Ancora una volta i tedeschi ci hanno dato una lezione di buona politica. Si potrebbe, con questa affermazione, riferirsi all’accordo tra la Merkel e Schultz che consentirà di far vivere il governo tedesco di coalizione nei prossimi anni, perché sorprende sempre la loro capacità di trovare accordi di fondo, determinanti, mettendo da parte tradizioni e incrostazioni che nei fatti avrebbero fatto naufragare simili imprese in altre nazioni. Ma poiché noi ci occupiamo di lavoro, il nostro riferimento sulla lezione dei tedeschi è all’accordo per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici tedeschi del Baden Wurtemberg che presto sarà esteso, come d’abitudine, a tutti i lavoratori di questo settore. Un accordo molto importante, soprattutto per noi e in questo particolare momento per diversi aspetti. Partiamo dal più evidente, l’aumento salariale. I salari dei metalmeccanici tedeschi nel giro di due anni e mezzo cresceranno del 4,3%, ben più dell’inflazione prevista. Una decisione controcorrente, specie rispetto al nostro paese, dove stiamo per affrontare una nuova stagione di rinnovi contrattuali nazionali con gli industriali che, al momento, pensano che gli aumenti salariali reali debbano venire solo da contrattazioni aziendali e a fronte di comprovate crescite della produttività. Non è il pensiero di alcuni ambienti imprenditoriali, è la linea ufficiale di Confindustria, che tutti gli industriali rappresenta o almeno la gran parte di loro.
Qualcosa potrebbe cambiare con l’accordo interconfederale sulla contrattazione che Cgil, Cisl e Uil stanno trattando con Confindustria, ma questo accordo non ha ancora visto la luce, nonostante i ripetuti annunci positivi, e sembra che il nodo di fondo che non si riesce a superare sia proprio quello salariale. I tedeschi invece hanno saltato a pié pari il problema seguendo le indicazioni delle grandi istituzioni monetarie, a cominciare dalla Bce, che da tempo chiedono una crescita dei salari reali che consenta alla domanda interna di decollare, dando cosi’ fiato all’industria che altrimenti non saprebbe a chi vendere i suoi prodotti. E’ una grande lezione che arriva per noi in questo momento delicato in cui, da un lato, stanno per partire le trattative per il rinnovo dei contratti, e dall’altro le confederazioni non riescono a trovare un accordo sulle linee guida da seguire in queste vertenze.
La speranza è che l’esempio tedesco faccia proseliti, ma non è facile, perché dietro l’accordo tedesco, alla sua base, c’è una filosofia che gli imprenditori italiani non capiscono nemmeno. E la prova di questa differenza viene dall’altro aspetto rilevante di questo accordo, la parte relativa all’orario di lavoro. I tedeschi hanno dalla metà degli anni ottanta le 35 ore settimanali. Nessuno dimentica le battaglie di retroguardia combattute nel nostro paese (ma non solo) contro le 35 ore, le rivolte che ci sono state, le opposizioni tenaci che sono state portate avanti, così tenaci che poi non se ne è fatto nulla. Adesso i tedeschi compiono un altro passo sostanziale in avanti stabilendo la possibilità che l’orario settimanale di lavoro possa diminuire fino a 28 ore o crescere fino a 40 ore seguendo la volontà, e le esigenze, non solo delle imprese, come e’ sostanzialmente avvenuto fino ad oggi, ma anche quelle dei lavoratori. Chi ha carichi di famiglia o anche solo desiderio di allentare lo sforzo lavorativo, può aderire a questa riduzione, mentre, parallelamente, chi voglia lavorare di più può veder crescere il proprio orario, e, naturalmente, anche il proprio salario.
Insomma, più libertà, perché tutto è attuabile sempre e solo su una base di volontarietà, chi vuole aderisce, chi non vuole si astiene. Con l’evidente obiettivo di migliorare il rapporto di ciascun lavoratore con il proprio impegno, di avere quindi al lavoro persone più motivate, più contente del proprio lavoro, quindi più produttive, più in grado di rispondere alle richieste della propria azienda, che ha dimostrato di comprendere le esigenze delle persone che impiega. Questa è la partecipazione vera, decidere assieme, capire le esigenze degli altri, immedesimarsi nelle loro richieste e, fino a che è possibile, esaudirle. Tutte cose che da noi non sono di casa. Dispiace dirlo, ma a casa nostra lo sguardo, e le politiche, non vanno mai lontano, non decollano, restano a terra, per paura, per disinteresse, anche per ignavia.
Il che non vuol dire che anche da noi non ci sia innovazione e capacità di stupire. Basta pensare all’accordo Acea che ha messo a rumore tutto il settore delle relazioni industriali. Un accordo innovativo, e non solo per il fatto che ha ripristinato l’articolo 18, anche se nella formulazione rivista dalla legge Fornero. Il punto è che l’attenzione generale si è appuntata ancora una volta solo sull’intervento per l’articolo 18. In parte giustamente, perché è una rottura nei confronti della politica di questi anni, anche se accordi del genere ce ne sono stati tanti altri, ma mai in un’azienda così importante, con 5.000 dipendenti. Ma in quell’accordo c’è qualcosa di più, c’è una volontà di fondo di trovare, assieme, una intesa su nodi di fondo del nostro mondo industriale. Ancora una volta sono stati questi sindacati, gli stessi che firmano il contratto dei chimici, a fare un passo avanti. La speranza è che anche i metalmeccanici li seguano, per non restare troppo indietro rispetto ai colleghi tedeschi. La partecipazione è una bella cosa e paga in moneta sonante: quando tutti se ne saranno resi conto le relazioni industriali faranno un bel passo in avanti.
Contrattazione
Questa settimana sono stati firmati diversi rinnovi contrattuali nella pubblica amministrazione dopo un periodo di totale blocco lungo quasi nove anni. E’ stato firmato il contratto nazionale per i dipendenti nel settore dell’istruzione e della ricerca che ha visto un aumento salariale da 80 a 110 euro; il contratto nazionale dei Vigili del fuoco che prevede aumenti retributivi che vanno dai 160 ai 400 euro mensili e la rivalutazione delle quote orario dello straordinario a partire dal 2016. Inoltre, è stato siglato l’accordo integrativo in Acea, l’azienda municipalizzata di Roma Capitale che gestisce l’erogazione di luce, gas e acqua della città. L’accordo prevede il ripristino dell’articolo 18 com’era prima dell’entrata in vigore del Jobs Act e la gestione contrattuale dei controlli a distanza per la tutela della privacy dei lavoratori. Nel comparto edile è stato sottoscritto l’accordo su Ape a partire dall’aumento delle ore minime obbligatorie. Infine, è stato firmato l’accordo interprofessionale per il tabacco tra l’organizzazione interprofessionale Tabacco Italia e i sindacati Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil, che prevede l’introduzione di un “Codice delle buone pratiche di lavoro agricolo” e la promozione dell’adesione delle aziende alla Rete del lavoro agricolo di qualità istituita presso l’Inps.
La nota
Nunzia Penelope fa il punto sull’accordo IgMetall. Un accordo “storico” per le novità che introduce in materia di orario di lavoro. E’ previsto, infatti, per tutti i dipendenti, il diritto di ridurre l’orario fino a 28 ore settimanali, dalle attuali 35, oltre a un aumento salariale del 4,3%.
Interviste
Nunzia Penelope ha intervistato il segretario della Cgil di Roma e Lazio, Michele Azzola, sull’accordo Acea, che ripristina l’art.18. Azzola spiega che nell’intesa c’e’ molto di più che il superamento del Jobs Act: l’azienda romana potrebbe costituire un nuovo modello di relazioni industriali, ed essere inoltre un punto di partenza per la rinascita della disastrata Capitale.
Fernando Liuzzi ha intervistato Fausto Durante, responsabile internazionale della Cgil, sui contenuti di fondo dell’accordo Ig Metal. Un’intesa innovativa, quella raggiunta a Stoccarda il 6 febbraio, dalla quale esce irrobustita la funzione del contratto nazionale.
I blog del diario
Roberto Polillo analizza l’elettorato di sinistra di fronte alla proposte dei partiti per le elezioni del prossimo 4 marzo. Secondo Polillo, in particolare, la scommessa di Pier Luigi Bersani è quella di riportare a votare quel popolo di sinistra che non voterebbe mai per il partito di Renzi e che, in mancanza di una credibile alternativa, ha, nel corso degli anni, contribuito ad alimentare il variegato popolo dei disaffezionati al voto.
Il guardiano del faro
Marco Cianca, alla luce del panorama politico attuale italiano, mette in discussione tutto: la seconda repubblica non esiste e forse la prima è stata una messa in scena
Diario della crisi
Questa settimana è stato proclamato lo sciopero nazionale di 4 ore che riguarderà tutto il personale Ryanair di base sul territorio italiano. La motivazione alla base della protesta è il mancato avvio di un confronto sui temi del contratto collettivo di lavoro e delle tutele sociali. Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Trasporti e Fast Mobilità chiamano lo sciopero anche nelle ferrovie. Tra le problematiche segnalate figurano la mancata informazione sulle strategie del Gruppo, le variazioni del piano industriale decennale e la mancata definizione del premio di risultato. Nel comparto della logistica, è stato proclamato lo sciopero alla Ceva Logistic che ha avviato le procedure di licenziamento per 123 dipendenti e ne ha previsti altri sei tra il sito di Roma Santa Palomba e Bergamo. Per il sindacato Fil TCgil, il comportamento dell’azienda è in spregio alle corrette relazioni industriali ed alle stesse norme procedurali. Il prossimo 12 febbraio, invece, si svolgerà lo sciopero dei lavoratori di Engie e Siram, addetti alle attività di conduzione e manutenzione caldaie delle scuole e degli edifici residenziali pubblici del Comune di Roma per l’incertezza sul proprio futuro occupazionale.
Documentazione
Nella sezione dedicata potete trovare i consueti documenti Istat: i dati sulla produzione industriale di dicembre 2017, la nota mensile sull’andamento dell’economica italiana di gennaio e i dati sul commercio al dettaglio di dicembre. Inoltre, è possibile visualizzare il testo del contratto istruzione e ricerca 2016-2018, la ricerca “Lavoro, Rappresentanza, Politica”, l’ipotesi di accordo quadro dell’Acea, i dati del Misery Index di Confcommercio di dicembre e il terzo rapporto Tecnè-Fondazione Di Vittorio “Qualità dello sviluppo” di febbraio.