Un andamento positivo dei rapporti di lavoro a tempo indeterminato, pari ad oltre 400mila nuovi contratti, con un aumento tendenziale del 7,1% rispetto ad un anno prima, concentrato nei settori dell’industria e dell’agricoltura, mentre diminuiscono gli avviamenti nel settore dei servizi, tranne che nell’istruzione, che presenta più di 17mila nuovi contratti a tempo indeterminato. È la prima indicazione che emerge da un’anticipazione dei dati forniti dal Sistema Informativo delle Comunicazioni Obbligatorie sull’avviamento di nuovi rapporti di lavoro dipendente e parasubordinato relativi al 3* trimestre, diffusa dal ministero del Lavoro.
Complessivamente, gli avviamenti di rapporti di lavoro dipendente e parasubordinato sono stati 2milioni 474mila, con un aumento del 2,4% rispetto al III trimestre del 2013.
I rapporti di lavoro a tempo determinato rappresentano circa il 70% dei nuovi contratti, con un incremento dell`1,8% rispetto al terzo trimestre 2013. Questa tipologia contrattuale soddisfa in particolare le esigenze dell’agricoltura per circa 460mila contratti, con un aumento rispetto al terzo trimestre 2013 del 10,6%.
I contratti di apprendistato crescono del 3,8%, confermando, pure in termini più contenuti, la tendenza che si era già evidenziata nel secondo trimestre, nel quale avevano fatto registrare un balzo del 16%.
Le cessazioni dei rapporti di lavoro sono state 2milioni 415mila, con una dinamica di +0,9% rispetto all’anno precedente, dovuta ad una crescita delle cessazioni a termine dei contratti a tempo determinato (che rappresentano il 65% del totale delle cessazioni); per tutte le altre tipologie contrattuali si riscontra un andamento in diminuzione.
Tra le cause di cessazione si evidenzia un deciso aumento di pensionamenti (+55%), riscontrabili nel settore dell’istruzione, ed una diminuzione del 3,3% dei licenziamenti, che costituiscono il 9% di tutti i rapporti di lavoro cessati.
“Questi dati, in continuità con quelli relativi al II trimestre – afferma il ministero -, confermano che il cosiddetto decreto Poletti, convertito nella legge 78/2014, ha prodotto l’esito che era auspicabile, cioè un incremento dei contratti a tempo indeterminato e dei contratti di apprendistato”.