Il nodo della proliferazione dei contratti nazionali di lavoro, circa 850 raccolti dal Cnel, è forse già superato. E nella maniera più semplice, con una circolare amministrativa, una di quelle che si leggono con un po’ di fastidio, ma che a volte portano novità sconcertanti. La circolare in questione è stata emanata dall’Ispettorato nazionale del lavoro, un organismo del ministero del Lavoro, il 25 gennaio dei quest’anno. Pochi giorni dopo, il 12 febbraio, ne è stata emanata un’altra che sanciva lo stesso principio e ne allargava l’ambito di competenza.
La circolare numero 3, quella del gennaio, affermava che il problema dell’abnorme numero di contratti nazionali esiste nella realtà, perché per l’articolo 39 della costituzione tutti hanno diritto a sottoscrivere un contratto di lavoro, anche senza prima registrarsi, perché quel principio costituzionale non ha mai trovato applicazione legislativa. Ma lo stesso non è un problema, perché numerose leggi affermano che alcune delle disposizioni previste, per esempio sgravi di contributi, valgono solo se si applica non un contratto qualsiasi, ma uno firmato dai “sindacati comparativamente più rappresentativi”. È quest’ultima definizione a fare la differenza, perché se non si rientra in questo quadro, se il contratto che si applica non è firmato da organizzazioni comparativamente più rappresentative, non si devono applicare gli sgravi previsti.
Non è una differenza di poco conto, perché sono tante le leggi che prevedono riduzione dei contributi dovuti o parlano di aiuti ed elargizioni a favore di chi firma contratti con certe caratteristiche. E l’Ispettorato nazionale del lavoro, nella persona del suo direttore, Paolo Pennesi, che era uno dei direttori generali del ministero del Lavoro, ha chiesto a tutti gli ispettori di verificare, nel corso delle ispezioni, se le imprese verificate hanno goduto di esenzioni o riduzioni di contribuzioni senza però applicare un contratto “con il bollino”, ovvero firmato da organizzazioni comparativamente più rappresentative. E in questo caso, richiedere la restituzione delle somme indebitamente non pagate.
Se Gino Giugni aveva creato la formula dei sindacati maggiormente rappresentativi, adesso quella definizione è stata sostituita con questa nuova. Ma soprattutto è stato deciso di dare sostanza a questa indicazione togliendo valore a tutti i contratti non firmati da queste organizzazioni, che poi sono Cgil, Cisl e Uil per quanto si riferisce ai sindacati dei lavoratori, e le più note tra le organizzazioni datoriali. Tutti gli altri fuori, nel senso che possono, in virtù della indicazione dell’articolo 39, firmare tutti i contratti che credono e poi mandarli al Cnel, ma la loro applicazione non porterà alcuni, importanti, benefici in termini di minore contribuzione.
Naturalmente è partita una serie di contestazioni in tutte le sedi, specie in quelle giudiziali, ma l’Ispettorato si dice tranquillo, perché, spiega, non fa altro che applicare la legge. Il punto è che la formula “maggiormente rappresentativi” non era molto diversa, ma in pratica non veniva applicata, o forse non c’era bisogno di distinguere perché la proliferazione dei contratti è venuta dopo.
Ma è davvero questo il modo migliore per risolvere quel nodo? Perché forse è necessario distinguere anche se un contratto fa dumping o meno. Se i minimi salariali previsti da un contratto non firmato da Cgil, Cisl e Uil non sono inferiori a quelli dei contratti con il “bollino” confederale, forse non è il caso di operare la distinzione indicata dall’Ispettorato del lavoro, perché non c’è dumping, che poi è la pratica che dichiaratamente l’Ispettorato vuole colpire.
E più in generale, come si fa ad affermare non dico sul piano nazionale, ma territoriale o anche nazionale, per una particolare categoria, qual è il contratto più importante, quali le organizzazioni comparativamente più rappresentative? Esiste un testo unico firmato da tutte le organizzazioni nel 2014 che dice con chiarezza come si fa a stabilire chi è più rappresentativo, almeno tra i sindacati dei lavoratori. Un testo vecchio di quattro anni e mezzo che non è stato mai applicato, per una serie infinita di problemi, certo; i quali però non assolvono le parti sociali che avrebbero avuto il dovere, in un così ampio lasso di tempo, di rendere quel testo operante. Adesso tutti aspettano una legge che definisca la rappresentanza: ma sono davvero sicure le parti sociali che questa legge, ammesso che arrivi, sarà come loro la vorrebbero? O cadranno dalla padella nella brace? I risvegli potrebbero essere dolorosi e in questi mesi risvegli amari ce ne sono stati già molti a turbare gli elettori della maggioranza oggi in Parlamento.
Contrattazione
Questa settimana è stato raggiunto l’accordo alla Nuova Logistica di Bologna, che scongiura 9 licenziamenti. Dei 45 lavoratori impiegati, 36 erano già stati assunti dalla società di logistica Trancof. Per i restanti è previsto un incentivo all’esodo volontario o la ricollocazione all’interno di altre aziende. Nel settore degli elettrodomestici, i sindacati nazionali e territoriali di categoria Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e l’azienda DML Spa Trony si sono incontrati per avviare un confronto che verte principalmente sull’avvio di una contrattazione di secondo livello. Nell’edilizia, è stata firmata la prima parte del contratto integrativo della Italcementi. Il testo prevede novità sul fronte delle relazioni industriali, come il principio della rappresentanza nella composizione del Coordinamento Nazionale delle Rsu attraverso il riconoscimento della maggioranza delle Rsu elette. Prevista, ino0ltre, l’apertura di tavoli, uno nazionale sperimentale per le relazioni industriali partecipative e un altro per le relazioni industriali di sito. Nel settore del legno-arredo, è stato firmato, presso il Mise, l’accordo per il nuovo piano industriale di Natuzzi, che ha avuto il parare favorevole dell’86% dei lavoratori. Il piano prevede zero esuberi, e un nuovo stabilimento legno-gomma, entro 24 mesi, che assorbirà 500 addetti, per i quali sono previsti gli ammortizzatori sociali da parte del Ministero del lavoro con programmi di formazione già contrattati con azienda e cofinanziati dalla regione Puglia e Basilicata.
La nota
Fernando Liuzzi ha seguito gli ultimi sviluppi della vicenda Ilva, che il ministro dello Sviluppo Economico Luigi di Maio ha deciso di rinviare a settembre. Sempre Liuzzi ha seguito la conferenza stampa sul futuro degli stabilimenti di Fca e Cnh Industrial che mercoledì 27 giugno è stata tenuta a Roma da Fiom e Cgil. Sulla stessa conferenza, cui hanno partecipato Susanna Camusso e Francesca Re David, Alessia Pontoriero ha realizzato un reportage video, qui collegato all’articolo di Liuzzi.
Tommaso Nutarelli fa un resoconto della Relazione annuale dell’Inail, presentata alla Camera dal presidente Massimo De Felice.
Analisi
Alessandra Servidori informa sull’esito della riunione tenutasi a Bruxelles lo scorso 20 giugno sul bilancio di genere: nel Quadro finanziario pluriennale Ue per il 2021-2027, solo una piccola parte delle risorse sono destinate a promuovere e rafforzare questo importante capitolo.
Interviste
Tommaso Nutarelli ha intervistato Fabrizio Pascucci, segretario nazionale della Feneal-Uil, per fare il punto sulla vertenza Natuzzi: obiettivo, scongiurare un’ondata di licenziamenti. Una crisi che viene da lontano, causata da molti fattori (compreso il dumping dell’est Europa) ma che sembra avviarsi alla conclusione. Ancora Nutarelli ha sentito Giulia Guida, segretaria nazionale della Filt-Cgil, sul problema rider e sulle strategie che il sindacato può mettere in campo per intercettare queste nuove forme di lavoro, sempre più distanti dalle forme di rappresentanza tradizionali.
I blog del Diario
Paolo Pirani affronta uno dei temi chiave del nostro tempo, la diseguaglianza. Un problema che oggi rischia di aggravarsi, creando nuove fratture sociali e aumentando quelle già esistenti. Ecco perché il movimento sindacale deve assumerlo sempre di più come uno dei principali obiettivi del suo impegno.
Gaetano Sateriale fa il punto sulle strategie future che il sindacato dovrebbe mettere in campo, dopo l’esito delle elezioni del 4 marzo, e in particolare in vista del prossimo congresso della Cgil.
Il guardiano del faro
Marco Cianca riflette sullo stato di salute della sinistra italiana, partendo dalla “sofferente” figura del segretario reggente del Partito Democratico, Maurizio Martina.
Diario della crisi
Nel settore metalmeccanico la Bekaert, azienda che si occupa della lavorazione dell’acciaio, ha comunicato la sua indisponibilità a partecipare a incontri trilaterali, con la presenza contemporanea dei rappresentanti dei lavoratori, delle Istituzione e del management aziendale, ritenendo irreversibile la decisione di chiudere lo stabilimento di Figline Valdarno, con il conseguente licenziamento di 318 lavoratori. Nel settore edile, Fillea-Cgil, Filca-Cisl e Feneal-Uil di Roma e Lazio hanno indetto tre giornate di sciopero e un incontro al Mise per il 4 luglio a causa dell’aggravarsi delle condizioni dei lavoratori di Condotte Spa, che da mesi non ricevono lo stipendio e a maggio il personale diretto non è stato retribuito diretto per mancanza di disponibilità di cassa.
Documentazione
Questa settimana è possibile consultare i dati Istat relativi alla povertà in Italia, quelli relativi al conto trimestrale delle ap, reddito e risparmio delle famiglie e profitti della società e le stime provvisorie sui prezzi al consumo. Nella stessa sezione sono presenti le slide della Cgil “Futuro stabilimenti FCA E CNHI” e l’inchiesta della Fiom sulle condizioni di lavoro negli stessi stabilimenti. Inoltre è presente il rapporto sui giovani e il lavoro dell’Osservatorio Statistico dei Consulenti del lavoro, il Bollettino economico n.4/2018 della Bce e il testo integrale e la presentazione del rapporto del Centro Studi di Confindustria “Dove va l’economia italiana e una proposta per l’eurozona”.