“La contestuale riduzione delle aliquote Irpef dal 23% al 22% per il primo scaglione (fino a 15.000 euro) e dal 27% al 26% per il secondo scaglione (da 15.001 euro a 28.000 euro) dal punto di vista statico e immediato determinerebbe maggiori risorse per le famiglie pari a 1,5 miliardi di euro circa per l’anno 2013 e minori risorse per le famiglie pari a 2 miliardi di euro per il 2014”. Lo sostiene il centro studi di Confcommercio commentando il varo della manovra di stabilità.
“Il provvedimento è iniquo – si legge in una nota – rispetto all’attuale situazione in quanto circa 10 milioni di contribuenti incapienti – che cioè già oggi non pagano l’Irpef – non avranno alcun giovamento dalla riduzione delle aliquote e poi pagheranno prezzi più alti con riduzione del potere d’acquisto. Poiché tra questi incapienti ci sono verosimilmente le famiglie in cui vivono i 3,4 milioni di cittadini italiani poveri in senso assoluto, (che, cioè, secondo l’Istat, non sono in grado di acquistare un paniere minimo di beni e servizi di sussistenza) è certo che l’area della povertà crescerà rapidamente. Ciò è socialmente svantaggioso per l’intera collettività”.
Per il centro studi il provvedimento di riduzione delle aliquote Irpef non giova ai più poveri e produce gli stessi vantaggi monetari per tutti i contribuenti che hanno un reddito superiore a euro 28.000; anche chi guadagna 100 milioni di euro all’anno avrà minori imposte per 280 euro all’anno a partire dal 2013 (circa 23 euro al mese in più).
Inoltre, si legge ancora , “i 5 miliardi di minori imposte dovute all’Irpef vengono largamente mangiati dall’incremento dell’Iva; su base annua questo incremento vale circa 7 miliardi e quindi per metà anno vale 3,5 miliardi di euro; tuttavia, e veniamo al difetto capitale della manovra, la modificazione di tutti i prezzi dovuta all’incremento dell’Iva, che comporterà un gradino di 8 decimi di punto nel luglio 2013, per un’inflazione che passerà nella media del 2013 dal previsto +1,8% a +2,2%, ridurrà il valore, in termini di potere d’acquisto, di tutti i risparmi attualmente detenuti dalle famiglie. Attraverso questo negativo effetto ricchezza è verosimile una riduzione dei consumi nel 2013 rispetto allo scenario di base (-0,8%) di un ulteriore decimo di punto (quindi a -0,9%). Ovviamente gli effetti sul 2014 sono ben peggiori e quantificabili complessivamente in 3-4 decimi di punto (quindi da +0,5 a +0,1-0,2%, e questa è una previsione ottimistica). L’inflazione nel 2014 passa dal 2,0% dello scenario di base a 2,4% dello scenario con incremento Iva”.
Secondo Confcommercio “l’incremento dell’aliquota agevolata colpisce il settore del turismo e rende uno dei pochi settori che contribuiscono positivamente alla deficitaria bilancia dei pagamenti ancora meno competitivo; evidentemente il Governo non ha considerato che i turisti stranieri non godono della riduzione delle nostre aliquote Irpef mentre dovranno pagare di più per i prezzi interni che cresceranno perché l’Iva aumenta dal 10% all’11%”.
Inoltre, “tenuto conto dei diversi effetti – al netto di ulteriori riduzioni di reddito disponibile derivanti da provvedimenti specifici – nel 2014 la perdita dei consumi correnti dovrebbe collocarsi tra 5 e 7 miliardi di euro rispetto al già depresso scenario di base. Queste valutazioni non considerano gli impatti verosimilmente recessivi di altri provvedimenti contenuti nella legge di stabilità che hanno diretto impatto sul reddito disponibile delle famiglie consumatrici”. (LF)