E’ rottura per la trattativa del contratto metalmeccanici. Dopo undici mesi e tredici incontri, il confronto tra sindacati e Federmeccanica si è interrotto bruscamente non appena sul tavolo è approdato l’argomento salario. Con Federmeccanica ferma sulla posizione del ”non ci sono soldi” e Fiom, Fim e Uil, a loro volta, ferme sulla richiesta di avere un vero aumento salariale. Tanto più dopo un contratto, quello precedente, che aveva erogato in ”cash” poco più di un euro, lasciando il resto al welfare contrattuale e ad altre forme di ”bonus” integrativi.
Una possibilità, quella di insistere sulle forme alternative di compenso diciamo ”in natura”, che Federmeccanica ha tentato di proporre anche questa volta, ma trovando la contrarietà dei sindacati. Alla proposta di prendersi del tempo per valutare meglio, rimandando la discussione al 15 ottobre, gli industriali hanno risposto che la loro posizione non sarebbe cambiata. Ai sindacati non è rimasto che prendere atto e dichiarare interrotte le trattative, cancellando anche i tre incontri già programmati (il primo domani, gli altri il 15 e 16 ottobre) e proclamando lo stato di agitazione. Con qualche lieve differenza di tensione, per la verità: con la Fiom e la Uilm più decise alla rottura, e la Fim, invece, propensa a cercare di proseguire i confronto in qualche modo. Tuttavia, alla fine la decisione è stata unitaria: non c’erano proprio le condizioni per andare avanti.
E la stessa Federmeccanica, dice chi ha preso parte alla riunione odierna, non sembrava particolarmente interessata a proseguire. Con sfumature diverse al suo interno: da un lato i big, le multinazionali dell’area Assolombarda, più ”volonterose” e disposte al confronto, dall’altro i piccoli e l’area veneta pronti invece a cogliere la rottura come un’occasione positiva. Che non ci sia mai stato un reale interesse a stringere il negoziato, osservano i sindacati, lo prova anche il fatto che nei precedenti quattro incontri sulla parte normativa del contratto, ancorché si fossero raggiunte intese di massima, mai la Federmeccanica ha consegnato testi scritti. Su questo “disinteresse” è molto probabile abbiano avuto un ruolo le pressioni della Confindustria di Carlo Bonomi, che dei contratti ha fatto il suo personale campo di battaglia col sindacato.
Cosa succede adesso. Difficile dirlo. Il sindacato ha annunciato che metterà in campo ogni iniziativa per costringere Federmeccanica a tornare sui suoi passi. Intanto, proclamando il blocco degli straordinari e in prospettiva scioperi nelle fabbriche. I primi, spontanei, sono già in corso, in particolare nell’area piemontese. Altri, annuncia la Fiom, seguiranno da domani e nei prossimi giorni. Quanto appeal possano avere queste iniziative presso i lavoratori, lo si vedrà. Federmeccanica, a sua volta, dichiara di vole riprendere il confronto ma non sotto l’incombenza di scioperi e, comunque, ribadendo che non ci sono soldi per aumenti ”veri”. La vera incognita, dunque, è come uscirne: in un momento in cui le principali preoccupazioni sono l’evoluzione della pandemia e le conseguenze possibili sulla produzione, e sopratutto l’incertezza su cosa accadrà quando a gennaio finirà il blocco dei licenziamenti, un contratto vacante può forse non essere il primo problema; ma un contratto rinnovato sarebbe stato certamente un elemento positivo di stabilità, un punto fermo nel quadro sempre piu confuso del paese.
Nunzia Penelope