La categoria degli edili, che vanta una tradizione unitaria, ha aperto la trattativa per il rinnovo del contratto nazionale con tre piattaforme distinte sulla scia dell’accordo separato del 22 gennaio. Giuseppe Moretti, segretario generale della Feneal Uil, riuscirete a trovare una soluzione unitaria al negoziato? Sono fiducioso. C’è da parte nostra una ferma determinazione a chiudere unitariamente il contratto. La categoria ha una grande tradizione basata soprattutto sulla bilateralità, diffusa sul territorio, e ha proposte unitarie su come uscire fuori dalla crisi che si estenderà al 2010 e sull’estensione degli ammortizzatori sociali. Le differenze tra noi ci sono, ma abbiamo scelto di presentare tre piattaforme e non due proprio per sottolineare che esistono delle specificità all’interno di ogni singola sigla sindacale, anche se al 95% le piattaforme convergono. Quali sono le differenze? Le nostre specificità riguardano il calcolo per gli incrementi economici basati sull’Ipca, a cui si aggiunge il recupero della differenza tra l’inflazione programmata e quella reale registrata nel periodo precedente. Ricordo che nel settore edile la paga è calcolata sul numero delle ore e non sulla mensilità. E in più, stando solo alle ore dichiarate, l’operaio edile lavora un 20% di ore in meno rispetto all’operario manifatturiero. Avete problemi sulla contrattazione di secondo livello? La nostra categoria anche in questa tornata contrattuale ha rinnovato la totalità dei contratti provinciali. Questa ricchezza non va compressa, dobbiamo invece stabilire norme di indirizzo generale, senza toccare l’autonomia gestionale di ciascun territorio. Per questo chiediamo che il tetto massimo dell’elemento economico territoriale, che a volte contrasta con il libero sviluppo della contrattazione territoriale, abbia una sua flessibilità. I costruttori condividono questa flessibilità? No, l’Ance guarda con favore alla rigidità del tetto, perché questo favorisce la programmazione dei costi. Cosa chiedete ancora? La costituzione di un fondo assicurativo per i lavoratori stabili nel settore che consenta di arrivare prima al pensionamento. Non dimentichiamo che questi sono lavori usuranti. Il fondo, nazionale o territoriale che sia, sarà alimentato e finanziato con risorse a carico della contrattazione. Chiediamo in questo senso anche un riconoscimento da parte del Governo. Quali sono i vostri obiettivi sulla sicurezza? Il numero degli infortuni su dati Inps è diminuito nell’ultimo periodo, in percentuale anche maggiore se si considera l’aumento del numero degli addetti nel settore. Nonostante questo chiediamo che siano chiare le responsabilità dell’impresa principale. Richiediamo l’unicità di cantiere in capo all’impresa principale. Non dimentichiamo che la crisi ha un impatto sulla sicurezza. Gli imprenditori del settore capiscono l’importanza di queste vostre richieste? Le associazioni imprenditoriali, rispetto al passato, hanno mostrato una certa sensibilità. Rimane comunque una certa varietà sia tra le imprese, che nei territori, soprattutto in quelli caratterizzati da alta concentrazione di investimenti dove sono più frequenti le infiltrazioni della criminalità organizzata. Una risposta significativa a questo problema ad esempio è arrivata da Italcementi che ha deciso di segnalare alla prefettura tutte le imprese che accettano appalti. Un’altra risposta potrebbe essere la formazione. In che senso? Il settore è molto dequalificato rispetto al passato. Prima c’era un certo equilibrio tra il numero di specializzati, qualificati e operai comuni. Oggi è aumentato il numero degli operai comuni e l’inquadramento ha raggiunto livelli più bassi. L’addensamento, che prima era al terzo livello, oggi è tra il primo e il secondo livello (pari all’80% dei lavoratori). Per aumentare il livello dell’inquadramento professionale, e quindi la specializzazione nel settore, chiediamo un rafforzamento della formazione. Quanto durerà la crisi per il settore edile? La situazione non è facile e anche il 2010 sarà un anno di crisi. Il contratto che andiamo a rinnovare però è sul triennio e prevedo che il 2010 sarà un anno positivo per le grandi opere pubbliche e per il settore dell’edilizia. Anche il piano casa prima o poi farà sentire i suoi effetti, probabilmente dal 2011. Certo senza ripresa economica generale il mercato immobiliare rimarrà sofferente. Più difficile la situazione per le piccole opere pubbliche a causa della dimensione del debito. Questo potrebbe causare il ridimensionamento strutturale del settore. Qual è la risposta dell’Ance alle vostre richieste? Insiste sulla situazione di crisi che sta attraversando il settore e punta a chiudere rapidamente il negoziato. Propone poi di cominciare a discutere del sistema degli enti bilaterali, che deve essere gestito con attenzione, esercitando autonomia nell’ambito delle regole date. Intendete chiudere entro l’anno? Mi pare difficile, nonostante il nostro impegno. Il contratto comunque avrà valenza dal primo gennaio 2010. Francesca Romana Nesci |