Il 23 luglio è stata presentata ufficialmente la piattaforma per il rinnovo del contratto nazionale del settore assicurativo, il Diario del lavoro ha chiesto un parere al segretario nazionale della Fisac Cgil, Agostino Megale.
Prevedete sarà una trattativa veloce?
La piattaforma ha alle spalle un lavoro unitario e quindi c’è da auspicarsi che si possa giungere al rinnovo in tempi brevi visto che il contratto è scaduto a dicembre 2009.
Dopo le divisioni sulla riforma degli assetti contrattuali avete avuto difficoltà a trovare un percorso unitario?
Le divisioni hanno pesato, ma la prassi unitaria del settore ha consentito di arrivare a una sintesi condivisa da tutte le organizzazioni. D’altronde su 45 contratti firmati fino a ora 44 sono stati unitari. Spero che il lavoro svolto fino a ora costituisca da spinta propulsiva per una rinnovata unità sindacale perché le divisioni indeboliscono i lavoratori e rafforzamento le politiche sul lavoro proposte dal governo di centro destra che sono da considerare negative.
Quali sono secondo lei le richieste più importanti contenute nella piattaforma?
Ci sono quattro aspetti che considero centrali. Il primo è il consolidamento del dialogo e della concertazione nelle relazioni sindacali nel settore. Il secondo è l’occupazione, proponiamo un’idea di solidarietà che tuteli i diritti e che non guardi solo ai lavoratori assunti direttamente dalle aziende del settore assicurativo, ma anche a quelli che lavorano per le imprese a cui sono date in appalto mansioni e servizi legati all’impresa madre.
Anche per i lavoratori dei call center?
Si è un esempio calzante. In questo elemento si ravvisa la forza di un sindacato in cui i più “forti tutelano i più deboli”.
Gli altri due punti quali sono?
Il terzo punto è rappresentato dalla revisione e manutenzione delle classificazioni professionali. Si devono analizzare i salari di fatto e gli orari di lavoro reali. Il sindacato si deve mostrare attento alle classificazioni professionali e non lasciarle alla discrezione delle aziende. Infine il quarto punto è il salario. La richiesta è fatta con la consapevolezza che l’aumento proposto è superiore all’inflazione pattuita, ma si deve fare fronte ai ritardi sul fronte del rinnovo contrattuale.
Come giudica l’accordo che avete stretto con l’Abi sulla libertà sindacale?
L’accordo va visto come un primo passo per un riequilibrio democratico nella rappresentanza tra sindacati minori che fin qui hanno paradossalmente goduto di una specie di premio di minoranza e quelli maggiori che sono stati invece sfavoriti. Inoltre viene allargato il diritto di assemblea e finalmente lavoratori part time vengono considerati come i lavoratori a tempo pieno. Questo accordo ha una particolare valenza in un momento in cui si stipulano accordi sindacali che ledono i diritti stabiliti dai contratti nazionali e dalla costituzione. Come Fisac abbiamo chiarito che la democrazia sindacale è nel nostro dna.
Pensa che la decisione del Governo di non rinnovare i contratti del pubblico impiego avrà una ricaduta sulle trattative per i rinnovi nel settore privato?
Penso di no. Anche se a livello sindacale è molto importante che si dica chiaramente che la decisione del governo è sbagliata perché invece di tagliare gli sprechi e aumentare i salari per far ripartire i consumi si stanno tagliando i salari di lavoratori già in difficoltà. Facendo così si allontana l’uscita dalla crisi. Il settore privato non deve cadere nella tentazione di fare lo stesso errore.
Luca Fortis