del sindacato dei metalmeccanici dai 5 mila ai 10 mila posti di lavoro sono a rischio solo nelle aziende metalmeccaniche torinesi.
Documentazione
Nella sezione dedicata è possibile visionare il documento della Fillea-Cgil per “Casa Italia”, il testo dell’odg della Cgil sulle modifiche costituzionali e gli atti del forum nazionale della Cgil sulla riforma della Pubblica amministrazione. Inoltre, si possono trovare i testi degli accordi quadro territoriali di Lodi, Monza e Brianza e il programma del congresso finale Ilera e Aisri. Infine, della scorsa settimana è possibile visionare il testo dei conti economici Istat del II trimestre 2016 e gli accordi Cariparma su fondo di solidarietà, assunzioni e part-time.