I sindacati si dividono sul giudizio sul decreto sulla produttività firmato dal governo.
Negativo il giudizio della Cgil, più positivo quello di Cisl e Uil.
“Il provvedimento sulla produttività è inadeguato e sbagliato, nella forma e nella sostanza e per questo il giudizio della Cgil è negativo”. In una nota la segretaria nazionale del sindacato di corso d’Italia analizza e commenta il dpcm sulla detassazione del salario di produttività, motivando così la bocciatura: “Nella forma riprende e addirittura peggiora i contenuti dell’accordo separato sulla produttività, nella sostanza perché è sprovvisto di criteri che possano effettivamente incidere su un’autentica crescita della produttività”.
Nel dettaglio nella nota si osserva che il decreto “cancella, in via definitiva, qualsiasi riferimento a voci previste dai contratti nazionali di lavoro (turni, lavoro notturno, lavoro festivo e domenicale). Voci che costituiscono prestazioni che incidono, più di altre, sulla produttività e sulla competitività delle imprese con il risultato di ridurre così le retribuzioni dei lavoratori interessati a queste prestazioni in quanto non più beneficiari della detassazione riconosciuta negli anni passati”.
In alternativa, spiega ancora la segreteria della Cgil, “vengono introdotti criteri del tutto avulsi da questi contesti di orario, quali la fungibilità delle mansioni (leggi demansionamento), l’impiego delle nuove tecnologie in rapporto alla salvaguardia dei diritti dei lavoratori (leggi controllo a distanza) che possono al contrario deprimere la produttività perché peggiorano le condizioni di lavoro e i diritti delle persone”.
Il sindacato punta inoltre il dito contro “l’altrettanto grave intervento sull’autonomia della contrattazione, e quindi sull’attuale previsione dei contratti nazionali, laddove il decreto prevede il criterio del non superamento delle due settimane di ferie consecutive e della programmazione non continuativa delle giornate residue per poter usufruire della detassazione”.
L’unico aspetto “salvaguardato dal decreto” è per la Cgil “la conferma della detassazione sui premi di produttività che costituisce una prassi per larga parte della contrattazione svolta in questi ultimi anni”. Infine, per quanto riguarda gli importi, “se da una parte è stata recepita la richiesta dell’innalzamento a 40 mila euro del reddito di riferimento su cui agisce la detassazione, dall’altra è stato ridotto a 2.500 euro il tetto dei benefici per singolo lavoratore che negli anni passati era previsto fino a 6 mila e poi sceso a causa dei tagli intervenuti”.
Per queste ragioni, quindi, conclude la nota Cgil, “il nostro giudizio sul decreto è negativo. Si tratta ora di verificare nel rapporto con le controparti se esistono le condizioni concrete entro le quali la contrattazione collettiva può esercitare comunque una funzione positiva per affrontare il rapporto tra salari e produttività, in un quadro di corrette relazioni tra le parti”.
Più positivo il giudizio del segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni. “La Cisl – dice – si è fortemente impegnata al fine di rendere possibile anche per il 2013 i benefici sulle retribuzioni della detassazione del salario di produttività”. “E’ positivo – aggiunge – l’innalzamento all’originario limite dei 40.000 euro del beneficio che in tal modo copre una più ampia platea di lavoratori dipendenti, limitando tuttavia la retribuzione a 2.500 euro a causa dei ridotti stanziamenti, che seppure aumentati grazie alla nostra pressione, risultano insufficienti”. “L’introduzione poi di procedure di coerenza con la tipologia degli indicatori è riservata al solo monitoraggio, evitando in tal modo la ulteriore complicazione burocratica della certificazione ministeriale che ne avrebbe scoraggiato l’applicazione”.
“Entro il 30 novembre 2013 – conclude – verrà avviato un confronto con il Governo per verificare i
risultati delle agevolazioni previste”
Per la Uil si è espresso il segretario generale della Uila Uil Stefano Mantegazza per il quale la firma è positiva. “Resta però – sostiene il sindacalista, “il problema del rifinanziamento di questa misura per i prossimi anni e l’esigenza di rendere strutturale la detassazione, introdotta cinque anni fa ma considerata ancora come sperimentale”.
“È positivo e importante – spiega – che il governo abbia cambiato la sua scelta iniziale, introducendo un doppio binario; il che significa che l’incentivo fiscale sarà riconosciuto anche agli accordi sulla produttività già sottoscritti, a livello aziendale o territoriale, e non solo a quelli che contengano, come indicatori validi per l’incentivo, i parametri definiti nell’ultimo accordo interconfederale”. “È invece negativo – aggiunge – il fatto che le risorse previste per gli anni 2014 e 2015 siano poche e ad esaurimento, il che potrà comportare che a beneficiarne siano solo ‘i primi arrivati’ e, soprattutto, che malgrado siano passati cinque anni dalla sua introduzione, la detassazione è ancora applicata in via sperimentale”.
“Al prossimo governo – prosegue – chiederemo di correggere l’iniquità dei fondi ad esaurimento e di rendere strutturale il sistema della detassazione che oggi è assolutamente aleatorio e inadatto a poter sostenere un concreto spostamento di risorse dalla contrattazione nazionale a quella di secondo livello. Mentre, da un punto di visto operativo, alle nostre strutture territoriali abbiamo dato l’indicazione di sollecitare le aziende perché si affrettino a depositare presso le direzioni territoriali del lavoro, così come prevede il decreto, gli accordi per i quali si dovrà di applicare lo sgravio”. (LF)