E’ stato molto grave quanto accaduto a Roma mercoledì mattina. Non se le meritavano proprio quelle manganellate, gli operai della AST di Terni che manifestavano per la salvezza della loro fabbrica: non una delle tante, ma un gioiello della nostra produzione, con una capacità tecnologica altissima. Operai che chiedevano un aiuto per non disperdere un altro asset prezioso del nostro paese, per impedire che i tedeschi della Tyssenkrupp si portino via le tecnologie avanzate dell’acciaio e trasferiscano in Germania le lavorazioni. Un fatto grave, frutto malato di due superficialità del nostro governo.
La prima è l’attacco di Matteo Renzi nei confronti del sindacato. Nessuno deve permettersi nemmeno di pensare che dietro le manganellate dei celerini ci sia scientemente Renzi o uno dei ministri del suo governo, ma sul comportamento delle forze dell’ordine ha sicuramente influito il clima antisindacale che il premier ha avviato e sostenuto con cadenza quasi giornaliera in questi ultimi mesi. Si continua a parlare male del sindacato, e questo alla fine lascia un segno. Il sindacato è descritto come inutile, un freno per il paese, una fonte di problemi, mai la loro soluzione: alla fine il giudizio è tutto negativo e le conseguenze non possono non esserci anche sul piano dei comportamenti.
Adesso Renzi mostra il volto buono, distingue, parla bene del sindacato in fabbrica, meno bene di quello che vuole parlare di cose che non gli competono, dei problemi generali del mondo del lavoro. Ma organizzazioni che rappresentano milioni di lavoratori non possono pensare solo a cosa accade in fabbrica, anche perché si sono accorti da troppo tempo che va bene trattare gli aumenti di salario, ma si deve fare altrettanta attenzione a come i salari vengono tassati, a come e perché sale l’inflazione, a come si amministra la ricchezza nazionale.
La seconda superficialità che vediamo nel comportamento del governo è la sottovalutazione dei problemi sociali e economici. La sensazione è che nell’esecutivo non si capiscano fino in fondo i drammi che la nostra società sta vivendo, i problemi, anche quelli del day by day, che affliggono i cittadini e che determinano poi gli atteggiamenti di protesta. Gli italiani stanno vivendo un vero dramma da ormai sette anni e questo ha creato guasti e ferite che non si rimarginano facilmente o velocemente. E anche sull’economia sembra esserci troppo pressapochismo. E’ emblematico il comportamento sulla vertenza di Terni. Il governo è intervenuto mentre si trattava in sede sindacale, ma non è stato in grado di far cambiare opinione ai tedeschi. Poi ci sono state le manganellate a Piazza Indipendenza e il giorno dopo l’ad della Ast è stato chiamato a Palazzo Chigi e ha affermato che è possibile cambiare il piano industriale, che i due forni possono rimanere accesi e che di conseguenza la trattativa con i sindacati può ripartire. E se non ci fossero state le manganellate, non sarebbe successo nulla? Ma davvero bisogna sempre pagare prezzi sociali così alti per avere ascolto?
E tanto più questa nonchalance del governo ci sembra colpevole considerando che tutto il comparto siderurgico del nostro paese è in gravissime difficoltà: non solo Terni, ma anche Ilva, Lucchini. Si tratta di un settore chiave, e tuttavia il governo non sembra tenerne granche’ conto. Servirebbe maggiore attenzione alla politica industriale, la grande assente del nostro paese da decenni, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. Sarebbe utile far circolare nel governo qualche copia dell’ultimo bel libro di Dario Di Vico e Gianfranco Viesti, che appunto tratta della cronica assenza nel nostro paese della politica industriale e dei guasti che questo comporta. Su questo tema, si e’ svolto giovedì all’Arel (il think tank animato da Enrico Letta) un interessante incontro, di cui relaziona sul Diario Nunzia Penelope: un dibattito sulle cose concrete che si potrebbero fare per rilanciare la crescita, e non le solite chiacchiere sul sesso degli angeli. Sempre sullo stesso tema chiave della politica industriale, vale la pena di leggere la nostra intervista al bocconiano Giuseppe Berta: anche in questo caso, diversi suggerimenti utili a cui il governo dovrebbe prestare ascolto.
Intanto sta per ripartire l’iter parlamentare della legge delega sul lavoro. Ed è subito intervenuto Maurizio Sacconi a bloccare qualsiasi tentazione Renzi possa avere di cambiare il testo uscito dal Senato. In realtà il premier non ha manifestato una grande intenzione di tornare indietro, al contrario; ma qualche segnale c’è, qualche parola di Debora Serracchiani potrebbe far credere che un avvicinamento verso l’ala sinistra del Pd potrebbe anche essere tentata, per svelenire il clima, per cercare un modus vivendi che consenta di andare avanti speditamente con le riforme. L’ipotesi di una scissione nel Pd si allontana sempre più, ma rotture con una parte del partito e soprattutto con gli elettori del Pd non rientrano nel gioco di Renzi. Che se anche esclude la nascita di un nuovo partito a sinistra, deve fare quanto è possibile per evitare che una fetta importante del suo elettorato in occasione delle prossime elezioni resti a casa.
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Dal 6 novembre “Duel”, nuova iniziativa de Il Diario del lavoro
Sembra inutile sottolineare come la situazione economica, sociale e politica del paese si faccia ogni giorno più complicata. Per cercare di capire un po’ di più cosa sta accadendo, perché accada e come è possibile evitarlo Il diario del lavoro ha avviato una nuova iniziativa. Realizzeremo una serie di faccia a faccia tra protagonisti della vita appunto politica,. sociale ed economica del paese su temi caldi. Per far emergere le divisioni e però così anche le possibili soluzioni. Un programma che emblematicamente si chiamerà “Duel”. La prima puntata andrà in rete giovedì prossimo, 6 novembre, alle 10 e 30. Si confronteranno Valeria Fedeli, vicepresidente del Senato, in precedenza per 30 anni dirigente Cgil, e Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera dei deputati, esponente di spicco del Movimento 5 stelle. Davanti alle nostre telecamere, Fedeli e Di Maio discuteranno della crisi del sindacato, moderati dal direttore de Il diario del lavoro Massimo Mascini. Il faccia a faccia verrà trasmesso in streaming da Il diario del lavoro. Successivamente pubblicheremo sul giornale un video sull’intera iniziativa.
Contrattazione
Questa settimana sono stati siglati tre importanti accordi. Il primo scongiura la chiusura della filiale di Calenzano (Firenze) della società bergamasca del trasporto Koinè Spa; inoltre, è stato previsto un premio di produttività. Il secondo accordo, siglato tra la multiutiliy dell’energia Iren e i sindacati di categoria, regola il prepensionamento dei dipendenti del gruppo. Grazie alla sigla del terzo accordo, si sono salvati 180 lavoratori del gruppo Rdb, permettendo l’acquisizione del ramo di azienda della società Rdb da parte del gruppo Geve. Per quanto riguarda il settore bancario, l’Abi ha proposto di discutere dei perimetri contrattuali per definire le materie da affrontare a livello nazionale o demandare alla contrattazione aziendale; i sindacati del credito si sono mostrati disponibili ad incrementare la contrattazione aziendale, ma non a scapito del contratto nazionale. Per quanto riguarda la situazione degli operai licenziati dalla Nokia, la regione Lombardia ha proposto un percorso di ricollocazione dei lavoratori, che consiste nel fornire incentivi alle aziende del territorio nel caso in cui tali aziende decidessero di assumerli. Situazione più difficile invece per i lavoratori di Meridiana: l’azienda infatti ha deciso di avviare le procedure di licenziamento, nonostante il ministero del Lavoro abbia bollato la mossa come “un errore”. Inoltre è in bilico la decisione del gruppo Jabil se avviare o meno la procedura di licenziamento; il gruppo intende prima verificare se ci sono le condizioni per utilizzare strumenti alternativi al licenziamento. Cattive notizie, infine, per il settore dei call center: Accenture e British Telecom hanno infatti deciso per il licenziamento dei 262 lavoratori dello stabilimento palermitano.
Interviste
Giuseppe Berta, docente all’Università Bocconi, spiega al Diario del lavoro quali potrebbero essere le linee di una nuova politica industriale basata sul territorio, da finanziare anche attraverso il risparmio privato, oggi improduttivo.
Opinioni
Il Diario del lavoro pubblica questa settimana l’opinione di Roberto Polillo, che si esprime in merito alla manifestazione della Cgil, avvenuta il 25 ottobre a Roma, e sulle sue dinamiche. Inoltre Polillo spiega che la vera sfida ancora da affrontare da parte della confederazione è l’elaborazione di una piattaforma “comprensiva” anche degli interessi di quelle fasce del lavoro finora non rappresentate.
Documentazione
Pubblichiamo questa settimana una serie di documenti rilevanti, tra i quali: i rapporti Istat sull’occupazione e disoccupazione, su reddito e condizioni di vita degli italiani, e sull’inflazione dei prezzi al consumo; il testo della lettera inviata dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan alla Commissione Ue riguardo la legge di stabilità; la lettera dei patronati al presidente della repubblica sui problemi che aprirebbe il taglio delle sovvenzioni, e la lettera dei sindacati della scuola al presidente del consiglio sui contratti del settore bloccati; il testo del rapporto Svimez sull’economia del mezzogiorno; il comunicato unitario delle tre confederazioni sindacali sulle votazioni Rsu 2015; il testo dell’intervento del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco alla Giornata del Risparmio; e il 25° Report di monitoraggio del piano Garanzia Giovani.