Quest’anno il prodotto interno lordo italiano crescerà dello 0,1%, l’anno prossimo dello 0,4%. Sempre che non cambi in peggio la congiuntura, e per questo è bene tener presente che l’Ufficio parlamentare di bilancio, l’organo che valuta le prospettive della manovra, avverte che siamo in presenza di “significativi elementi di rischio”. Nel 2021 la crescita sarà, dice la Nadef, dello 0,8% e l’anno dopo dell’1,0%. Ma non c’è da fidarsi di queste previsioni perché è sempre l’Ufficio parlamentare di bilancio ad affermare che queste stime sono “ottimistiche”, in quanto si collocano “al di sopra del limite superiore delle stime del panel Upb in entrambi gli anni”. Insomma, siamo in crescita piatta e non c’è da meravigliarsi allora se gli industriali metalmeccanici parlano apertamente di recessione.
Per carità, ci sono mille ragioni per spiegare questa situazione, c’è la crisi strisciante che non ci ha mai abbandonato, c’è Trump e la sua politica dei dazi, c’è l’incertezza sugli equilibri geopolitici di tutto il pianeta. Ma la verità è che non ci spostiamo dallo zero piatto e che non facciamo nulla per crescere, per uscire da questo vicolo cieco nel quale ci siamo cacciati. Nel quale, ripeto, ci siamo cacciati, perché nonostante tutte le ragioni del mondo siamo in questo vicolo cieco perché non abbiamo osato guardare più in là, cercare una via di uscita, quel famoso gettare il cuore oltre gli ostacoli che forse fa la differenza.
Questa prima traccia della manovra è stata criticata da più parti, non è piaciuta questa o quella parte delle decisioni prese, ma alla fine la verità è che il governo giallorosso non sembra intenzionato nemmeno a provarci a fare un salto, a scrollarsi di dosso quella miseria nella quale ci troviamo. Soprattutto non c’è nulla in questa manovra che veramente spinga alla crescita, non c’è nulla che faccia fare un salto all’economia. È una manovra ottima per chi vuole galleggiare, per chi si accontenta, ma nulla di più. Una manovra che con una mano dà, ma toglie con l’altra. Come per il mondo del lavoro, riduce il cuneo fiscale, in misura forse insufficiente, ma non mette in bilancio i soldi per il rinnovo dei contratti pubblici, quindi alla fine il conto se va bene è alla pari, altrimenti i lavoratori ci rimettono.
Nessuno chiede miracoli, tutti sanno che non si poteva toccare l’Iva perché sarebbe stato come alzare la palla a Salvini per una schiacciata, ma forse non tutti gradiscono che non sia stata alzata l’Iva per i tartufi o per gli alberghi di lusso, rispettivamente al 4 e al 10%. Forse qualcosa si poteva osare, perché gli italiani non sono scemi: se gli si spiega cosa si sta facendo e perché, lo capiscono. Ma per farlo bisogna avere coraggio, molto coraggio, e non è detto che sia questa la caratteristica predominante di questo governo.
Nessuno sottovaluta le difficoltà e i pericoli che abbiamo di fronte, lo slalom che il governo è costretto a fare tra tutti i macigni che gli vengono messi sulla strada, ma il compito di una classe dirigente è proprio quello di guardare lontano, di capire dove si sta andando, quali sono i veri rischi che si corrono e agire di conseguenza. Gli statisti si distinguono proprio per questa loro capacità, capiscono quali sono gli interessi veri del paese nel medio e nel lungo periodo, e non guardando solo a quello che succede questa settimana.
La caduta del precedente governo, della Lega tanto per parlare chiaro, è stata una cosa positiva, proprio perché Salvini, con le sue sfuriate contro l’Europa dalla terrazza del Viminale, faceva male all’Italia, costringeva tutti noi a pagare conti salati in termini di spread e di perdita di credibilità. Bene quindi il cambio di governo, bene la nuova maggioranza. Ma questo governo, proprio per le condizioni nelle quali è nato, ha una responsabilità in più, deve sapere agire davvero per il bene del paese, e per questo deve regalare a tutti noi una politica con la P maiuscola, deve fare le cose giuste, deve dare certezza del futuro, che è la cosa che più ci è mancata nell’ultimo anno. Se per avere una crescita che non si fermi allo 0, in qualcosa è necessario osare un po’ di più, beh forse è il caso di farlo. Questo è del resto nulla più di quanto i sindacati la prossima settimana chiederanno al governo da Assago, dove si riuniranno novemila delegati delle tre confederazioni per una valutazione della manovra e per decidere quale comportamento assumere. Non è più all’ordine del giorno la proclamazione di uno sciopero generale, come stava maturando nei mesi passati, prima della svolta del Papeete, ma la richiesta di decisioni coraggiose verrà, e sarà detta a voce alta. Il governo proprio per questo dovrebbe capire che una svolta è necessaria, adesso e subito. Galleggiare non basta, nessuno vuole accontentarsi.
Massimo Mascini
Per i nostri lettori pubblichiamo qui di seguito una scelta delle notizie e degli interventi più significativi apparsi nel corso della settimana su ildiariodellavoro.it (Vai al sito per leggere il giornale completo, aggiornato quotidianamente dalla nostra redazione).
Contrattazione
Questa settimana è stata approvata la piattaforma unitaria per il rinnovo del contratto nazionale gomma-plastica. I sindacati di categoria chiedono un aumento salariale di 100 euro nel triennio 2019-2022. Sul fronte delle relazioni industriali, per i sindacati è importante rafforzare il confronto. Un ruolo centrale viene dato inoltre alla formazione e alla tutela dell’occupazione. E ancora, e’ stata firmata l’ipotesi di accordo per il rinnovo del contratto nazionale laterizi e manufatti. L’intesa prevede un aumento salariale di 75 euro. Per le pari opportunità è previsto l’accesso al part-time reversibile per le donne in maternità e i lavoratori che richiedono i congedi parentali. Viene prolungato, inoltre, il periodo di comporto per le donne vittime di violenza coinvolte in percorsi di recupero e rafforzato il welfare contrattuale. Nel settore dei trasporti, i sindacati di categoria del Lazio e Anas hanno firmato un’intesa che prevede 68 tra stabilizzazioni e assunzioni di personale tecnico e di esercizio per la Struttura territoriale. Nel comparto metalmeccanico si è avviata la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale delle PMI Confimi.
Analisi
Il direttore de Il diario del lavoro Massimo Mascini fa il punto sull’ultima rilevazione congiunturale di Federmeccanica, nella quale si evidenzia la caduta di tutti i settori dell’industria metalmeccanica, proprio alla vigilia del rinnovo del contratto nazionale.
Interviste video
Massimo Mascini ha intervistato Stefano Franchi, direttore generale di Federmeccanica, a margine della presentazione della 151° indagine congiunturale del comparto metalmeccanico, per parlare dei punti del nuovo contratto del settore.
Servizio a cura di Emanuele Ghiani
Interviste
Massimo Mascini ha intervistato Paolo Capone, segretario generale della Ugl. Capone non si dispera dell’uscita delle Lega dal governo, sottolineando come il suo sindacato sia abituato a essere in minoranza e precisa come sia molto peggio l’esclusione dai calcoli per la rappresentatività.
Nunzia Penelope ha intervistato Nicolò Montesi, portavoce romano dei “rider ribelli” contro il decreto sulle tutele del lavoro. Al Diario Montesi spiega le ragioni di una protesta che sta spiazzando politica e sindacati.
Il guardiano del faro
Marco Cianca spiega come la logica dei tiggì e dei talk televisivi stia progressivamente annichilendo l’informazione. Ogni notizia, afferma Cianca, è uguale all’altra. Non c’è più distinzione, mancano analisi e approfondimento. Tutti viene ridotto a un vociare indistinto.
I blog del Diario
Maurizio Ballistreri riflette sull’opera di Gino Giugni a 10 anni dalla sua scomparsa. Per Ballistreri l’opera di Giugni non solo presenta un’indiscussa attualità, ma rimane un contributo significativo per discutere del futuro delle relazioni industriali nel nostro paese.
Valerio Gironi fa il punto sull’accordo per il salvataggio di Pernigotti. Un accordo che, come spiega Gironi, aveva fin dall’inizio manifestato quale elemento di debolezza, ma che saltasse in aria solo dopo due mesi dalla firma nessuno poteva prevederlo.
Giuliano Cazzola ricorda Fernando Santi, storico dirigente della Cgil nel secondo dopoguerra. Per Cazzola, a cinquant’anni dalla morte, la lezione di Santi è più attuale che mai.
Diario della crisi
I sindacati denunciano la difficile situazione dell’ex Alcoa di Portovesme, per la quale manca ancora un quadro di riferimento chiaro e dove sono ancora fermi i lavori di revamping. Per il 25 ottobre Slc-Cgil e Uilcom-Uil hanno indetto lo sciopero per i lavoratori del settore grafico-editoriale. I sindacati spiegano che ci sono criticità di carattere contrattuale e salariale.
Documentazione
Questa settimana è possibile consultare il testo della Nota di aggiornamento al Def, il testo dell’Eurozone Economic Outlook di Ifo, Istat e Kof e le stime dell’Istat su i conti economici del II trimestre del 2019 e i conti della PA, il reddito delle famiglie e i profitti della società sempre del II trimestre 2019. Infine è presente il testo dell’ipotesi di accordo del contratto nazione laterizi e manufatti e la relazione del presidente di Assolombarda Carlo Bonomi all’Assemblea generale.