I pessimi risultati del governo Conte bis sono certificati in poche cifre
- Il debito pubblico, secondo le rilevazioni della Bankitalia, è passato in appena 8 mesi (aprile-novembre 2020) da 2.433.523 a 2.586.481 miliardi, aumentando di quasi 153 miliardi, 152 e 958 milioni
- Il rapporto debito/PIL secondo i dati della Commissione europea, è aumentato dal 134,8% del 2019 al 158,9% di fine anno, per passare (speriamo) al 153,6% alla fine del 2021.
- Il Pil del 2020 ha registrato un calo del 9,5%
- Il numero di morti per COVID nella seconda ondata, che comprende il periodo da ottobre ad oggi (in cui il paese sarebbe dovuto arrivare avendo fatto tesoro degli errori precedenti) è stato di gran lunga superiore a quello della prima ondata da marzo a maggio 2020. Il triste bilancio è infatti passato dai 34.278 decessi del primo periodo ai 49.274 del secondo
- Le iniziative assunte dalla struttura commissariale di Arcuri suscitano crescenti perplessità: al primo posto i costi per le mascherine Fp2 pagate, secondo Milena Gabanelli, al prezzo unitario di 1,05 euro a fronte di 0,91 centesimi spesi dall’azienda ospedaliera Marche Nord; con la conseguenza che su 100 milioni di pezzi il commissario ha pagato 65 milioni in più di quanto avrebbe potuto spendere spuntando un prezzo migliore; a seguire la vicenda contorta delle siringhe luer lock con cui si possono estrarre 6 e non 5 dosi del vaccino Pfizer; per finire il Piano Vaccinico dimostratosi inadeguato e in corso di riscrittura non essendo ancora ben chiari i criteri di priorità nella somministrazione delle dosi e le modalità di prenotazione dei cittadini; a questo poi si deve aggiungere il vergognoso uso clientelare delle dosi, essendo ben 400.000 quelle somministrate con sotterfugio ai soliti furbetti senza che nessuno vigilasse sul loro corretto impiego.
- Il problema enorme degli studenti che non hanno potuto frequentare la scuola per la mancata predisposizione di mezzi idonei a limitare l’inevitabile maggiore esposizione al virus tra cui: turni scolastici differenziati nell’intera settimana, piano trasporti, esecuzione di tamponi antigenici per valutare l’effettivo impatto della riapertura della scuola sui contagi.
Ovviamente sarebbe ingeneroso attribuire esclusivamente a Giuseppe Conte la responsabilità di tali non lusinghieri risultati; è innegabile tuttavia che il governo ha obbedito esclusivamente in quella che in fisiologia si chiama “legge dell’assone”: la reazione nervosa fa seguito allo stimolo, ma senza stimolo non c’è risposta. Il governo, in altre parole, si è dimostrato incapace di anticipare gli eventi, ma in una sorta di guida con pilota automatico, ha messo in atto misure solo ad eventi verificatisi senza mai nemmeno tentare di anticiparne il corso.
La crisi ora sembra incartarsi sul nome di Giuseppe Conte rendendo ancora più incomprensibile la vicenda. 5 stelle, PD e LEU ripetono fino all’ossessione che la crisi è stato un atto di irresponsabilità da parte di Italia Viva: un giudizio difficilmente non condivisibile. E continuano affermando che il momento è della massima urgenza e che il paese ha bisogno di un governo; Giusto ma non si capisce per quale motivo allora, a fronte di una situazione di gravità tale da sconsigliare il ricorso alle urne, si riproponga un presidente del consiglio che non ha brillato per efficacia e non un’altra personalità, espressione sempre di quella maggioranza.
Questo dunque è l’aporia e l’elemento di contraddizione nel discorso dei sostenitori (almeno per ora) del Conte o morte: si deve fare in fretta, ma senza Conte elezioni essendo solo lui in grado di gestire il governo. E’ del tutto evidente la strumentalità di una tale illogica posizione. La verità infatti è che ad essere in gioco non è tanto la fase attuale, ma quello che verrà in seguito, quando le elezioni non potranno più essere evitate.
Giuseppe Conte è in realtà il garante, non di un efficace gestione dell’attuale emergenza, ma del mantenimento della stessa alleanza politica quando ci si scontrerà con il centro destra. Con Conte dunque c’è la garanzia che l’asse 5 stelle PD e LEU costituisce una coalizione non solo per oggi ma soprattutto per il futuro
Il trade-off è allora drammaticamente evidente: si affida il paese non a chi, con mano decisa, ci porterà fuori da una tragica emergenza, ma a chi dà garanzia che la prossima sfida elettorale non sia una marcia trionfale per la destra. Trovo che questa sia una scelta inaccettabile e sbagliata non meno di quella adottata da chi ci ha portato alla crisi, senza fermarsi per sfrenata egolatria, anche dopo avere ottenuto la maggior parte di quanto giustamente richiesto.
Fortunatamente per il paese alcune di quelle richieste sono state accettate perché è ormai a tutti evidente che il recovery plan targato Conte -Casalino, prima delle proteste di Italia Viva, era un documento assolutamente inadeguato per un corretto utilizzo delle risorse che l’Europa ha stanziato per noi; risorse, è bene ricordarlo, che non sono state ancora erogate e che potrebbero non esserlo se il governo non metterà in campo le riforme che la stessa Europa richiede
C’è dunque uno straordinario deficit di politica nelle forze schierate a testa bassa per Conte; comprensibile per i 5 stelle, ormai allo sbando e sprofondati nel caos per la mancanza totale di leadership, ma inconcepibile per forze politiche formatesi nella tradizione del partito nuovo di Togliatti.
Ormai la contrapposizione tra contiani e non contiani non è più nel merito, ma si è trasformato in uno scontro muscolare tutto giocato al maschile: spie di questo smottamento del dibattito delle idee, l’accusa di essere una radical chic rivolta contro Concita De Gregorio da parte di Nicola Zingaretti, immemore che la stessa giornalista è stata una degli ultimi direttori del giornale del suo ex ormai lontanissimo partito, l’Unità.
Il reato a lei ascritto quello di avere vergato sulle colonne della Repubblica che la partita della crisi è totalmente in mano agli ex democristiani e che la gestione da parte dello stesso Zingaretti è stata catastrofica per il PD; l’elefante bianco nelle parole del commissario politico dell’ex premier Goffredo Bettini; un pachiderma che segue con lungimiranza la retta via e sul cui groppone è saltato un tamburino (Renzi) che suona una stupida e triviale marcetta, scambiata (dalla stessa Concita) per una giga di Bach.
Ancora peggiore la campagna dell’altro commissario politico di Giuseppe Conte, Marco Travaglio, ideologo di quel che resta dei 5 stelle duri e puri, rivolta contro Matteo Renzi; una campagna d’odio arrivata al punto di pubblicare sul Fatto Quotidiano una indecente vignetta di Mannelli in cui si invita il lettore a sputare sulla faccia del leader di Italia viva.
Trovare in tutto questo un barlume di logica costruttiva è impresa ardua. Il costituzionalista Michele Ainis ha recentemente richiamato la sua attenzione sul livello di scadimento generale della politica e di offesa recata alla costituzione con il mercimonio della caccia al senatore responsabile; ripetuti richiami sono stati lanciati da Sabino Cassese e dallo stesso Gustavo Zabrebelsky, un tempo ospite fisso del fatto quotidiano.
E’ grave che gli eredi del grande PCI che fu di Gramsci, Bordiga e Togliatti (PD e LEU) non si accorgano del baratro di inciviltà in cui stiamo lentamente cadendo.
Roberto Polillo