Il presidente dell’Abi, Giuseppe Mussari, rimane ottimista sulla possibilità di arrivare a un’intesa tra le parti sul tema della produttività. “Secondo me sì, riusciremo a chiuderla. Ho sentito Squinzi, ho letto Marino, rimango fortemente ottimista”, ha dichiarato questa mattina Mussari ai microfoni di Radio Anch’io su Radio1-Rai dopo che gli incontri di ieri si sono risolti in un nulla di fatto e non nell’accordo che il governo sperava di poter avere già in tasca in tempo per il vertice europeo.
La divisione, secondo le indiscrezioni di stampa che Mussari ha sostanzialmente confermato, sarebbe stata tutta interna al fronte aziendale, con Confidustria da una parte e dall’altra Rete Imprese, Abi, Alleanza per le cooperative e Ania. “Mi spiace molto non aver adempiuto all’impegno che il presidente Monti ci aveva chiesto”, si è scusato Mussari, aggiungendo di essere però “molto soddisfatto” per il lavoro fatto fino ad adesso e di essere d’accordo con il presidente di Confindustria Squinzi sulla necessità di “arrivare a un accordo complessivo”. Accordo però, ha sottolineato dal canto suo il presidente dell’Abi, “che cambi veramente le cose”. -Il presidente dell’Abi ha poi precisato quali sono i punti che vedono ancora delle distanze.
“L’Abi – ha ricordato – ha firmato un contratto innovativo in cui gli aumenti salariali sono interamente demandati ad aumenti della produttività, senza possibilità di recuperare automaticamente gli aumenti che il mancato raggiungimento degli obiettivi di produttività non farebbe scattare. Se vogliamo veramente incidere sulla produttività dobbiamo mettere mano nello stesso modo ad ogni automatismo, il livello di retribuzione non deve essere automatico”.
Ma questo – è stato domandato al presidente dell’Abi – vuol dire che, oltre ad aumentare quando aumenta la produttività, gli stipendi devono anche diminuire quando la tendenza è inversa?
“Diminuire mai – ha risposto Mussari ai microfoni di Radio Anch’io (Radio1-Rai) – ma aumentare solo per una parte in relazione ai contratti collettivi nazionali, e per un’altra parte dovrebbero essere legati alla produttività, ma ad una produttività oggettiva che sia effettivamente misurabile con parametri oggettivi”. “Sarebbe grave – ha concluso – se il miliardo e seicento milioni di euro assegnati dal governo per la detassazione del salario di produttività venissero assegnati senza la contropartita richiesta e cioè misurare la produttività”. (LF)
Tutto fermo dopo la spaccatura che si è registrata sul il fronte degli imprenditori
La partita tuttavia non è ancora del tutto chiusa. Confindustria, insieme a Cgil, Cisl e Uil, potrebbero decidere di andare avanti da soli, sottoscrivendo un accordo che darebbe attuazione concreta all'intesa già raggiunta il 28 giugno 2011