Domani i sindacati torneranno in piazza a Roma. A San Giovanni, la piazza storica della sinistra, disertata ormai da anni a favore della più piccola, e più gestibile, piazza del Popolo. Anche il 9 febbraio la destinazione, in origine, doveva essere quest’ultima, cambiata poi rapidamente per caricare maggiormente di significato quella che sarà la prima vera manifestazione di opposizione al governo gialloverde. Non a caso, accanto a Cgil Cisl e Uil, ai lavoratori, ai pensionati, domani ci saranno anche gli esponenti di molte forze politiche, dal Pd a Leu, delle associazioni, della società civile. I sindacati, insomma, dovranno provare a svolgere (ancora una volta) il ruolo di catalizzatore, per riunire quell’ universo sparpagliato che dal 4 marzo scorso, dopo la batosta elettorale, non sembra aver ancora recuperato il senso di sé. Se ci riusciranno, lo si vedrà nei prossimi giorni. Ma sarebbe bene ci riuscissero, e in fretta.
Intanto, tutto attorno, l’Italia sta franando. Non una frana lenta e controllabile, ma una vera slavina. I dati Istat sul crollo della produzione industriale a dicembre 2018, meno 5,5 per cento rispetto a un anno prima, hanno gelato perfino le attese meno ottimistiche. E non è una gelata occasionale se, come ha avvertito il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ‘’a gennaio andrà nello stesso modo’’. Analoga sentenza da Confcommercio: la caduta della produzione dei beni di consumo sta interessando anche l’area dei “non durevoli”, cioè quelli acquistati con maggior frequenza dalle famiglie, il che suggerisce “che l’attività produttiva potrebbe contrarsi ulteriormente nella prima parte dell’anno in corso”.
Anche le previsioni della Ue sulla crescita nel 2019 sono terribili: non l’1,5% vantato dal governo in autunno, non l’1% più realisticamente inserito in manovra a dicembre, ma addirittura lo 0,2. Cioè niente. È vero che anche le previsioni per tutti gli altri paesi Ue sono riviste al ribasso: ma è diverso il taglio del 39% nei confronti delle previsioni sulla Germania, o del 19% per la Francia, o del 4% per la Spagna, rispetto al taglio drastico dell’83% nei confronti dell’Italia. Una crescita dello 0,2 significa che nulla di quanto scritto nella legge di bilancio ha più valore, che i conti non torneranno e che occorrerà rifare tutto daccapo. In due parole: manovra correttiva. Ma a maggio si vota per le Europee, e sembra alquanto improbabile che un governo in costante campagna elettorale si assuma, proprio in vista delle urne, la responsabilità di varare misure severe.
A fronte di questo quadro da brivido, manca un aggettivo adeguato a definire le misure che la maggioranza gialloverde intende introdurre per rilanciare l’economia, e che vanno dalle chiusure domenicali dei negozi, al blocco ostinato dei cantieri fino al ‘’No’’ alla Tav, ormai terreno di scontro feroce all’interno della stessa maggioranza.
Mancano gli aggettivi anche per definire le linee di politica estera del nostro attuale governo. Dall’assurda proclamazione di ‘’neutralità’’ rispetto al Venezuela (ma che siamo, la Svizzera?), fino allo scontro con la Francia, con conseguente richiamo dell’ambasciatore (l’ultima volta che ciò è accaduto si era nel 1940 e Mussolini aveva annunciato l’entrata in guerra contro la Francia stessa), tutto va ad incrementare il peso della slavina che si sta abbattendo sul nostro paese e, ancora una volta, sull’economia: la Francia è il nostro secondo partner commerciale, le nostre esportazioni oltralpe valgono oltre 40 miliardi. Intanto, i cugini francesi hanno annunciato, proprio oggi, di volersi sfilare dal salvataggio di Alitalia. Tanto per dire quali possono essere le conseguenze di questo scontro.
Abbiamo detto che mancano gli aggettivi ma, in compenso, non mancano gli hashtag, e quello lanciato proprio oggi su Twitter dal gruppo parlamentare di Forza Italia, annunciato con tanto di comunicato stampa ufficiale, fotografa spietatamente la situazione: #dilettantiallosbaraglio. Ma i ‘’dilettanti’’ non sembrano rendersene conto. “Hanno buttato via tre anni – sostengono in una nota i parlamentari M5s commentando i dati sulla produzione industriale, sul calo del Pil, sulle previsioni di crescita zero o quasi – e non immaginiamo nemmeno cosa sarebbe successo se a trattare sul deficit 2019 non ci fossimo stati noi. L’Unione Europea avrebbe imposto un’altra manovra lacrime e sangue, approvata supinamente da questi fenomeni dell’austerità che oggi ci fanno la morale”.
Quanto allo scontro con la Francia, come è noto causato dall’incontro di Di Maio con alcuni esponenti dei Gilet Gialli, ecco il ministro Toninelli paragonare il Pd proprio ai Gilet Jaunes: “Il partito di Macron è alleato con il Pd in Italia e si parlano regolarmente, non vedo cosa ci sia di strano se il partito di maggioranza italiano va a incontrare i membri di un partito di opposizione francese”. Mentre il deputato Carlo Sibilia liquida con poche sprezzanti parole il 1789: ‘’votandoci, i cittadini italiani hanno fatto la rivoluzione con una matita nell’urna, senza tagliare la testa a nessuno”.
E torniamo, dunque, alla manifestazione di domattina a Roma. I sindacati, che hanno bocciano all’unisono la manovra, chiedono al governo rispetto e confronto, avvertendo che, se non lo otterranno, se la manovra non cambierà, andrà avanti la protesta. Ma è chiaro che in ballo non ci sono solo le correzioni alla manovra. Cgil, Cisl e Uil, dando prova di un notevole coraggio, domani dovranno come prima cosa confrontarsi direttamente con il popolo dei loro iscritti, che in gran parte coincidono con gli elettori di quel governo che la piazza di San Giovanni contesterà. Inoltre, i sindacati escono da una lunga fase d’ombra, dovuta al trionfo della disintermediazione, praticata con disinvoltura da quasi tutti i governi -amici e non- degli ultimi anni.
Domani, dunque, cercheranno di riprendersi il posto, e il peso, che loro spetta. E c’è da augurarsi che ci riescano. Non solo per cambiare la manovra, ma per capire se c’è ancora qualcuno, qualcosa, in grado di salvare il salvabile in questo paese; o se tutto è davvero perduto, tutte le prospettive, tutte le speranze.
(Nunzia Penelope)
Contrattazione
Questa settimana è stato raggiunto l’accordo, al ministero del Lavoro, per il ricorso alla Cgis per i 100 lavoratori della. Pernigotti. Per la reindustrializzazione della storica azienda italiana sono saliti a sette i soggetti interessati. Nel settore del commercio, i sindacati e Rinascente hanno firmato un accordo per lo store di Padova che prevede un’intesa per il futuro di commesse e dipendenti in esubero. Inoltre sono presenti misure di sostegno al reddito per quei lavoratori che usciranno dal perimetro aziendale e un contributo economico per coloro che accetteranno il trasferimento presso altri `store’ del gruppo in altre regioni. Nel comparto della produzione di componentistica elettronica, i lavoratori del Gruppo Abb hanno approvato il contratto integrativo aziendale.
Analisi
Alessandra Servidori propone i contenuti del documento del Parlamento europeo che traccia le linee guida per educare all’uguaglianza di genere.
Maurizio Ricci fa il punto sul dibattito in corso sulla Tav. Alla serie di No dei 5Stelle, afferma, non corrisponde una serie di Sì: ciò che manca completamente è la proposta di un’alternativa. Si può rinunciare al vecchio modello di sviluppo, ma solo se si è capaci di proporne uno nuovo.
Andrea Donegà analizza i contenuti dell’accordo che interesserà i 5mila lavoratori del Gruppo Abb, operante nel settore della robotica. Il documento punta a rafforzare partecipazione, formazione e gestione delle opportunità legate all’innovazione
La nota
Tommaso Nutarelli riporta la ricerca condotta dal Comune di Milano insieme all’Università statale che traccia un nuovo, inedito identikit sulla figura e le condizioni dei riders nel capoluogo lombardo.
I blog del diario
Maurizio Ricci fa il punto sull’attuale situazione politica. Il governo, spiega, si è infilato in un imbuto dal quale non sembra saper uscire.” L’ esecutivo non riesce a vede più lontano del proprio naso, avendo come ultimo orizzonte le elezioni europee di maggio”.
Giuliano Cazzola prende spunto da Giovanni Pascoli, citando ‘’La grande proletaria si è mossa’’ come incipit per commentare la manifestazione dei sindacati di domani a Roma. Per Cazzola, un appuntamento di grande importanza, perché, afferma, “domani a San Giovanni ci saranno le speranze di tutti”.
Il guardiano del faro
Marco Cianca traccia un parallelo tra il Mussolini che dichiarava un incremento del proprio appetito dopo le bastonate a Giovanni Amendola, e l’ormai noto appetito ‘’social’’ del ministro Salvini, che immortala sé stesso e il proprio cibo quotidiano su Twitter: “Nulla intacca la sua voglia di italico cibo e una sera sì e l’altra pure informa i propri seguaci di quel che sta per ingurgitare”.
Diario della crisi
Nel settore chimico, i sindacati di categoria esprimono la propria preoccupazione per gli stabilimenti della Treofan di Battipaglia (Salerno) e Terni, dopo che Jindal ha deciso di cessare l’attività.
Documentazione
Questa settimana è possibile consultare i dati dell’Istat sull’andamento della produzione industriale, la nota mensile sullo stato dell’economia italiana, i dati sul commercio al dettaglio e l’andamento demografico del paese. È inoltre presente il documento di Cgil, Cisl e Uil presentato in commissione lavoro del Senato su quota 100 e reddito di cittadinanza, l’analisi della Cgil sulla flat tax e la ricerca del Comune di Milano e l’Università Statale su i rider.