Con il sorteggio dei tre saggi (il marchigiano Adolfo Guzzini, il piemontese Giorgio Marsiaj e il campano Luca Meschini) è partita la corsa per la presidenza di Confindustria, che si concluderà nella seconda metà marzo con l’elezione del successore di Giorgio Squinzi. E’ la prima col metodo ‘’Pesenti’’, introdotto due anni fa dalla riforma omonima: un meccanismo molto aperto, che prende l’avvio dalle autocandidature degli aspiranti presidenti (supportate però da almeno il 20% dei voti assembleari), e che poi procede attraverso un’ampia consultazione della base, attentamente guidata dai saggi, fino ad arrivare alla conta finale dei voti su uno o più nomi. Nulla di scontato, dunque: a partire dalla possibilità, prevista, che i Saggi introducano in corsa nuove candidature, se non si riscontrasse un sufficiente consenso su quelle esistenti. Non a caso, sono due le date fissate per la votazione sul presidente in consiglio generale: la prima il 17 marzo, la seconda il 31 dello stesso mese, in modo da avere, se necessario, altre due settimane di tempo.
Al momento gli autocandidati sono solo due: Aurelio Regina, già presidente di Unindustria Roma e Lazio ed ex vicepresidente di Squinzi (col quale è però rapidamente entrato in rotta di collisione); e Alberto Vacchi, numero uno degli industriali bolognesi. Si attendono a giorni le decisioni del metalmeccanico Marco Bonometti, presidente degli industriali bresciani, del salernitano Vincenzo Boccia, già presidente della Piccola industria di Confindustria, e soprattutto di Fabio Storchi, numero uno di Federmeccanica, al quale la stessa federazione ha chiesto unanimemente di candidarsi. Tuttavia, Storchi è emiliano, come Vacchi: se scendessero in campo entrambi, l’associazione regionale avrebbe qualche problema a schierarsi. In questa chiave si può forse interpretare un comunicato diffuso mercoledi dalla Confindustria Emilia Romagna, che in primo luogo rivendica di possedere ‘’tutti i titoli’’ per esprimere un candidato alla guida di Viale dell’Astronomia, ma che subito dopo aggiunge alcune precisazioni. Nella nota si ‘’auspica’’ una candidatura che abbia il sostegno “unitario di tutto il sistema associativo dell’Emilia Romagna”; si ricorda come “le autocandidature già espresse” (dunque Alberto Vacchi e Regina) debbano considerarsi mere “disponibilità a candidarsi”, che dovranno quindi “essere adeguatamente formalizzate”; e infine si sottolinea che “oltre alle dichiarazioni emerse sinora, potranno emergere ulteriori candidature”. Come per l’appunto quella Storchi, sembrerebbe di capire.
Anche Assolombarda, la più potente delle strutture confindustriali, ha già piantato i suoi paletti, chiedendo che il prossimo presidente sia ‘’un manifatturiero, fortemente internazionalizzato’’. Caratteristiche che escluderebbero Regina, considerato piuttosto un manager, mentre si attaglierebbero a Bonometti, che ha trasformato l’azienda di famiglia ( componentistica per auto) in una multinazionale presente in Cina, India, Brasile. Ma rientrano nell’identikit anche gli stessi Vacchi e Storchi; quest’ultimo, in particolare, potrebbe riconoscersi nel passaggio in cui, riferendosi alle relazioni industriali, Assolombarda chiede che il successore di Squinzi agisca “all’insegna dell’innovazione” e “sulla base di accordi nazionali che consentano a categorie e aziende la flessibilità per migliorare produttività e competitività”. Quello che il presidente di Federmeccanica sta per l’appunto cercando di realizzare nel rinnovo del contratto dei metalmeccanici, ma che trova riscontro fin dal progetto iniziale della sua leadership, basata sul rilancio dell’industria manifatturiera, la crescita dell’occupazione e la modernizzazione delle relazioni industriali, e riassumibile con il titolo di ‘’rinascimento dell’industria’’. A questo proposito, vale forse la pena di notare che la road map dei prossimi incontri tecnici tra Fim, Fiom, Uilm e Federmeccanica, coincide esattamente col percorso delle consultazioni per il presidente di Confindustria; e che la riunione plenaria, nel corso della quale si dovrebbero tirare le fila e iniziare la stretta finale verso la conclusione del contratto, è fissata per il 15 marzo: giusto due giorni prima della data in cui il consiglio generale di Confindustria voterà per il nuovo presidente.
Ma queste sono, al momento, solo speculazioni. Nelle prossime settimane si capirà con maggiore chiarezza in che direzione porterà il gioco delle alleanze e dei veti. Quello che fin da oggi si può dare per scontato è che il prossimo presidente di Confindustria, chiunque egli sia, non si metterà di traverso al governo. Per un motivo semplice: nessuno come Renzi ha dato ascolto e soddisfazione a tutti i desiderata degli industriali. E non solo per quanto riguarda le riforme del lavoro, ma anche sul fisco, sul diritto societario, e via dicendo. Lo ha riconosciuto con chiarezza e onestà proprio Squinzi, nella sua ultima relazione all’assemblea del maggio scorso: ‘’al governo, oggi, non abbiamo nulla da chiedere, nulla da rimproverare’’.
La sola opposizione all’esecutivo, dunque, resta quella del sindacato, e in particolare della Cgil, che sta portando avanti una proposta di ‘’nuovo statuto’’ dei lavoratori di segno e contenuto totalmente opposto rispetto al Jobs Act. Quanto al documento sulla riforma contrattuale varato dalle confederazioni all’inizio di gennaio, che avrebbe dovuto servire da base per un accordo con la Confindustria, è stato immediatamente respinto al mittente da Squinzi: e anche in questo, probabilmente, si può leggere una sorta di intesa col governo. Sul tema, infatti, come Renzi ha ribadito più volte, l’esecutivo non vede l’ora di procedere per conto suo. Una legge complessiva su rappresentanza e contratti potrebbe infatti vedere la luce già tra febbraio e marzo; giusto giovedì sera, Renzi ha nominato sottosegretario alla presidenza del Consiglio l’economista Tommaso Nannicini, cui si dice spetterà occuparsene. In questo caso, al nuovo presidente degli industriali, che entrerà in carica solo a fine maggio, non resterebbe che prenderne atto. Ed è quindi difficile credere che, nel clima di soddisfacente collaborazione tra Palazzo Chigi e viale dell’Astronomia, anche questo non sia stato previsto e concordato.
Contrattazione
Riprendono le trattative per il rinnovo del contratto alimentare, con conseguente sospensione dello sciopero indetto dai lavoratori dell’industria alimentare per venerdì 29 Gennaio, mentre si sono aperte quelle per il rinnovo del contratto nazionale del settore gas-acqua. Prosegue invece, seppur senza significativi passi in avanti, il confronto fra i sindacati metalmeccanici e Federmeccanica, avviato ormai tre mesi fa.
È stato inoltre siglato un accordo sugli straordinari per i lavoratori della Skf di Airasca, ed uno sul lavoro domenicale per i lavoratori di Esselunga, oltre a un protocollo d’intesa firmato alla Sanpellegrino per la valorizzazione del settore dell’acqua minerale. Infine, si è svolto un incontro tra imprenditori agricoli, industriali e settore della grande distribuzione filiera lattiero-casearia.
Interviste
Riccardo Sanna, responsabile Coordinatore dell’Area Politiche di Sviluppo della Cgil, sentito da Alessia Pontoriero, ha illustrato i principali punti di innovazione dell’Almanacco dell’Economia, la neonata pubblicazione della Cgil, di analisi economica.
Mario Cardoni, direttore generale Federmanager, intervistato da Fabiana Palombo, ha descritto le principali innovazioni del contratto nazionale collettivo dei dirigenti, rinnovato lo scorso dicembre.
Opinioni
Vincenzo Bavaro è autore di un’analisi giuridica sul “Nuovo statuto dei lavoratori”, siglato dalla Cgil, che indaga il contributo del sindacato all’evoluzione del sistema giuridico del lavoro
La nota
Fernando Liuzzi riferisce dello stato delle trattative relative al rinnovo del contratto dei metalmeccanici, mentre Nunzia Penelope descrive lo scenario delle “primarie” per designare il successore di Giorgio Squinzi, alla guida di Confindustria
Documentazione
Disponibile questa settimana la lettura dei IV rapporto Oise su innovazione e sostenibilità del settore edilizio, i dati elaborati dalla Fim Cisl sulla produzione FCA 2015, il documento della Uilca ai suoi iscritti sulla sostenibilità e l’etica delle banche, e il rapporto 2015 della Fondazione Di Vittorio-Tecnè sulla qualità dello sviluppo in Italia, la lettera aperta di Fiom, Fim e Uilm al Governo sulla vertenza General Electric.