I disastri sul lavoro, compreso l’ultimo con cinque morti sulla ferrovia a Brandizzo, scatenano un coro unanime alla invocazione di più controlli da parte delle strutture a ciò dedicate per legge.
E’ male che con questo si tenda ad archiviare quella esperienza che portò alla più efficace fase di intervento sulla sicurezza e che ha portato al Decreto Legislativo 9 aprile 2008 n. 81 con la previsione anche della figura del “Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza”.
A metà degli anni sessanta si avvia una fase di studio e di lotte anche contro la monetizzazione del rischio portando novità poi affermatesi anche con talune estremizzazioni: non delega; la salute non si vende; il lavoratore medico di sé stesso; il delegato di “gruppo omogeneo” quale snodo della nuova rappresentanza.
Ma si promuove anche la collaborazione con il mondo della scienza; si fa formazione dei quadri imparando a proiettare diapositive (a corredo di un libro dal titolo “L’ambiente di lavoro” divenuto introvabile). Lo stesso patronato Inca svolge un ruolo importante ben al di là della difesa di chi è danneggiato. Vanno ricordati due protagonisti quali Ivar Oddone e Gastone Marri. Si ha una lunga fase nella quale salute, ambiente e sicurezza stanno in cima alla lista dei problemi; sono priorità della iniziativa sindacale. Se ne vedono i risultati con meno morti e meno infortuni.
Pure in un progresso generale si hanno eventi terribili come il 13 marzo 1987 con i 13 morti della motonave Elisabetta Montanari a Ravenna. Il sistema degli appalti di opere e manutenzioni rimane sempre quello più a rischio. Costruzioni e agricoltura i mondi più esposti.
Tra il 2003 e il 2006 si ha una “Commissione parlamentare di inchiesta sugli infortuni sul lavoro, con particolare riguardo alle cosiddette “morti bianche””. Ne è Vice Presidente Antonio Pizzinato. Si approda il 3 agosto 2007 a una Legge delega: “Misure in tema di tutela della salute e della sicurezza sul lavoro e delega al Governo per il riassetto e la riforma della normativa in materia”. Al seguito il Decreto Legislativo 9 aprile 2008 n. 81 per l’attuazione della Legge. Sono 306 articoli, quindi una normativa completa a dettagliata.
Una novità importante è la figura del “Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza”. Può essere territoriale per le piccole aziende fino a 15 dipendenti e aziendale per quelle da 16 in su; uno fino a 200 dipendenti, tre per aziende da 201 a 1000 e sei per quelle di entità superiore.
Ci siamo illusi che questa potesse essere la chiave di una svolta. Quello del Rappresentante dei lavoratori è un mestiere molto difficile. Deve essere in conflitto e al tempo stesso collaborare con l’azienda. E combattere talvolta anche con i lavoratori sui quali pesa la tendenza spontanea a “tenersi stretto” il posto di lavoro che si ha (anche se temporaneo) subendo la pressione del “fare presto” ad adempiere al tuo compito e chiudere un occhio anche sul lavoro che scarica all’esterno fattori di nocività. E figuriamoci se va fuori quanta ce n’è per te.
Può inoltre avere preso piede una qualche “separazione” tra questi Rappresentanti e la RSU (Rappresentanza Unitaria dei Lavoratori); cioè il sindacato in azienda. Si ha talora un Rappresentante per la sicurezza che può apparire di “serie B”.
Questa distinzione così netta di ruoli, con giusta enfatizzazione della specificità del Rappresentante alla sicurezza non può avere avuto l’effetto di sgravare RSU, Consigli dei Delegati e le stesse strutture sindacali dall’onere di intervenire sul tema quale compito fondamentale dell’agire sindacale?
Se questa osservazione ha qualche fondamento mi pare utile che ci si ragioni sopra. Del resto si parla con sempre maggiore frequenza di partecipazione dei lavoratori nell’impresa fino ad immaginare di mettere becco nelle scelte strategiche. La Cisl propone una legge. Non si potrebbe cominciare da questa materia come del resto è anche indicato dalla Sezione VII del Decreto Legislativo 81 che ha per titolo “Consultazione e partecipazione dei rappresentanti dei lavoratori”?
Mi pare che vada promossa qualche novità per uscire dalla prevalente tendenza ad invocare più ispettori e più ispezioni; cosa giusta che non può bastare.
Aldo Amoretti
Presidente Associazione Professione in Famiglia