La settimana si e’ aperta sotto le insegne del caso Ilva, e con le stesse insegne si chiude: gli ultimi sette giorni sono stati scanditi dalla poderosa mobilitazione dei sindacati, contro gli oltre 4 mila esuberi annunciati da Am Invest, alias Arcelor Mittal, nuovo proprietario dell’azienda siderurgica, e, soprattutto, contro le modalità di ri-assunzione dei diecimila addetti destinati a rimanere, che azzerano anzianità e contratti integrativi riducendo di circa il 30% i salari. Se il numero degli esuberi non e’ stato una reale sorpresa (gia’ in estate si parlava, addirittura, di 5- 6 mila possibili eccedenze occupazionali), il taglio dei salari ha invece avuto l’effetto di una bomba. La conseguenza, e’ stata una mobilitazione massiccia come non si vedeva da tempo: hanno partecipato tutti gli stabilimenti del Gruppo Ilva, da Taranto a Genova, da Novi Ligure a Racconigi, a Marghera, a Paderno, a Padova, con punte di adesione eccezionali. E non e’ finita. Anche la prossima settimana i metalmeccanici suoneranno la stessa musica, con iniziative a tappeto gia’ calendarizzate. La prossima settimana, inoltre, si svolgeranno anche le audizioni delle organizzazioni sindacali davanti alle commissioni Lavoro di Camera e del Senato.
Ci sono tuttavia, in questa storia dell’Ilva, alcune circostanze quanto meno singolari. La prima delle quali sta nel comportamento del ministro dello Svilippo Carlo Calenda, che di fronte alla novità proposta da Am Invest ha mandato all’aria il tavolo di confronto, pretendendo il rispetto degli accordi presi, nei quali i livelli salariali non erano in discussione: ‘’irricevibile’’, ha detto Calenda, mutuando un termine che se e’ usuale sentire in bocca ai sindacati, e’ alquanto insolito in un esponente del governo. Per di piu’ se, interpellato al proposito, specifica che l’azienda in questione ‘’ha i soldi per pagare tutti per intero, quindi lo faccia”. Gia’ il mese scorso, del resto, Calenda aveva avvertito i dirigenti dell’azienda che non vi erano margini di trattativa su stipendi e inquadramenti. Concetto ripetuto nello scorso weekend, dopo la ricezione della famosa ‘’lettera’’: se i termini non cambiano, non c’e’ alcuna trattativa, aveva detto. E così e’ stato. Conseguenza: confronto sospeso fino a data da destinarsi, ovvero finché Arcelor Mittal non torni con piu’ ragionevoli proposte.
La mossa di Calenda e’ risultata spiazzante per il colosso indiano dell’acciaio, ma un pochino pure per gli stessi sindacati: che forse non si aspettavano di trovare un alleato nell’esponente di un esecutivo non particolarmente amato dalle organizzazioni sindacali. Anche per questo, probabilmente, sono fioccate critiche e illazioni. Talune fondate, altre meno. Per esempio, e’ certamente vero che nell’atteggiamento di Calenda può aver avuto un peso, oltre che la immediata mobilitazione dei sindacati, anche la considerazione che siamo ormai sotto elezioni, e per il Pd non e’ immaginabile condurre una campagna elettorale con le piazze ribollenti di operai siderurgici imbestialiti. Questo fornirebbe ottime armi sia a quella parte del sindacato più ostile al governo che alle varie formazioni che stanno cercando di concretizzarsi alla sinistra del Pd, pronte a cavalcare una vertenza kolossal che riguarda 14 mila persone e le loro famiglie (senza contare l’indotto).
Meno fondato appare invece il collegamento, che molti hanno pure immediatamente fatto, della vicenda Ilva con il Jobs Act; vero che le eventuali riassunzioni verrebbero effettuate in vigenza della nuova legge che non contempla più l’articolo 18, ma e’ difficile credere che sia questo il problema più sentito: sia dai 10 mila dipendenti Ilva minacciati da un drastico taglio al salario, sia dai 4.200 considerati in esubero e destinati alla mobilità. Ma anche questo fa parte della dialettica sindacato- politica.
La seconda circostanza bizzarra della vicenda l’ha sottolineata nei giorni scorsi Maurizio Landini, oggi segretario confederale Cgil, che come ex leader della Fiom dell’Ilva conosce vita, morte e miracoli (di questi ultimi in verità ce ne sono pochi). Al quale, dunque, non poteva sfuggire la stranezza di un governo che prima praticamente “costringe” la Cassa depositi e prestiti a partecipare alla gara per l’acquisizione dell’Ilva (nel gruppo AcciaItalia), e poi le fa perdere quella gara, attribuendo l’Ilva alla cordata rivale. Gia’ nel mese di giugno Landini aveva suggerito che la Cdp facesse parte del capitale della nuova Ilva; nei giorni scorsi, dopo la ‘’sorpresa’’ AmInvest, e’ tornato a sollecitare l’ingresso della Cassa nella partita, magari anche a tempo, come ‘’elemento di garanzia negli investimenti e di chiarezza sugli impegni”. E’ comunque difficile immaginare quale sarà la via di uscita di una vicenda che, partita come un caso di successo, si e’ trasformata rapidamente in un grosso pasticcio.
La terza stranezza, infine, e’ nel silenzio della Confindustria rispetto a tutta la vicenda. Si registra, sul tema, solo una forte una presa di posizione della Confindustria di Taranto, che per bocca del suo presidente, Vincenzo Cesareo, ha dichiarato l’estrema preoccupazione per una situazione che “mette a rischio tutta l’economia tarantina”. Per questo, Cesareo ha annunciato che “saremo a fianco di lavoratori, imprese e territorio con le nostre proposte sulla vertenza”. Sarebbe interessante sapere se anche la Confindustria nazionale, che per l’appunto tace, ha qualche cosa da dire al proposito.
Contrattazione
Questa settimana è stato sottoscritto il protocollo per l’integrazione delle ex Banche venete in Intesa San Paolo che prevede circa 3.000 esuberi. L’accordo firmato tra Intesa San Paolo e i sindacati del credito prevede l’accesso volontario al fondo di solidarietà di settore del personale del Gruppo bancario. In Toscana, si è svolto l’incontro in regione per raggiungere l’accordo sulla fusione tra Alstom e Siemens. Nel settoro chimico, Eni ed Ugl chimici hanno firmato l’intesa su salute, sicurezza e ambiente. Infine Sistema Impresa e Confsal hanno siglato l’accordo interconfederale sui contratti di apprendistato. L’intesa prevede che la retribuzione sarà stabilita in misura percentuale rispetto al livello di destinazione, mentre per quelli di terzo livello la retribuzione verrà stabilita con il sistema del “sotto-inquadramento”.
La nota
Luigi Sbarra, segretario generale della Fai Cisl, interviene sul Diario per lanciare la piattaforma sulla cui base si terranno le prossime mobilitazioni su pensioni, giovani, occupazione, welfare, fisco e caporalato. Fernando Liuzzi ha seguito il convegno “Mobilità auto. Il futuro è adesso”, organizzato da Fiom e Cgil, durante il quale è stata messa in dubbio la capacità del gruppo guidato da Sergio Marchionne di saper fronteggiare la fase di profonda trasformazione che coinvolge il mondo delle quattro ruote. Ancora Liuzzi fa il punto sul ‘’caso Ilva’’ che si e’ aperto lunedì scorso, con la decisione del ministro Calenda di far saltare il tavolo di confronto con AM InvestCo e i sindacati sull’acquisizione del gruppo siderurgico. Per Calenda, infatti, la proposta aziendale su salario e inquadramento era “irricevibile”. Maurizio Ricci analizza il settore e-commerce che sta decimando i lavori tradizionali nel commercio ma allo stesso ne crea di nuovi, diversi e ben pagati.
Analisi
Sebastiano Fadda interviene nel dibattito avviato dal Diario del lavoro sulla contrattazione collettiva e la politica dei salari. L’economista analizza i due aspetti fondamentali della dinamica salariale: quello relativo al ruolo dei salari nella distribuzione del reddito prodotto e l’altro relativo al ruolo dei salari nella propensione delle imprese ad innovare.
Blog
Maurizio Ballistreri spiega in termini tecnici l’ultima sentenza del tribunale di Genova che si è pronunciato positivamente sul potere del datore di lavoro di recedere il contratto collettivo nazionale
Diario della crisi
Nel settore telecomunicazioni, Nokia conferma 115 licenziamenti. Nel luglio 2017, il gruppo finlandese aveva garantito che il processo di ristrutturazione sarebbe stato gestito senza azioni traumatiche nei confronti dei lavoratori ma da novembre partiranno le lettere di licenziamento. Sempre nel campo delle telecomunicazioni, Confindustria Radio Televisioni ha pubblicato uno studio in cui i dati rilevano che l’emittenza televisiva locale è tornata ai livelli di 15 anni fa, meno 500 addetti solo nel 2015. A Caserta la Coca Cola Hbc ha annunciato diversi licenziamenti nello stabilimento di Marcianise. Le Rsu della Hbc hanno avviato uno sciopero con presidi davanti ai cancelli della fabbrica di tutto il personale addetto (circa 120 unità), minacciando l’astensione a tempo indeterminato. Nel settore alimentare, invece, il gruppo Colussi ha dichiarato l’apertura della procedura di licenziamento collettivo per 125 lavoratori del sito di Petrignano. I sindacati di categoria Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno proclamato tre giorni di sciopero “in seguito all’atteggiamento delle controparti datoriali che intendono peggiorare tutele e diritti acquisiti” del comparto della logistica. Il contratto collettivo nazionale è scaduto da circa due anni. A Terranova Bracciolini, in provincia di Arezzo, l’Abb Power One ha annunciato 35 esuberi . L’azienda si occupa di impianti fotovoltaici. Comital, durante l’incontro presso la regione Piemonte, ha chiesto la rimozione del presidio dei lavoratori davanti ai cancelli dell’azienda in cambio di uno slittamento di una settimana dei licenziamenti di tutti i dipendenti. Infine, i lavoratori dell’Ilva si tutta Italia sono scesi in piazza per una mobilitazione proclamata dai sindacati di categoria Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil per protestare contro il piano di esuberi presentato da Am Investco Italy.
Documentazione
Questa settimana è possibile consultare la congiuntura Confcommercio su consumi e prezzi di Settembre e sul trasporto merci in Italia; l’indagine condotta da Confturismo sulla fiducia del viaggiatore italiano; i rapporti Istat sui prezzi al consumo, sull’economia non osservata nei conti nazionali dal 2012 al 2015 e sulla produzione industriale. Inoltre, è disponibile il testo dell’accordo interconfederale tra Sistema Impresa e Confsal sull’apprendistato; il protocollo di intesa tra Eni e Ugl chimici su salute e sicurezza; le analisi e previsioni della Conftrasporto sul trasporto merci in Italia. Infine, è consultabile il testo della lettera aperta di Pierre Carniti alle confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil.