Cosa è successo?
L’esecutivo dell’Abi ha incaricato il responsabile delle relazioni sindacali di comunicarci che il contratto verrà disdetto.
Ma l’Abi ieri sera ha smentito.
Ha solamente smentito di averlo già disdetto.
Per quale motivo l’associazione dei banchieri avrebbe preso una decisione cosi dura?
Perché il settore è stato colpito da una grave crisi, ma questo non giustifica la sospensione dell’ultima tranche di 70 euro di aumento salariale. E’ vergognoso che i manager con i loro stipendi a quattro cifre facciano pagare la crisi ai più deboli.
Secondo voi cosa dovrebbe fari l’Abi?
Dovrebbe valorizzare il patrimonio storico di relazioni industriali della categoria, assumendo l’impegno, nella crisi del paese e nella difficile situazione del settore, di dare priorità alla difesa dei posti di lavoro e dell’occupazione, valorizzando il contratto e non mettendolo in discussione.
Un esempio pratico?
Ispirarsi al documento firmato dai sindacati confederali e Confindustria sui temi dell’occupazione e della crescita. Quell’intesa rappresenta la direzione da seguire anche per chi, come i banchieri, dovrebbe guardare con più attenzione a come far ripartire il credito per rimettere in moto gli investimenti e l’occupazione. Non c’è ragione alcuna per esasperare le relazioni sindacali, proprio quando il paese ha bisogno di unità e di coesione, scegliendo irresponsabilmente la strada della disdetta del contratto nazionale.
Cosa pensate di fare?
Qualora durante l’incontro previsto per il 16 settembre ci trovassimo di fronte ad una disdetta unilaterale e anticipata del contratto risponderemo unitariamente con la mobilitazione e con lo sciopero.
Altre iniziative?
Faremo presentare dai parlamentari di centro sinistra una proposta di legge per la riduzione degli stipendi dei manager.