“La proposta di Confcooperative è dare vita a sistemi di assistenza primaria che porterebbero servizi a famiglie che combattono da sole, quotidianamente, nella cura dei propri cari, affidandosi al badantato”. Lo ha detto Giuseppe Milanese, presidente di FederazioneSanità – Confcooperative all’assemblea annuale dal titolo “Assistenza Primaria, ora più che mai” che si tiene nell’ambito del Sanit – Forum Internazionale della Salute, in svolgimento a Roma.
“Tutto ciò – ha sostenuto – porterebbe anche alla creazione di nuovi posti di lavoro per i giovani, che potrebbero scoprire nuovi sviluppi professionali e nuove modalità di impegno nella cooperazione, diventando imprenditori di se stessi”.
“Se rapportiamo all’Italia – ha aggiunto – i livelli assistenziali dell’Inghilterra e degli Stati Uniti (6,5% degli anziani ultrasessantacinquenni), solo per l’assistenza domiciliare occorreranno 32 assistenti ogni 10.000 abitanti, cioè 193.000 persone, adeguatamente, formate nell’affrontare tematiche relative alla cronicità e alla disabilità in ambito domestico”.
“La cooperazione – ha detto ancora – da anni e nel silenzio, porta già servizi a casa di 7 milioni di persone. È arrivato il momento di costruire su questa esperienza una rete territoriale, che integri professionalità diverse ed eccellenze cooperative attive su tutto il territorio, dalle metropoli sino alle periferie”.
“L’assemblea 2013 – ha aggiunto Milanese – ci permetterà di proseguire il dialogo con le Istituzioni di livello nazionale e regionale, con gli attori della sanità e con le nostre cooperative sullo scenario di sviluppo del servizio sanitario nazionale, sui passaggi critici che dobbiamo affrontare e sul contributo che i modelli che proponiamo possono offrire per la riorganizzazione della sanità territoriale”.
“In molte zone d’Italia – ha continuato – le cooperative stanno già organizzando modelli di assistenza primaria operativi su base consortile, capaci di realizzare una vera presa in carico dei cittadini, rendendo appropriate le cure anche degli altri livelli assistenziali. Non può esserci alcun risparmio se non si identificano con chiarezza i livelli assistenziali e per chi essi debbano produrre servizi”.
“Per centrare questo obiettivo –ha sostenuto – servono due cose: una chiarezza d’interlocuzione da parte delle Istituzioni che dovranno dotarsi di apposite cabine di regia, dedicate esclusivamente allo sviluppo dell’assistenza primaria e sistemi di accreditamento con cui selezionare i partner privati, e quindi i sistemi cooperativistici, in base a storia imprenditoriale, requisiti e capacità di risposta al sistema, anche dal punto di vista occupazionale”.