È stata siglata nei giorni scorsi l’intesa unitaria per il rinnovo del contratto nazionale del settore elettrico.
Federico Morelli, responsabile delle relazioni industriali di Assoelettrica, è stato un negoziato difficile?
La trattativa è iniziata con pesanti difficoltà per le rivendicazioni non unitarie delle organizzazioni sindacali, che sono partite con tre piattaforme separate. Il 13 novembre 2009 c’è stata una svolta sindacale che ha cambiato le sorti del negoziato. La nostra controparte ha presentato un documento unitario in 14 punti, che però conteneva preoccupanti richieste normative e un’esagerata rivendicazione salariale di 176 euro.
Come siete riusciti a trovare un accordo sul salario?
Il contratto del settore elettrico aveva una durata fisiologica di 36 mesi, dal 1° luglio 2009 al 30 giugno 2012. Applicando sui minimi contrattuali l’Ipca per questo periodo pari al 5,82% moltiplicato per un valore punto di 23,06% si otteneva un valore di 134 euro, che corrispondeva alla nostra offerta iniziale. Siamo stati disponibili a superare la soglia di questo valore in cambio di alcune contropartite normative, tra cui le nuove norme sulla regolamentazione del diritto di sciopero, e dello slittamento della scadenza del contratto al 31 dicembre 2012.
Quindi si è andati al di là dell’applicazione dell’Ipca?
No, è stato onorato al 100% l’accordo interconfederale.
Per coprire questo slittamento di 6 mesi (per un totale di 42 mensilità) è stato utilizzato un indice Ipca programmato dall’Isae pari a 6,81%, considerando per il 2009, anche un po’ forzatamente, non l’inflazione reale consuntivata dall’Istat nel 2008 dello 0,40%, ma l’inflazione del secondo semestre del 2009 di 0,75%, che moltiplicato per il valore punto dà un risultato relativo ai minimi pari a 157 euro.
Importante anche il risultato raggiunto in materia di previdenza complementare.
Sì certo, soprattutto se si considera che la previdenza complementare copre l’80% dei lavoratori, con punte anche del 90%. Abbiamo convenuto di incrementare la quota della previdenza complementare con 4 euro, contributo a carico esclusivamente delle aziende, 2 euro dal 1° gennaio 2011 e 2 dal 1° gennaio 2012. Il contratto si pone anche l’obiettivo di realizzare sinergie tra i tre fondi presenti nel settore (Fopen, Pegaso, Fiprem) al fine di alleggerire i costi di gestione. Ma per ora sembra un’ipotesi lontana a causa delle difficoltà di tipo istituzionale.
Siete vicini al conseguimento del contratto unico?
Assolutamente no. E’ un contratto che arriverà nel tempo. Certamente c’è una volontà a razionalizzare e concentrare i contratti del settore elettrico, gas-acqua, energia-petrolio in un unico contratto, ma ci sono prima diverse problematiche da affrontare.
Quali sono le difficoltà da risolvere?
Ci sono implicazioni di carattere associativo, a causa della presenza di diverse organizzazioni imprenditoriali e sindacali.
Però siete riusciti a unificare le scadenze al 31 dicembre 2012.
Sì, è vero, questo ha permesso anche di evitare che quello degli elettrici funzionasse da contratto pilota, condizionando gli altri tavoli negoziali. Alcuni intendono questo allineamento delle scadenze come un’immediata volontà delle parti di costituire un contratto unico. Non sono ideologicamente contrario a questa unificazione, però ritengo che non sia possibile improvvisare perché esistono profonde differenze tra i tre contratti sia dal punto di vista normativo, sia sul piano economico. A queste diversità si aggiungono quelle specifiche del contratto del settore elettrico.
Quali sono?
Il contratto elettrico è nato nel 2001 e dopo 9 anni ci sono ancora delle differenze per quanto riguarda la parte normativa. C’è infatti una situazione di miglior favore per i lavoratori che rientravano nel vecchio contratto Enel del 1989. Per questi lavoratori valgono ancora dei diritti, acquisiti allora, che invece non compaiono nel nuovo contratto applicato ai neo assunti. Non ci sono ovviamente differenze tra i lavoratori dal punto di vista salariale. E’ necessario quindi un accurato, attento e responsabile esame di tutti gli aspetti normativi.
Quali sono gli altri punti fondamentali della parte normativa?
Innanzitutto abbiamo concordato innovative linee guida per la regolamentazione del diritto di sciopero, che garantiscono la non interruzione dell’energia elettrica. In particolare l’accordo prevede che sia destinato a uno specifico fondo con finalità solidaristiche, invece che essere trattenuto dall’azienda, un importo pari alla differenza tra i compensi percepiti dai soli lavoratori reperibili durante lo sciopero e quanto sarebbe loro spettato, quale retribuzione ordinaria, in caso di effettiva prestazione se chiamati a riparazioni o ripristini durante le ore di durata dello sciopero.
Poi c’è l’impegno a presentare entro il 30 giugno 2011 la revisione del vigente sistema di classificazione e inquadramento, con l’obiettivo di valorizzazione la professionalità e le competenze, normare le carriere sul piano normativo retributivo, attraverso un riconoscimento del merito, di cui il sistema è privo.
Importanti anche le modifiche relative all’attuazione della contrattazione di secondo livello e all’assistenza sanitaria che vanta coperture assicurative senza eguali in altri settori.
Un contratto positivo dunque?
Sì, per noi ma anche per le organizzazioni sindacali.
Francesca Romana Nesci