Massimo Masi, segretario generale della Uilca, i sindacati avevano mai avuto sentore del disastro che è emerso nel Monte dei Paschi di Siena?
Non così tanto, non a questi livelli. Si pensava che la situazione non fosse buona e che gli attuali amministratori, Alessandro Profumo e Fabrizio Viola, fossero per l’appunto arrivati proprio perché le cose non andavano bene. Per questo abbiamo lavorato a un piano industriale che risollevasse le sorti della banca in difficoltà. Abbiamo sempre saputo di titoli di Stato troppo elevati, con tassi d’interesse troppo alti. Ma questi ultimi fatti sono stati dei fulmini a ciel sereno.
In realtà tutto sembra iniziare diversi anni fa con l’acquisizione di Antonveneta, pagata troppo cara.
A suo tempo avevamo valutato positivamente l’operazione del Monte su Antonveneta: non ci aspettavamo certo tutto questo.
Che valutazione dà oggi dei fatti?
Da una parte ritengo che ci sia una responsabilità dei guasti della politica, dall’altra della Fondazione. Di certo, la banca era troppo chiusa all’interno.
Che ripercussioni ci saranno dentro la banca e quale sarà la sorte dei lavoratori?
Siamo preoccupati proprio di questo, soprattutto per la campagna elettorale che si sta facendo sulla pelle delle oltre 30mila famiglie interessate. I lavoratori hanno già pagato caro il piano industriale che abbiamo firmato di recente (non firmato dalla Cgil, ndr). Hanno pagato in termini di riduzione di occupazione, ma anche con le riduzioni d’orario e del salario. Sacrifici pesanti, che sono stati approvati dall’assemblea perchè coscienti del fatto che la banca si trovava in un momento difficile. Ma se ora dovessero emergere responsabilità del vecchio management siamo disposti a difendere i lavoratori con una class action.
C’è chi accusa la Banca d’Italia di non aver effettuato efficacemente la vigilanza. Lei che ne pensa?
Eravamo soddisfatti del ruolo ispettivo della Banca d’Italia perché casi del genere non si erano mai verificati finora. Ma qui, evidentemente, qualcosa è mancato. Inoltre, mi chiedo come si possa essere così severi con la Banca popolare di Milano e su Mps, invece, non accorgersi di nulla. C’è da discutere su come vengono effettuati questi controlli.
Secondo lei servirebbe una riforma degli organi di vigilanza?
Pensavamo che in Italia le banche fossero al sicuro e che la situazione fosse sotto controllo, ma se poi vengono fuori questioni come quella dei derivati al Mps, allora una riforma appare assolutamente necessaria.
Francesca Romana Nesci