A 5 anni dalla disposizione dell’Antitrust, convalidata da Tar e Consiglio di Stato (già rinviata dal luglio 2009 a luglio 2010), la Cassa Depositi e Prestiti, in attuazione della sentenza del Consiglio di Stato, ha ceduto al Ministero del Tesoro la propria quota azionaria di Enel, pari al 17,36%, mantenendo il 29,9% di Terna.
L’operazione rientra in un più vasto movimento di partecipazioni che (a conclusione e a fronte della cessione al tesoro delle proprie quote in Enel, Poste e STM) vedrà Cassa Depositi e Prestiti (CDP) diventare il primo azionista di Eni, con circa il 20% del capitale. Per il segretario generale della Flaei, Carlo Masi, la montagna ha partorito il topolino. “Con un po’ più di coraggio – sostiene – CDP, in linea con la missione istituzionale affidatale di finanziare lo sviluppo del Paese, avrebbe potuto svolgere un determinante ruolo di supporto all’economia italiana, attraverso investimenti in infrastrutture di interesse pubblico, in particolare per le Reti”. Inoltre per Masi la Cassa Depositi avrebbe dovuto assumersi il compito di garantire: “sicurezza al Sistema Nazionale; recupero del gap infrastrutturale tra Nord e Sud d’Italia; terzietà, sviluppo ed efficienza delle Reti; loro adeguamento e innovazione; sostegno delle Fonti rinnovabili”.