Nell’agenda degli incontri che preludono alla formazione di una maggioranza di governo, Pierluigi Bersani ha dato la precedenza gli appuntamenti con i rappresentanti del mondo del lavoro e delle imprese, lasciando in coda i leader dei partiti. Una novità, ma anche un segnale forte, che sta a indicare come le vere emergenze siano, appunto, lavoro ed economia; nella speranza, forse, che questa consapevolezza possa guidare verso un esito positivo le consultazioni più delicate della nostra storia recente. Sindacati e imprenditori si sono recati alla consultazione in ordine sparso, ma hanno parlato praticamente con una sola voce: la prima richiesta di tutti, nessuno escluso, è stata che il paese sia dotato rapidissimamente di un esecutivo nel pieno delle forze e delle funzioni. Dal presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, che dopo l’incontro con il segretario del Pd ha affermato che ‘’non abbiamo più tempo, siamo vicinissimi alla fine’’, ai rappresentanti delle piccole e medie imprese, ai sindacati Cgil, Cisl e Uil, tutti si sono appellati al buon senso e alla responsabilità dei partiti, perché si formi la maggioranza necessaria a varare il nuovo governo. E se pure le sfumature sono apparse diverse (la Cisl, per esempio, è sembrata favorevole a un governo di larghe intese Pd-Pdl- Monti, a differenza della Cgil, che non si è pronunciata nel dettaglio, limitandosi a sottolineare l’urgenza), il concetto base è stato lo stesso per tutti: il paese non può permettersi di tornare alle urne, occorre un governo.
Ma nel corso dei tre giorni di incontri con il leader delle Pd, le parti sociali hanno portato con sé anche un elenco di un richieste concrete. La Cgil, per esempio, ha chiesto l’abolizione dell’Imu sulla prima casa fino a 1.000 euro e la posticipazione della nuova tassa sui rifiuti che dovrebbe entrare in vigore in estate. La Uil ha insistito sui tagli ai costi della politica. L’Ugl ha ricordato che occorre risolvere il problema degli esodati, sbloccare gli stipendi dei dipendenti pubblici, rendere meno stringente il patto di stabilità per gli enti locali. Rete Imprese Italia ha proposto di cancellare il nuovo aumento dell’Iva previsto dal prossimo luglio e di riaprire i rubinetti del credito alle imprese, oggi in drammatica crisi di liquidità. Le stesse imprese, piccole e grandi, vogliono inoltre sia messa la parola fine alla presa in giro sui crediti che vantano presso la Pubblica amministrazione, una massa di miliardi costantemente promessi e mai erogati, con gravissimo danno per le aziende in già drammatica crisi da liquidità, ma anche per il complesso dell’economia nazionale, ferma anche a causa di uno Stato cattivo pagatore. Tutti, infine, hanno ribadito la necessità di una riforma fiscale che alleggerisca il peso delle tasse su famiglie, imprese e lavoro.
Messe in fila, le proposte delle parti sociali compongono la traccia di un sostanzioso programma economico per il nuovo governo; o, quanto meno, delle urgenze da cui occorrerebbe partire per rilanciare l’economia reale e l’occupazione. Il problema, tuttavia, resta sempre lo stesso: ci sarà un governo? La risposta la sapremo solo giovedì sera, quando il segretario del Pd tornerà al Colle per riferire al capo dello Stato. Intanto, sappiamo però già da oggi benissimo, anche grazie agli illuminanti interventi delle parti sociali, cosa rischia l’Italia se Bersani fallisse.
Nunzia Penelope