Il tema dell’immigrazione non cessa di alimentare polemiche. Al di là dello scontro politico sull’approvazione dello Ius soli – che ha costretto il governo a rinviare in autunno la legge che consente ai ragazzi stranieri nati da genitori in regola di acquisire la cittadinanza una volta completato un ciclo di studi, senza attendere la maggiore età come prevede invece la normativa vigente- e’ il clima generale del paese quello che preoccupa maggiormente. Negli ultimi giorni, infatti, anche nelle regioni del sud, tradizionalmente accoglientissime (basti considerare Lampedusa e Pozzallo, cosa hanno sopportato in questi anni) si sono levate barricate contro la presunta ‘’invasione’’ di immigrati. La psicosi dilaga, e la politica non sembra avere gli strumenti per arginarla. Eppure, basterebbe fare un minimo sforzo, provare a considerare il fenomeno nella scarna realtà delle cifre, per rendersi conto di quanto il “panico da invasione” poggi su basi fragili.
Per esempio, rispetto allo scorso anno, gli sbarchi sono aumentati, si, ma solo del 10%. Inoltre, se ognuno degli 8 mila comuni italiani accettasse di accogliere gli immigrati, gli 86.123 sbarcati dal primo gennaio al 13 luglio sarebbero già tutti sistemati, in quota di circa 10 persone per ogni comune: non esattamente una cifra da turbare l’ordine pubblico. Tuttavia, non si riesce a convincere i nostri sindaci a compiere questo minimo atto di razionalità. Ed e’ dunque difficile immaginare che il governo riesca a convincere i partner europei ad aprire con maggiore generosita’ le loro frontiere. Con l’eccezione della Germania, naturalmente: dove Angela Merkel, non ha mai arretrato un passo, nemmeno dopo gli attentati, nemmeno in campagna elettorale. Questo significa ‘’leadership’’, da cui prendere esempio. Vero, la Germania e’ ricca, ma forse la sua ricchezza dipende, anche, dalla presenza degli immigrati; di certo, il tasso di disoccupazione e’ inferiore al 4%, a riprova che la forte presenza di migranti non ha avuto fin qui effetti negativi sul mercato del lavoro tedesco.
La Cgil ha dedicato giovedi a questo argomento un dossier e un seminario, molto approfondito, di cui riferiamo sul Diario. Ma una inoppugnabile spiegazione del rapporto positivo tra conti pubblici, lavoro e immigrazione, e’ arrivata anche da Tito Boeri. Mercoledi scorso, davanti a una commissione parlamentare, il presidente Inps ha ricordato che gli immigrati hanno ‘’regalato’’ alle casse pubbliche italiane qualcosa come 5 miliardi di euro, cioè la differenza tra i contributi previdenziali versati (8 miliardi) e quelli ricevuti in termini di pensioni e altre prestazioni sociali (solo 3 miliardi): giusto per rispondere a tutti coloro che ‘’gli immigrati ci costano troppo’’. Stiamo parlando, ovviamente, di immigrati regolari. I quali, peraltro, ha informato Boeri, non hanno affatto ‘’rubato’’ il lavoro ai loro colleghi italiani: “le analisi evidenziano che la probabilità di separarsi da un’impresa per i colleghi degli emersi è pari al 42%, e se il numero di emersi cresce tale probabilità aumenta solo dell’1%. L’effetto di spiazzamento è dunque molto piccolo e riguarda unicamente i lavoratori con qualifiche basse. Non ci sono invece effetti per i lavoratori più qualificati, né in termini di opportunità di impiego né di salario”.
Così come non c’e’ alcun nesso tra la ‘’fuga dei cervelli’’ italiani e l’arrivo degli immigrati: essendo i primi, appunto, ad alto tasso di formazione, e i secondi, invece, e purtroppo, destinati, almeno per ora, a lavori di basso livello. Quanto ai non laureati italiani che scelgono l’estero per motivi economici, questa quota si e’ dimezzata negli ultimi anni: altra prova della mancanza di qualunque ‘’competizione’’ sul mercato del lavoro legata al fenomeno migratorio. Invece, e’ verissimo che un lavoratore in nero su tre e’ un clandestino: se venissero regolarizzati, come gia’ accaduto in passato, ne godrebbe non solo la legalità, ma anche i nostri conti previdenziali e fiscali.
Ci sono però anche dati più generali di cui tenere conto. Il mercato del lavoro italiano oggi soffre un tasso di disoccupazione dell’11 per cento circa, che sfiora il 40% per i giovani; ma in un futuro non lontano questa prospettiva e’ destinata a ribaltarsi. L’andamento demografico ci dice infatti che corriamo il serio rischio di non avere più ‘braccia’’ per occupare i posti di lavoro che si libereranno a causa dell’invecchiamento della popolazione non compensato da nuove nascite. L’Italia, che nella seconda metà del 900 e’ passata da 45 a 60 milioni di abitanti, sta in sostanza vivendo un percorso inverso, che la porterà, nel 2065, ad avere 7 milioni di abitanti in meno, con un picco negativo al 2045, quando solo il 54% della popolazione sarà in età lavorativa. Ma senza andare così lontano nel tempo, resta che solo nell’ultimo anno abbiamo ‘’perso’’ quasi 60 mila giovani tra i 15 e i 34 anni: in parte perché non sono proprio nati, in parte perché invecchiati e passati di fascia generazionale.
Gli immigrati che arrivano in Italia, invece, sono sempre più giovani: la quota degli under 25 che versa contributi all’Inps è passata dal 27,5% del 1996 al 35% del 2015. In cifre assolute, sono 150 mila contribuenti in più ogni anno. Sono dunque, e sempre più saranno, fondamentali per la tenuta del debito e del sistema previdenziale italiano, oltre che per garantire energie fresche in un mondo del lavoro che invecchia. Questo presto renderà obbligatorio a tutti, volenti o nolenti, porsi il problema del loro inserimento –nella scuola, nel lavoro- dei loro diritti, della loro cittadinanza. Compresi i nostri politici di veduta troppo corta.
Contrattazione
Questa settimana i sindacati e la Regione Lazio hanno firmato l’accordo per il sostegno al reddito nelle aree di crisi. Il patto prevede l’erogazione di un sostegno al reddito per chi nell’anno in corso terminerà l’indennità di mobilità. La possibilità di usufruire del sostegno è condizionata alla disponibilità del lavoratore a partecipare a politiche attive del lavoro. Intesa San Paolo e Confindustria hanno siglato un accordo “Progettare il futuro” dedicato alla competitività e alla trasformazione delle imprese. Dei 90 miliardi messi a disposizione a livello nazionale, circa 8 sono destinati al Piemonte.
La nota
Fernando Liuzzi fa il punto sulla trattativa tra governo e sindacati relativa al passaggio dell’Ilva sotto il controllo di ArcelorMittal, il colosso franco-indiano dell’acciaio. Il negoziato entrerà nel vivo solo a metà settembre. Per i sindacati dei metalmeccanici sono ancora molti gli interrogativi aperti.
Tommaso Nutarelli ha seguito per il Diario il convegno “Politiche di conciliazione e welfare aziendale”, tenutosi a Roma il 13 luglio, dove rappresentanti delle istituzioni e del mondo del lavoro hanno delineato lo stato dell’arte sul tema della conciliazione dei tempi di vita e lavoro, come una sfida da affrontare non solo sul piano politico e normativo, ma soprattutto culturale.
Alessia Pontoriero riferisce sul convegno organizzato dalla Cgil per presentare l’ottava edizione della ricerca condotta dalla Fondazione Di Vittorio sull’immigrazione e il sindacato.
Interviste
Giorgia Cassiero ha intervistato Nora Garofalo, nuovo segretario generale della Femca-Cisl, prima donna eletta a capo della importante categoria che rappresenta i settori chimici, tessili, energia e moda.
Il blog del diario
Paolo Pirani, segretario generale del sindacato Uiltec, analizza il recente Congresso della Cisl, prendendo spunto dalle parole di Papa Francesco riguardo al tema del lavoro e sul ruolo del sindacato nella società odierna.
Giuliano Cazzola prosegue il suo Amarcord: in questa puntata, ci racconta il doloroso addio alla Cgil, dopo 28 anni di militanza sindacale.
Il diario della crisi
Questa settimana i sindacati di categoria Fp e Nidil Cgil hanno promosso una giornata di mobilitazione per la stabilizzazione del personale precario degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico e Istituti zooprofilattici sperimentali. Sempre Nidil Cgil e Fp Cgil hanno organizzato, con i lavoratori della Biblioteca nazionale di Roma, un presidio davanti al Mibact per denunciare le condizioni di lavoro e hanno chiesto al ministero l’apertura di un tavolo di confronto. Ancora, il sindacato di categoria Fp Cgil Vigili del Fuoco ha denunciato le condizioni nelle quali versano gli organici del Corpo Nazionale, del parco automezzi e delle dotazioni e chiesto al governo la proclamazione di uno stato di emergenza nazionale. Emergenza e disagi anche sul settore dei trasporti pubblici: per tutto il mese di luglio, infatti, sindacati e lavoratori hanno organizzato altre ondate di scioperi su tutto il territorio nazionale. Sulla vertenza Mediaset di Roma, i sindacati di categoria hanno denunciato le gravi condizioni di una parte dei 26 lavoratori della cooperativa Service Italia 94, che da diversi anni svolgono attività di facchinaggio e movimentazione merci pressi gli studi Mediaset di Roma. Infine, Fincantieri di Palermo ha replicato alle dichiarazioni di Francesco Foti del sindacato dei metalmeccanici Fiom-Cgil Palermo, in merito allo stop all’erogazione dei premi di produzione di luglio per i lavoratori dello stabilimento Fincantieri di Palermo, ritenendo le stesse “false, tendenziose e mistificatrici della realtà”.
Documentazione
Nella sezione dedicata è possibile trovare i dati Istat sulla produzione nelle costruzioni e i costi di costruzione di maggio e i dati sui permessi di costruzione del II semestre 2016. E’ possibile visualizzare lo studio della Fondazione Di Vittorio e Tecnè “Fiducia economica, disuguaglianze e vulnerabilità sociale”, l’VIII rapporto su (Im)migrazione e sindacato e le slides della survey presentata al convegno della Cgil. Inoltre, sono disponibili i dati dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps di gennaio-maggio, il testo del Check up sul mezzogiorno di Confindustria e Srm e il testo della ricerca Uilca “Azionisti Cercasi”.