La trattativa per il rinnovo del contratto nazionale riprenderà il 13 settembre. Fim e Uilm hanno presentato la loro piattaforma unitaria e la Federmeccanica si è riservata di dare le prime risposte dopo le vacanze estive. La Fiom per ora rimane fuori dal percorso negoziale.
Si è aperto anche il negoziato per il rinnovo del contratto Fiat, l’incontro è stato interlocutorio ed entrerà nel merito nella fase autunnale. Anche lì hanno partecipato al negoziato solamente i sindacati firmatari del precedente contratto.
Fim, Fiom e Uilm, invece, rimangono abbastanza uniti nel fronteggiare le gravi crisi aziendali che stanno interessando un po’ tutti i comparti, dall’auto alla siderurgia, dagli elettrodomestici all’ict.
Siderurgia
In particolare sulla situazione occupazionale pesa la questione dell’Ilva. Dopo il provvedimento di sequestro (senza facoltà d’uso) degli impianti dell’area a caldo dell’Ilva di Taranto, che ha previsto anche misure cautelari per alcuni indagati nell’inchiesta per disastro ambientale a carico dei vertici aziendali, sono partite le proteste delle parti sociali nonché del mondo della politica per scongiurare la perdita di circa 12mila posti di lavoro, situazione che metterebbe in ginocchio tutta la provincia di Taranto, penalizzando per l’ennesima volta il Sud d’Italia, oltre a interrompere una delle più importanti produzioni industriali nel campo della siderurgia nazionale. E’ intervenuto il governo che, attraverso il Cipe (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) ha approvato, tra gli interventi di manutenzione straordinaria del territorio, “misure per il risanamento ambientale e la riqualificazione di Taranto previste dal Protocollo d’intesa firmato il 26 luglio 2012 e relativo anche alla questione dell’Ilva” e del quartiere di Tamburi.
Passo indietro di Aurelius dalle trattative per rilevare da Alcoa lo stabilimento sardo di Portovesme. Il fondo tedesco si è sfilato senza presentare un piano industriale credibile e una disponibilità concreta a ricapitalizzare l’azienda. Si riaprono così le procedure per trovare nuovi soggetti interessati fino al 31 agosto, mentre slittano i tempi di spegnimento, così come stabiliti dall’accordo di marzo, dal 31 ottobre al 31 dicembre. E’ quanto emerso nel corso dell’ultimo tavolo al ministero sulla vertenza Alcoa, aggiornato al prossimo 10 settembre. La vicenda riguarda circa mille lavoratori tra diretti e dell’indotto e tra i nodi da sciogliere affinché possa avvenire la cessione dell’attività ci sono anche i costi delle bonifiche ambientali e quelli dell’energia, oltre alle garanzie occupazionali.
Si attende poi una svolta nella vicenda dello stabilimento sardo Eurallumina di Portovesme per quanto riguarda la realizzazione degli investimenti utili alla riduzione dei costi dell’energia, condizione necessaria per permettere ai 530 lavoratori tra diretti e indiretti di passare dalla cassa integrazione in deroga a quella straordinaria per ristrutturazione, aprendo così una prospettiva occupazionale per gli operai. I maggiori nodi da sciogliere sono quelli riguardanti la produzione di vapore, il piano per la riattivazione degli impianti e gli investimenti.
Critica anche la situazione alla Lucchini: attualmente alle acciaierie della Severstal per i 1.943 lavoratori si è fatto ricorso ai contratti di solidarietà per 12 mesi. I dipendenti lavorano in media 28 ore settimanali, in alcuni casi limite si arriva a 24. L’80% delle 12 ore non lavorate viene integrato dall’Inps e anticipato in busta paga dall’azienda. Per quanto riguarda l’altoforno di Piombino l’azienda ha annunciato la fermata per tutto il mese di agosto e una più breve a dicembre, che con molta probabilità significherà l’apertura della cassa integrazione. Anche in questo caso le criticità sono relative agli effetti finanziari e industriali.
Auto
In Fiat continua il ricorso alla cassa integrazione per far fronte a riduzioni dell’attività produttiva.
A Mirafiori dopo le giornate di giugno gli enti centrali si fermeranno di nuovo per cassa integrazione quasi tre settimane. Lo stop interesserà circa 5mila dipendenti, di cui solo 500 operai. La prima fermata sarà dal 30 luglio al 5 agosto, la seconda dal 27 agosto al 2 settembre, seguite da altri 4 giorni a settembre, il 13, il 14, il 20 e il 21. La cassa integrazione annunciata dalla Fiat interesserà anche gli Enti Centrali Powertrain di Mirafiori e Iveco, a Torino e di Balocco (Vercelli). In tutto 1.107 lavoratori, 830 dei quali impiegati e tecnici. Anche a Pomigliano l’azienda ha annunciato una fermata dopo la pausa estiva che andrà dal 20 al 31 agosto. Lo stabilimento di Termini Imerese attende ancora il concretizzarsi del piano di reindustrializzazione, in ballo c’è il futuro di 1.468 lavoratori ai quali si aggiungono quelli dell’indotto. Per ora l’unica soluzione trovata è quella per gli ‘esodati’, si attende la proroga della cassa integrazione straordinaria per i dipendenti Fiat e le tutele per i lavoratori dell’indotto.
Ancora incertezze sullo stabilimento Iveco Irisbus della Valle Ufita e sul futuro dei 658 lavoratori interessati. Nessuna rassicurazione sulle possibili opzioni di vendita né sulla ricollocazione del personale come sottoscritto nell’accordo tra azienda e sindacati lo scorso dicembre. L’accordo prevedeva infatti la trasmigrazione di almeno il 30% degli addetti, pari a 197 unità entro fine anno, pena il mancato accesso alla seconda annualità di cassa integrazione straordinaria a zero ore. Al momento sono state ricollocate in altri stabilimenti del gruppo Fiat 29 persone, 21 sono andate in mobilità volontaria, 120 lavoratori sono ‘esodati’. A questi si aggiungono altri 47 posti che l’azienda riesce ad offrire (35 a Bolzano, 2 a Jesi, 5 a Modena e 5 in Francia) e altri 10 posti a Foggia.
Bredamenarinibus rischia di chiudere definitivamente il sito di Bologna che attualmente tiene in cassa integrazione da sei mesi 260 lavoratori su un totale di 290. L’azienda è stata messa in vendita da Finmeccanica già da tempo.
Ancora i lavoratori e i sindacati della Ex Ergom di Napoli, indotto plastiche Fiat, chiedono risposte sul futuro lavorativo di 500 dipendenti che non faranno parte di Fabbrica Italia Pomigliano. Non ci sono ancora missioni produttive e altri 250 lavoratori attendono di essere riassunti in FIP per la produzione della Nuova Panda, intanto fra un anno scadrà la cassa integrazione per ristrutturazione.
Per la Om Carrelli elevatori (Bari), dopo la decisione dell’azienda, di cui il gruppo Kion è proprietario, di trasferire la produzione ad Amburgo, è stato trovato una accordo tra le parti per la cassa integrazione per due anni per i 274 dipendenti dello stabilimento di Bari, attualmente già in cig, incentivi per chi volesse andare via volontariamente e disponibilità al trasferimento a Luzzarra per 25 lavoratori. Lo stabilimento è stato messo a disposizione della regione o degli imprenditori che volessero subentrare alla Om, compresi gli impianti.
Per la Lear di Grugliasco (componenti auto), che impiega circa 430 dipendenti, sono stati scongiurati gli esuberi con la firma dell’accordo per la cassa integrazione per un anno per riorganizzazione a partire dal 5 luglio, con la disponibilità dell’azienda a prolungarla per un ulteriore altro anno. Dunque non ci saranno esuberi a parte le 140 persone che hanno già deciso di lasciare il posto di lavoro. Oggi l’azienda produce sedili per la linea Musa Idea di Mirafiori e ha già acquisito le commesse per la Maserati.
Elettrodomestici
La vertenza Antonio Merloni è ancora aperta dopo la cessione dei tre stabilimenti del ‘bianco’ (Umbria e Marche) all’imprenditore Giovanni Porcarelli della Qs Group che si è reso disponibile a riassumere solo 700 lavoratori alla J&P. Rimane da risolvere il nodo dei restanti lavoratori mettendo in pratica quando deciso con l’accordo di programma per garantire un futuro occupazionale a chi non è rientrato in azienda. Per gli oltre 600 lavoratori del sito di Nocera Umbra si è fatto ricorso alla cassa integrazione per cessazione delle attività con una durata di un anno prorogabile per altri 6 mesi.
Il piano sociale dell’Elettrolux, che prevedeva 30 milioni di euro per esodi incentivati, agevolazioni di part time, auto-imprenditorialità, riqualificazione, ricollocazione e reindustrializzazione per evitare circa 800 licenziamenti negli stabilimenti di Porcia (PN) e Susegana (TV), è rimasto sulla carta. Ad oggi, infatti, l’unico strumento utilizzato è stato quello dell’esodo incentivato. In totale sono 230 le persone uscite dalle due fabbriche, mentre i restanti 500 lavoratori in esubero e da ricollocare sono in cassa integrazione straordinaria a rotazione. I sindacati temono che il rallentamento dell’utilizzo degli strumenti per la gestione degli esuberi provochi una situazione drammatica alla fine del periodo coperto dagli ammortizzatori sociali.
In merito alla vertenza Indesit è stata annunciata la chiusura del sito di None (Piemonte) per trasferire la produzione di lavastoviglie in Polonia. Si tratta della terza chiusura in pochi mesi, dopo Brembate e Refrontolo. In bilico ci sono 360 lavoratori per i quali la cassa integrazione è in scadenza. I sindacati chiedono al governo di aprire un tavolo sulla vicenda. Operai in stato di agitazione.
Ict
Dopo aver annunciato 490 esuberi Alcatel Lucent ha deciso, grazie alle pressioni del sindacato, di ridurre il numero a 245 su un totale di 2.100 addetti. In particolare verranno salvati gli ingegneri della fibra di Vimercate (Lombardia). Una soluzione che è stata condivisa al tavolo al ministero tra azienda, sindacati e governo. Tuttavia è ancora da siglare l’accordo finale per il piano di rilancio dell’azienda. Ancora da definire il tema degli ammortizzatori sociali da attivare in un’ottica di reinserimento delle persone e non della fuoriuscita.
Nokia Siemens Network ha aperto la procedura di licenziamento per 445 dipendenti su 1.104 al lavoro in Italia. La società, attiva nei ponti radio, nelle fibre ottiche e negli scavi per le telecomunicazioni, intende procedere alla risoluzione dei rapporti di lavoro nel minore tempo possibile. Nel dettaglio chiudono le sedi di Catania e Palermo (32 esuberi) e viene ridotto il personale delle altre con 367 tagli a Milano, 40 a Roma e 6 a Napoli. I licenziamenti di Nokia Siemens Network in tutto il mondo riguarderanno 17 mila persone entro la fine del 2013, in linea con quanto annunciato già a novembre. Procedure di mobilità sono già state aperte in Germania, in Francia e in Spagna. In un primo momento l’azienda aveva annunciato 580 esuberi in Italia. I 445 confermati non includono le persone che hanno firmato risoluzioni consensuali del rapporto di lavoro, che diventeranno effettive entro la fine dell’anno.
I sindacati e l’azienda di telecomunicazioni Sirti che si occupa di installazioni telefoniche sono in cerca di un accordo per la gestione dei 1.000 esuberi dichiarati nei mesi scorsi su tutto il territorio nazionale. L’idea sarebbe quella di estendere gli ammortizzatori sociali per rendere meno impattante possibile l’esigenza di contenimento dei costi. I sindacati hanno avanzato diverse proposte, che vanno dai contratti di solidarietà per tutti, ad una maggiore rotazione della cassa integrazione straordinaria per 12 mesi che attualmente riguarda 622 lavoratori.
Ericsson Telecomunicazioni annuncia licenziamenti collettivi per riduzione del personale a meno di due mesi dall’inaugurazione del sito di Erzelli. L’azienda dichiara di voler risolvere il rapporto di lavoro con 374 dipendenti e avvia la procedura per la collocazione in mobilità di impiegati e quadri in quasi tutte le sedi italiane indicando in ben 94 gli esuberi genovesi (40 addetti all’Area Ricerca e Sviluppo, 28 di Opto Supply e tutti gli altri) che rappresenterebbero un quarto dell’operazione. Sindacati e lavoratori in stato di agitazione.
Elettronica
Il Tribunale di Frosinone ha dichiarato il fallimento della Videocon Technologies di Anagni. Sono 1.350 i lavoratori a rischio e attualmente in cassa integrazione straordinaria per crisi aziendale fino a dicembre.
Ferroviario
Il gruppo Finmeccanica ha annunciato la volontà di voler dismettere un gran numero di società in Italia. Il piano di dismissioni della holding prevede: la cessione di Ansaldo Breda, la vendita di Ansaldo Sts e una quota che il gruppo detiene in Ansaldo Energia. Un piano che colpisce gravemente la regione Liguria dove ci sono 7.400 lavoratori diretti e 5mila dell’indotto Finmeccanica.
Inoltre, i 230 lavoratori della Simmi di Acerra, azienda dell’indotto Ansaldo Breda che produce armadi di carpenteria e cablaggi elettrici per il comparto ferroviario, rischiano la mobilità e il licenziamento. Il 31 agosto scade infatti la cassa integrazione straordinaria e se non ci saranno risposte da parte dell’azienda gruppo Finmeccanica si aprirà uno scenario drammatico. Intanto, i lavoratori hanno saputo dell’assegnazione di alcune commesse legate ai vertici di Ansaldo Breda a due società in provincia di Caserta. (FRN)