‘‘Ricordati. Ci siamo anche noi’’. È questo il messaggio che Cgil, Cisl e Uil, manderanno nei prossimi giorni al governo Conte-Di Maio-Salvini. Lo scrivono in un comunicato ripreso da il Diario del lavoro: ‘’Mercoledì 19 dicembre, dalle ore 10.00 alle ore 13.00, a Roma, Milano e Napoli, si svolgeranno in contemporanea tre grandi attivi nazionali unitari di Cgil, Cisl e Uil. La decisione è stata presa dalle tre confederazioni sindacali, dopo l’incontro con il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che si è svolto lunedì scorso, nel corso del quale i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil hanno illustrato le priorità del sindacato per la legge di bilancio 2019. Cgil, Cisl e Uil verificheranno “nei prossimi giorni se le proposte del sindacato si tradurranno in modifiche alla manovra finanziaria, peraltro ancora in via di definizione su capitoli importanti, e se sarà dato seguito all’impegno di futuri incontri su temi da approfondire”. Per queste ragioni, Cgil, Cisl e Uil, ritengono “opportuno, continuare il percorso di sensibilizzazione e pressione nei riguardi del Parlamento e del Governo attraverso lo svolgimento di tre grandi attivi nazionali unitari, che vedranno il coinvolgimento delle Rsu, dei delegati, degli attivisti pensionati e di tutto il gruppo dirigente”. Il fatto è che ormai il tempo si è fatto breve (come ebbe a dire Carlo Azeglio Ciampi). Il governo non è certamente sollecito nel prendere le decisioni, ma il 19 dicembre le scelte saranno già compiute o in via di definizione al Senato. Poi, avrà corso – è vero – un’ulteriore definitiva lettura della Camera che consentirà al governo di tirate i remi in barca prima della fine dell’anno (normalmente ciò avviene prima di Natale). Non si può negare che ‘’questi qui’’ (il copyright è di Filippo Ceccarelli) siano avvezzi a utilizzare le scadenze fino all’ultimo minuto (lo si è visto nei rapporti con la Commissione europea); ma è altrettanto evidente che, in questa occasione, Cgil, Cisl e Uil non abbiano avuto e non abbiano alcuna possibilità di veder tradotte le loro proposte ‘’in modifiche alla manovra finanziaria’’. Nell’incontro del 10 dicembre Giuseppe Conte si è limitato a prenderne atto e si è impegnato a riferire. Del resto il sedicente premier è persona ben educata e gentile soprattutto con le signore (tanto che Annamaria Furlan ha notato persino ‘’un significativo cambio di passo’’). Ma, parlando alla manifestazione di Milano, la leader della Cisl non potrà cavarsela raccontando ai quadri e ai lavoratori presenti: ‘’ È stato un incontro molto approfondito e il premier ha ascoltato la piattaforma che abbiamo illustrato e che abbiamo discusso in questi mesi. C’è stata molta attenzione per le nostre proposte. Il presidente ha assunto l’impegno di avere in futuro un’interlocuzione più frequente con le organizzazioni sindacali’’. E neppure, a Napoli, la più bellicosa Susanna Camusso (“Da Conte nessuna risposta nel merito”) potrà sottrarsi alla più ovvia delle domande: ‘’E allora?’’. Allora, niente. Si resta a guardare come abbiamo fatto fino adesso. Cgil, Cisl e Uil, per stavolta, si consoleranno con l’auspicio di Carmelo Barbagallo che concluderà (hic manebimus optime) la manifestazione romana al Teatro Jovinelli: ‘’Anche in Italia è necessario il dialogo sociale’’. Ma come è accaduto che le confederazioni sindacali non siano state minimamente coinvolte in una manovra di bilancio che ha rischiato di mettere a soqquadro l’Unione europea e taglieggiato i risparmi degli italiani? Vale il vecchio adagio: non c’è una persona più sorda di chi non vuol sentire, né una più cieca di chi si rifiuta di vedere. Ai sindacati conveniva lasciar fare al governo il ‘’lavoro sporco’’ di un prepensionamento di massa e di un rilancio strategico dell’assistenzialismo (sono questi i capitoli importanti in via di definizione?). Del resto Camusso aveva già mangiato la foglia. Al Congresso della Cgil di Bologna dimostrò di avere le idee molto chiare a proposito del rapporto con il governo giallo-verde. ‘’Non è che il governo – aveva affermato – non voglia discutere con le parti sociali. È che nega l’esistenza democratica della rappresentanza. Pensa che la rappresentanza non sia uno dei fattori fondamentali della democrazia di un paese». La leader della Cgil aveva, poi, spiegato che «anche il rapporto con il Parlamento è segnato dall’idea che c’è un’unica rappresentanza incarnata dal contratto di governo e nient’altro». Pertanto, aveva ribadito che – se non si fosse aperto un confronto – sarebbe stato necessario promuovere delle iniziative adeguate di mobilitazione: «Dobbiamo essere altrettanto netti tra di noi – aveva aggiunto subito dopo – nel dire che non è scontato, dobbiamo lavorare seriamente se vogliamo che le masse ci seguano». Ossessionati dal dubbio del fallimento, i sindacati non ci hanno nemmeno provato a chiamare i lavoratori alla lotta. Il 19, così, si limiteranno a scambiarsi gli auguri. E a spegnere le luci.
Giuliano Cazzola