Matteo Salvini si può definire un buon politico? Se questo italiano verace vorrà costruire una comunità di destini forse ha qualche prospettiva di rimanere nel cuore e nel voto di quel 34% di gente aventi diritto al voto che crede in lui. Perché le basi culturali di Salvini non sono ancora ben definite essendosi furbescamente travestito conseguenzialmente da padano a populista, da nazionalista a santone a predicatore in men che non si dica. Il dubbio è legittimo perché come ci ha insegnato Max Weber effettivamente le basi culturali di una comunità vanno ricostruite da storie e hanno bisogno di essere costantemente ristrutturate per mantenersi vive.
Abbiamo un legittimo dubbio che Salvini cerchi, come ha già fatto con la triste esperienza penta stellata, di impostare artificialmente le regole attraverso un patto, un accordo con un contratto sociale ricostruendo un’altra trappola artificiale. Lui è un politico carico di demagogia che usa sfacciatamente l’esorcismo religioso con la propensione ad aggregare le persone per meglio garantirsi la carriera politica agendo sull’istinto naturale delle persone per garantirsi la sopravvivenza. L’esorcista ha individuato il nemico che in politica è fondamentale: la paura dell’immigrazione, della violenza, della mafia organizzata, dell’Europa matrigna, diventando l’amico del popolo che combatte il nemico ristabilendo come salvatore /sovrano della Patria la normalità rispetto all’eccezione che ha “portato il Paese al declino” promuovendo leggi con procedure per cui l’ordinamento diventa sviluppo, superando la crisi ma se le scelte non sono razionali ecco che tutto salta. Salvini con la legge quota cento, con la legge sulla flat tax, con la chiusura dei porti, con la legge sull’immigrazione, sulla famiglia, contrastando l’assetto europeo che è ancora una volta uscito dalle recenti elezioni, tenta di cambiare regole che investe una parte della società ma non tiene conto che le modalità del cambiamento collettivo dell’altra parte della comunità che non lo ha votato sono escluse. E i fenomeni politici di maggior durata sono quelli che coinvolgono la maggioranza di grandi masse nei territori interessati e le generazioni coinvolte avendo come sfera politica la sfera economica,sociale, religiosa, occupazionale, di protezione concreta di una dimensione internazionale e quindi europea che protegga il nostro Paese dall’invasione di altre civiltà che non aspettano altro che potere ingoiare una Europa debole.
Dunque Salvini a nome degli italiani dovrà operare in Italia perché la buona amministrazione prevalga sullo spreco e perché l’Europa che oggi è ancora un sistema debolmente confederale ostaggio degli opposti sovranismi che fanno credere che il problema sia l’Unione mentre i problemi stanno negli Stati che la compongono e nella stessa idea sovranista, diventi concretamente una repubblica federale. Le riforme richiedono condizioni favorevoli per poter essere attuate, non si possono improvvisare e non solo essere tecnicamente possibile ma devono essere efficaci,convincenti, devono avere consenso e comunque in ogni caso costruite sul modello della democrazia rappresentativa. Salvini agisce ma non con una modalità argomentativa autorevole in grado di modificare le mentalità ma sulla base di una voracità personale di potere, mentre un’opera di sensibilizzazione di consapevolezza intorno alla natura delle vere sfide che dobbiamo fronteggiare dissuadendo le interpretazioni semplicistiche e da programmi irrealizzabili perché meramente elettoralistici, è possibile da subito: dobbiamo impegnarci per realizzare gli obiettivi del Trattato più che mai concreti ed indispensabili: piena occupazione,progresso sociale ed economico, contrasto all’esclusione sociale e alle discriminazioni,tutela dei diritti umani. Si tratta ora di trovare la forza politica per inverarli.
Alessandra Servidori