La disdetta anticipata dell’Abi dal contratto nazionale ha provocato l’agitazione della categoria. Il primo sciopero ha avuto un’ampia partecipazione. Il sindacato comunque è pronto a trattare, ma secondo le sue esigenze. E non considera una vera priorità il rinnovo del contratto, che scade solo a metà del 2014. Il diario del lavoro ha intervistato Massimo Masi, segretario generale della Uilca-Uil.
Masi, volete trattare il rinnovo del contratto nazionale con l’Abi?
Si, anche se la questione ha degli aspetti molto complicati. L’Abi ha disdetto il contratto in maniera unilaterale, anticipata, non è stata una disdetta tecnica. E poi siamo l’unica categoria che non ha rinnovato il Fondo esuberi.
L’Abi propone di affidare quel compito a un ente bilaterale.
Quando l’Abi dice questo, mente sapendo di mentire. Siamo mesi che ci incontriamo con loro. Hanno impostato tutto sulla trasformazione dell’ente bilaterale, ma noi non vogliamo rinunciare a una vera pariteticità. Del resto, anche il ministero del Lavoro ha affermato che esistono notevoli difficoltà a creare questo ente bilaterale.
Avete avuto problemi analoghi per il Fondo dell’occupazione?
Questo fondo è già partito. Con ritardo, a causa di questioni burocratiche che non dipendono da noi. Un esempio: se a un impiegato mancano 3 anni per arrivare alla pensione, e contemporaneamente un giovane entra in part-time, un fondo può dare i contributi all’impiegato per aiutarlo, l’altro fondo si prende a carico il giovane.
Un’idea attuabile?
Possiamo provare.
La crisi ha influenzato le scelte delle banche?
Non nascondo che hanno difficoltà. Ma hanno voluto affrontare il problema senza il nostro aiuto. E non hanno nemmeno accettato il nostro consiglio di chiedere la collaborazione del governo. Comunque, non possono dire di non avere risorse. Tutta l’iniezione di denaro venuta dalla Bce doveva andare alla Pmi, all’economia reale, invece è rimasta alle banche.
È responsabilità delle banche se hanno erogato meno credito?
Tante volte l’investitore è cosciente che il credito gli costerebbe e che magari gli verrà negato. E quindi non lo chiede nemmeno.
Secondo lei come si potrebbe uscire da una tale situazione?
Le proposte da fare le abbiamo fatte e sono molto chiare. Dobbiamo trovare un accordo per il Fondo esuberi, altrimenti non possiamo nemmeno fare degli accordi in caso di surplus di personale. Poi, se loro ritirano la disdetta, siamo disponibili a trattare.
Ma discuterete anche dei problemi manifestati dalle banche?
Discuteremo dei loro problemi, ma anche dei nostri. Possiamo cominciare a mettere nero su bianco una bozza di accordo, per poi discuterla.
Secondo Lei l’Abi può accettare questa proposta?
Loro vorrebbero la nostra disponibilità a cambiare il contratto per togliere gli scatti, gli aumenti salariali, e così via. Noi non siamo assolutamente disponibili ad accettare questa linea. Anche se è una nostra esigenza cambiare. Il nostro è un contratto purtroppo datato e non più funzionale.
Gli esuberi possono essere superati spostando i lavoratori in altri settori produttivi?
Si, e questo andrebbe a vantaggio delle banche.
Altre proposte innovative per il settore?
La banda larga. Perché le banche non investono sulla banda larga? Potrebbe portare dei vantaggi economici per tutti. Secondo me ci sono tanti modi per fare innovazione. Il problema è che l’Abi è vecchia, autoreferenziale e non è capace di rinnovarsi.
Potrebbe essere una soluzione statalizzare una banca?
Io sono contrario. Abbiamo fatto tanto per eliminare l’Iri. Tornare indietro mi sembrerebbe abbastanza pleonastico in questo momento. Come per la Cassa depositi e prestiti, si potrebbe però instaurare un meccanismo per cui alcune banche potrebbero dare maggiori garanzie ad alcune imprese importanti per il paese, per esempio Finmeccanica.
Ma partirà il dialogo con l’Abi?
Loro dicono di essere disponibili a discutere, ma per ora non ci sono stati incontri. Tanto che abbiamo indetto altre 15 ore di sciopero. Esiste una grande voglia di partecipazione. La categoria dei bancari non è abituata a scendere in piazza, ma al momento dello sciopero abbiamo avuto dei risultati incredibili. Comunque, lo ripeto, noi siamo sempre disponibili per un incontro.
A quando?
Anche in pochissimi giorni, ma è l’Abi che ci deve chiamare. Intanto stiamo organizzando una audizione presso le commissioni Finanze della Camera e del Senato, sperando che ciò possa aiutare una ripresa della trattative.
Ma il sindacato ha davvero intenzione di accelerare le trattative?
Per noi la priorità oggi non è il contratto, che scade a giugno. È il Fondo del sostegno al reddito, considerato che è uno dei pochi ammortizzatori sociali che abbiamo.
Emanuele Ghiani