Un incremento del 20% nel ricorso alla moneta elettronica, insieme ad un aumento della tracciabilità a 300 euro, potrebbe sottrarre all’evasione fiscale e all’economia sommersa circa tre punti di Pil per una mole di maggiori entrate tra i 40 e i 48 miliardi. E’ la stima fornita oggi dal segretario generale della Fisac Cgil, Agostino Megale, nel corso di un’iniziativa promossa dal sindacato dei lavoratori del credito e delle assicurazioni di corso d’Italia all’Università di Palermo.
La Fisac ha infatti lanciato un concorso di idee per sostenere l’uso della moneta elettronica, a fronte di un minor utilizzo della moneta contante, “per battere l’evasione e l’economia sommersa e criminale”. Il concorso, rivolto agli studenti della Facoltà di Economia dell’Università degli Studi di Palermo, prevede infatti un premio di 1.000 euro alle tre migliori tesi di laurea dal titolo: “L’uso del denaro contante nelle società contemporanee”. “Partiamo da Palermo con un progetto pilota da estendere poi nelle diverse regioni – osserva il segretario generale della Fisac, Agostino Megale – per mettere in evidenza come nel Mezzogiorno il tasso di economia sommersa super il 42% con un proliferare di lavoro nero e illegale frutto dell’azione delle organizzazioni mafiose”.
Questo, insieme ad altri fattori, determina per l’Italia “un triste primato: quello di una base imponibile evasa superiore ai 300 miliardi per mancate entrate nelle casse dello Stato pari a circa 120 miliardi di euro”. Per questi motivi la Fisac sostiene l’utilizzo della moneta elettronica, nonché di un aumento della tracciabilità: “Bisogna andare oltre quanto già fatto dal governo Monti su questo versante – conclude Megale – perché se solo immaginassimo di aumentare nei prossimi tre anni la tracciabilità a 300 euro e un incremento del 20% nel ricorso alla moneta elettronica, sarebbero tre punti di Pil sottratti all’evasione fiscale, pari ad una cifra tra i 40 e i 48 miliardi di euro”.