Chiara Moriconi
(vedi il testo in Documentazione)
Questo accordo, ovviamente nell’ambito proprio della contrattazione aziendale, presenta alcuni punti interessanti e significativi anche in riferimento al contesto in cui è destinato ad operare.
Marzotto infatti, da tempo, ha in corso un complesso processo di riorganizzazione e di ristrutturazione comune peraltro a molte aziende del settore), teso a ridisegnare un gruppo che oggi si presenta fortemente internazionalizzato, come confermano le recenti acquisizioni, e con la esigenza di modificare l’organizzazione delle attività, definendo una specializzazione produttiva degli stabilimenti.
Le linee di politica industriale erano già state fissate in precedenti intese; Quest’ultima, che le richiama e le conferma, oltre ad affrontare le materie proprie della contrattazione di secondo livello (relazioni sindacali, ambiente e sicurezza,salario ecc), cerca di dare risposte concrete ai problemi che nascono da queste due direttrici di fondo (internazionalizzazione, specializzazione produttiva). Proprio queste risposte, che ritroviamo nella parte relativa al sistema di relazioni sindacali e di informazione, ed in quella relativa alla formazione, mi sembrano essere le parti più innovative e interessanti dell’intesa e che meritano particolare attenzione.
Per quanto attiene alla parte economica l’accordo, pur modificando alcuni aspetti anche rilevanti, mantiene la struttura di base che fin dall’accordo del ’95 (confermato da quello del ’98) ha come riferimento la redditività industriale della società, collegata alla presenza dei lavoratori.
Sotto il primo profilo (internazionalizzazione del gruppo) si istituisce il Comitato aziendale europeo, già previsto dall’accordo interconfederale del ’96, ma fino ad oggi non applicato. Ma la parte realmente innovativa riguarda il sistema delle informazioni, che viene esteso alle società collocate all’estero. E’ indubbio infatti che esiste una stretta interdipendenza (non necessariamente industriale) tra le società anche estere. Escluderle dal momento informativo significa in realtà limitare la possibilità di comprensione dei fenomeni economico/produttivi che riguardano la realtà in cui si opera.
Mi sembra essere questo uno dei punti qualificanti dell’accordo, che consegna alle parti una visibilità sull’andamento generale del gruppo, andamento che naturalmente influisce a vario titolo su quello delle singole realtà (anche naturalmente, sui loro risultati economici). Da questo, se avrà una vera applicazione, dovrebbe nascere un rafforzamento del sistema informativo nel suo insieme, da cui deriverebbe maggior efficacia e verificabilità anche alla parte che riguarda direttamente il sistema italiano. Uso il condizionale perché troppe volte, soprattutto in materia di informazione e di partecipazione, gli accordi, anche se ben strutturati, sono stati poi disattesi o dimenticati.
L’attenzione per un sistema partecipativo che vede il suo primo elemento nelle informazioni, trova conferma nelle commissioni già esistenti (ad esempio quella sul salario) e nella possibilità, prevista oggi per la prima volta, di costituirne di nuove su argomenti specifici ritenuti di comune interesse, cui possono partecipare lavoratori non facenti parte delle Rsu (con, ovviamente, competenze professionali specifiche). Ma soprattutto nella previsione, seppur in via sperimentale, della progettazione congiunta di un piano di formazione che riguarda operai e impiegati, progettazione congiunta che costituisce anch’essa una novità e per Marzotto e per il settore.
Anche attraverso un processo di formazione così caratterizzato si cerca di dare risposte al secondo profilo, che definisce l’attuale piano di riorganizzazione dell’azienda, e cioè il passaggio da una precedente netta divisione organizzativa per marchi ad una specializzazione delle attività produttive dei singoli stabilimenti, con evidente coinvolgimento delle professionalità esistenti.
L’adozione da parte dell’azienda del codice di condotta sul rispetto dei diritti fondamentali dei lavoratori nei Paesi dove sono presenti gli insediamenti produttivi, previsto dal contratto nazionale, contiene anch’essa una novità: le linee di attuazione infatti vengono demandate congiuntamente all’azienda e alle organizzazioni sindacali.
Ritornando alla parte economica, fermo restando il riferimento alla redditività, ripartita anche in funzione della presenza, le novità attengono al riferimento dei risultati all’insieme del gruppo, comprese le realtà delocalizzate (e quindi con omogeneità delle singole realtà, e con evidente incidenza sul tasso di variabilità del premio), nonché ad una diversa modulazione degli effetti dell’assenteismo.
Un accordo, quindi, equilibrato, in cui è evidente il riconoscimento reciproco delle parti e chiaro l’interesse a trovare soluzioni concordate, tanto più utili in un momento di profonda trasformazione dell’azienda e del suo modo di presentarsi sul mercato. Peraltro, senza confusione di ruoli, avendo l’azienda mantenuto la sua completa autonomia strategica e avendo il sindacato, attraverso il rafforzamento delle proprie capacità conoscitive mantenuta ed accresciuta la sua capacità di stimolo e di controllo a tutela de propri rappresentati.
Gli impegni che le parti si sono assunti reciprocamente sono impegni seri, che richiedono attenzione ed energia, ma soprattutto una gestione costante. Troppe volte, ripetiamo si sono visti accordi svuotati di contenuti nel tempo, essendo le parti travolte dalla loro quotidianità di lavoro, che talvolta sembra allontanare la capacità di seguire le innovazioni.