“Il decennio pre-crisi è stato per l’Italia un tempo di crescita modesta. Le cooperative italiane hanno quasi raddoppiato il loro peso economico e sociale, in termini di ricavi, di occupazione, di patrimoni, portando l’incidenza dell’economia cooperativa sul PIL al 7,7% di oggi”. Lo ha detto Luigi Marino, presidente di Confcooperative e dell’Alleanza delle Cooperative Italiane intervenendo all’apertura della due giorni organizzata dall’Euricse a Venezia sul 2012, proclamato dall’ONU, Anno Internazionale delle Cooperative.
“Venuta – prosegue – la crisi, nei tre anni 2009-2010-2011, le cooperative hanno continuato ad incrementare l’occupazione. Hanno portato avanti l’impresa mutualistica anche quando altre imprese si sarebbero arrese. Per fare questo hanno accettato di avere una redditività ridotta”.
“Il valore delle cooperative – aggiunge – sta nella forte interpretazione dell’impresa mutualistica. La mutualità segna la diversità dello scopo dell’impresa cooperativa”. “Una recente sentenza della Corte di Giustizia di Lussemburgo – ha ricordato Marino – ha messo il sigillo di una giurisprudenza autorevole su questa posizione e afferma che le cooperative non si trovano in una situazione di fatto e di diritto analoga a quella delle società commerciali, purché, tuttavia, esse operino nell’interesse economico dei loro soci e intrattengano con questi ultimi una relazione non puramente commerciale, bensì personale particolare, in cui essi attivamente partecipino e abbiano diritto ad un’equa ripartizione dei risultati economici. È un punto fermo che speriamo aiuti a capire i tratti distintivi dell’economia cooperativa le istituzioni della UE”.
“All’esame del Parlamento europeo – ha aggiunto Marino – si trovano un’iniziativa sull’imprenditoria sociale in Europa e una sui fondi europei per l’impresa sociale. Si tratta di un fenomeno politico che dobbiamo accogliere con grande favore. È il riconoscimento che l’agire economico può avere motivazioni diverse dal profitto, dalla aspettativa di dividendi, dalla ricerca di capital gains. È pure la presa d’atto il riconoscimento che queste motivazioni possono generare e sostenere vere attività imprenditoriali”.
“Occorre evitare – conclude – che tra le nuove imprese sociali vi siano i cavalli di Troia dentro i quali l’economia capitalistica colonizzerebbe anche parte dell’economia sociale. Le cooperative hanno dimostrato ripetutamente di avere grandi riserve di potenzialità inespresse. Non sono una formula che scade. Sono innanzitutto un atteggiamento di responsabilità, di realismo, di collaborazione leale. Ora è tempo di fare altri passi avanti”. (LF)
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