A quanto pare avremo un Dpcm Natale che – in linea con le Direttive europee – modificherà, dopo 2020 anni, le coordinate della celebrazione della nascita del Redentore. Innanzi tutto, è stabilito che quest’anno Gesù verrà alla luce prima del solito, forse addirittura settimino. Regole molto severe saranno disposte per evitare gli assembramenti davanti alla capanna. In primo luogo sarà spenta la stella cometa che è solita far da richiamo ai pastori, i quali, in ogni caso, dovranno indossare la mascherina, mantenere il distanziamento accostandosi uno per volta alla mangiatoia. All’ingresso Giuseppe curerà il lavaggio delle mani con acqua e aceto e con il palmo della mano sulla fronte (come fanno alcuni bidelli in questi giorni in Italia) misurerà la temperatura dei partecipanti alla movida campestre. I Re Magi saranno fermati al confine della Giudea e dovranno sottoporsi alla quarantena. L’oro, l’argento e la mirra verranno sequestrati. Nella storia, di Natali ce ne sono stati tanti: di sangue, in piazza, di lotta, di sacre rappresentazioni, di significato politico, con varianti teologiche, laici, di pace, di guerra, bianchi e quant’altro. Non c’è traccia nei secoli di un Natale “ristretto” come dovrà essere – addirittura su consiglio di Ursula von Der Leyen – il prossimo 25 dicembre. E’ questo un grande passo avanti nell’integrazione europea. Il Vecchio Continente – che dopo secoli di sbudellamenti, roghi, autodafé, eresie, riforme e controriforme – aveva trovato un modus vivendi sul principio del “cuius regio eius religio”. L’Unione riesce a superare questa situazione di stallo e ad applicare una regola unica (poi i sovranisti dicono che si occupa solo della misura dei cetrioli!) non solo per come trascorrere la “settimana bianca” che ormai viene paragonata ad una “campagna militare di Russi”; ma anche per come recarsi alla messa di Natale. La tradizionale cerimonia di mezzanotte suscita, da noi, tante preoccupazioni da richiedere infinite riunioni del Consiglio dei ministri. Sembra che l’afflusso dei fedeli, nelle Chiese e nelle Basiliche, prefiguri una sorta di pellegrinaggio alla Mecca, dove i fedeli sono tanti, fitti fitti, che ogni anno si calpestano a centinaia. Ovviamente, nessuno può pretendere che il ministro Roberto Speranza si comunichi alla domenica, ma, almeno, avrebbe il dovere di informarsi da chi a messa ci va più o meno regolarmente. Saprebbe così che nelle Chiese vige un regime di numero chiuso, in base alle disposizioni del distanziamento. Quando tale numero viene raggiunto, agli altri fedeli viene precluso l’ingresso. Inoltre, è obbligatoria la sanificazione delle mani (anche del sacerdote celebrante), la comunione è somministrata “a distanza”, si indossa sempre la mascherina. Peraltro mi sentirei di escludere che si verifichino assalti alle Chiese da parte dei fedeli ritardatari, rimasti fuori dal sagrato. Ma c’è una prescrizione che misura il tasso di alcolismo nelle vene di coloro che l’hanno assunta. A messa (a Natale o sempre? Alla mezzanotte del 24 o anche a mezzogiorno del 25?) sarà proibito cantare. Pare assurdo e inverosimile che il canto, con tono sommesso, di un inno religioso al riparo della mascherina sul naso e la bocca possa accendere dei focolai tra le navate e nei chiostri. Per favore, allora, risparmiateci la follia! Speriamo (ma purtroppo non sarà così) che a Pasqua ci saremo liberati del flagello virale. In caso contrario il Signore non potrebbe neppure risorgere, perché tre giorni non bastano a esaurire la quarantena.
Giuliano Cazzola