Rispetto al Consiglio straordinario dell’Unione europea, tenutosi ieri, le notizie sono tre. La prima è che il capo del Governo italiano, Giuseppe Conte, ha fatto finta di vincere. La seconda è che forse lo stesso Conte, anche se solo entro certi limiti, ha vinto davvero. La terza, di gran lunga la più importante, è che il capo del Governo tedesco, Angela Merkel, ha trovato il coraggio di superare i limiti di quell’europeismo a sovranità limitata in cui è rinserrata almeno fin dal 2008, l’anno in cui esplose la Crisi globale.
Vediamo dunque queste tre notizie, una per una.
Prima notizia. E’ ormai acclarato che l’accordo che i 27 Paesi dell’Unione europea stanno costruendo, per affrontare e combattere le disastrose conseguenze economiche dell’epidemia da Covid-19, conterrà tre pilastri già sostanzialmente definiti. I fondi a disposizione della Bei, la Banca europea degli investimenti, per sostenere le piccole e medie imprese. I fondi a disposizione del nuovo strumento denominato Sure (sicuro), finalizzati ad alimentare quegli ammortizzatori sociali che già sono volti a sostenere il reddito dei lavoratori. E, come era ormai chiaro, la possibilità, per i diversi Paesi dell’Unione, di ricorrere all’intervento del Mes, il famoso (o famigerato, per sovranisti e populisti) Meccanismo europeo di stabilità. Il tutto per l’ammontare di qualcosa come 540 miliardi di euro.
Fin qui, dunque, Conte avrebbe perso, almeno sul piano interno. Pezzi consistenti del Movimento 5 Stelle, la forza politica che lo ha indicato come Presidente del Consiglio, e, soprattutto, pezzi significativi dei suoi gruppi parlamentari, già assottigliatisi nel corso dei primi due anni della corrente legislatura, hanno detto e ridetto che mai e poi mai accetteranno un accordo che contempli l’utilizzo del Mes. Stante l’attuale maggioranza, non si vede quindi come Conte possa trovare in questo Parlamento, e specie al Senato, i voti per farsi approvare la probabile adesione italiana al costruendo accordo.
Ma ecco l’indiscutibile abilità dell’uomo. Che, pur essendo un novellino della politica, mostra di aver imparato in fretta le arti della manovra tattica. Conte, dunque, ha opportunamente quanto rapidamente costruito l’immagine di sé come vincitore della giornata. Ovvero l’immagine di un capo del Governo italiano che è stato capace di strappare a tutti i Governi dei Paesi Ue, compresi tedeschi e olandesi, l’impegno a costruire un cosiddetto Recovery Fund, cioè un fondo dedicato alla ripresa – per non dire alla ricostruzione – delle economie europee devastate dalle misure assunte per bloccare l’espansione della pandemia.
E di fronte a questa grande vittoria, dall’indubbia dimensione strategica, cosa volete che sia la sopravvivenza del Mes? Piccole cose.
Saltiamo adesso alla terza notizia. L’europeismo di Angela Merkel è stato sempre, fino a ieri, allo stesso tempo indiscusso e contrastato. Indiscusso perché, nel dibattito politico interno alla Germania, Merkel ha sempre affrontato a viso aperto, e ha saputo tenere a bada, i suoi avversari sovranisti. Contrastato perché, come ben si vide ai tempi della crisi greca, il timore che nell’opinione pubblica tedesca potessero non solo prevalere, ma anche solo generarsi delle consistenti spinte antieuropee, la ha ripetutamente portata ad opporsi a qualsiasi ipotesi di lanciare iniziative di politica economica europee che rischiassero, anche solo lontanamente, di accendere possibili focolai inflattivi. E quindi, prudenza e rigore. Rigore e prudenza. Anche in misura eccessiva, come accadde appunto quando le troppo prolungate tergiversazioni della Cancelliera tedesca lasciarono che la crisi greca si aggravasse più di quanto non fosse implicito nella sua natura.
Questo è stato vero dal 2008 fino all’altro giorno, quando la stessa Merkel ha solennemente dichiarato, davanti al Parlamento tedesco, di essere assolutamente contraria a qualsiasi iniziativa che potesse portare a una mutualizzazione, a livello Ue, dei debiti pregressi dei singoli Stati.
Ma ieri, ecco il miracolo. La cancelliera ha accettato che il Presidente del Consiglio Ue, Charles Michel, inviasse alla stampa, al termine della sessione del Consiglio, una dichiarazione resa più audace dai suggerimenti di Conte. Dichiarazione in cui si afferma che la creazione di un “Fondo per la ripresa” delle economie europee – fondo che “dovrebbe avere la grandezza sufficiente” e che dovrebbe essere “mirato ai settori e alle parti geografiche d’Europa più colpite” – serve “con urgenza”.
Ora è certo che l’accordo vero e proprio, quello dotato dei famosi dettagli che separano le ipotesi futuribili dalle decisioni assunte, è rinviato alla sessione del Consiglio Ue prevista per il prossimo mese di giugno. E’ anche vero, però, che con questo suo assenso Angela Merkel ha in qualche modo varcato le colonne d’Ercole di quello che ci siamo permessi di definire un europeismo a sovranità limitata. Ovvero un europeismo proclamato sì con nettezza, ma incapace di assumere decisioni che portassero a una qualche limitazione della sovranità economica della Germania.
Perché se oggi si mettono insieme dei soldi per fare qualcosa con altri soggetti, poi, un domani, tutti saranno sì dotati di una maggiore potenza economica, ma anche meno liberi di fare quello gli passa per la testa in un dato momento.
Quindi niente mutualizzazione dei debiti pregressi, ma messa a fattor comune di soldi finalizzati a fare delle cose, ancora non molto definite, insieme ad altri Paesi dell’Unione europea.
Agli occhi di un convinto europeista, questo dovrebbe essere qualcosa di simile a un bel passo avanti. Infatti, i sovranisti nostrani, tipo Salvini e Meloni, temono che la Germania si impicci degli affari nostri. Ed effettivamente, nella misura in cui Merkel sembra aver quanto meno accettato l’idea di un Fondo europeo, la stessa Merkel sembra anche intenzionata a mettere bocca sulle politiche fiscali e di bilancio degli altri Paesi europei. Ma bisogna anche capire che, se questo Recovery Fund dovesse essere effettivamente strutturato in modo serio, e quindi dovesse essere anche dotato delle risorse consistenti di cui si parla – risorse che, assieme alle altre già definite, dovrebbero superare, almeno, i 1.000 miliardi di euro, per mobilitarne poi ancora di più – la stessa Germania, come importante contributore del Fondo, avrebbe ceduto parte della propria sovranità su risorse ormai divenute europee.
E veniamo adesso a quella che, all’inizio di questo articolo, abbiamo definito come la nostra seconda notizia. Per capire cosa sarà effettivamente, e come potrà funzionare, il Recovery Fund di cui stiamo parlando, bisognerà aspettare di trovarsi di fronte a un testo scritto. Quello con i dettagli in cui, secondo un diffuso modo di dire, ama annidarsi il Demonio.
Per adesso sappiamo che, almeno in teoria, tra poco più di un mese dovremmo essere in grado di leggere questo testo. Possiamo quindi ragionevolmente ipotizzare che, già tra qualche mese, tutte le grandezze delle economie dei 27 Paesi dell’Unione – dagli investimenti, alla produzione reale, all’occupazione – dovrebbero cominciare a trovare sollievo, grazie a questo Fondo, dopo le sventure patite a partire dall’inizio di quest’anno.
Ebbene, bisogna ammettere che il signor Conte, che fino a un paio di anni fa ero solo l’avvocato Conte, e anche il professor Conte, da quando, grazie alla generosità di Donald Trump, è stato battezzato come Giuseppi Conte, ha mostrato di essere un uomo ineffabile, capace di sfruttare l’attimo favorevole come un consumato politicante. Perché, almeno per adesso, può figurare, assieme a Macron e Sánchez, nell’ideale fotografia che ritrae i leaders che hanno portato i Paesi mediterranei alla riscossa europeista contro l’algida avarizia nazionale dei Paesi nordici della medesima Unione. Chi vivrà, vedrà.
@Fernando_Liuzzi