Tra le diverse, numerose iniziative annunciate da Renzi nel suo Mercoledì da leoni, ce n’è una che ha sicuramente un cuore antico. Mi riferisco alla slide n. 20 delle tante che compongono il pacchetto intitolato La svolta buona.
E’ quella in cui si parla di “Un Piano per le scuole” da 3 miliardi e mezzo di euro. Una bella cifra, non c’è che dire, dotata di una duplice finalizzazione: “rendere le scuole più sicure” e “rilanciare l’edilizia”.
In pratica, l’idea è quella di mettere insieme un tot di risorse finanziarie per poi destinarle immediatamente a un’azione che dovrebbe avere un duplice effetto positivo. Migliorare la sicurezza degli edifici scolastici, e quindi la qualità di un patrimonio edilizio che è tutto in mano pubblica. E, per questa via, dare uno stimolo immediato al settore delle costruzioni, cioè a uno dei settori produttivi che ha sofferto in modo più crudele questi 5 anni di crisi, con chiusure di imprese e perdita di posti di lavoro.
Perché abbiamo detto un cuore antico? Perché si tratta di una delle idee forza contenute nel Piano del lavoro lanciato da Giuseppe Di Vittorio nell’autunno del 1949. Una delle tre grandi direttrici del Piano proposto dal Segretario generale della Cgil era infatti quella di investire sull’edilizia e, in quest’ambito, sugli edifici di uso pubblico, quali scuole e ospedali.
Da un punto di vista storico, si può poi sostenere che si tratta di un’idea dal sapore rooseveltiano prima ancora che keynesiano (come altri ritengono). Tra le fonti di ispirazione di Di Vittorio vi fu infatti senz’altro il New Deal, il nuovo approccio alla politica economica lanciato dal presidente Roosevelt, in chiave anticrisi, nel 1933.