“La situazione di difficoltà dell’agricoltura italiana non dipende solo dalla crisi generale ma dal fatto che stiamo vivendo i drammatici effetti di quelli che sono i due furti ai quali sono sottoposte giornalmente le nostre imprese: da una parte il furto di identità e di immagine che vede sfacciatamente immesso in commercio il cibo proveniente da chissà quale parte del mondo come italiano; dall’altra il furto di valore aggiunto che vede sottopagati i nostri produttori agricoli senza alcun beneficio per i consumatori”. Così il presidente della Coldiretti, Sergio Marini, che all’assemblea nazionale ha sottolineato l’esistenza di “un caso Italia” con i redditi agricoli diminuiti tra il 2000 e il 2009 del 36% contro una crescita del 5,3% nell’Unione europea.
Secondo i dati resi noti all’assemblea di Coldiretti, per ogni euro speso dai consumatori per l’acquisto di alimenti oltre la metà (il 60%) va alla distribuzione commerciale, il 23% all’industria di trasformazione e solo il 17% per remunerare il prodotto agricolo. Il prezzo di un prodotto aumenta più di cinque volte dal campo alla tavola per colpa delle distorsioni e delle speculazioni lungo la filiera.
Per Marini, “l’unica leva competitiva possibile per il made in Italy agroalimentare é quella di essere diversi perché migliori” ma “il problema é non farsi copiare le nostre eccellenze e non replicare modelli che il mercato ha già abbondantemente bocciato, come nel caso degli ogm”.
Per questo la Coldiretti ha scelto una strategia fondata su tra capisaldi con valenza economica e sociale: trasformare le materie prime agricole in cibo per aumentare il potere contrattuale nella filiera e sfuggire alla morsa delle speculazioni sulle materie stesse; costruire un modello di rappresentanza di filiera che coinvolga cooperative e consorzi agrari affinché tutto il cibo arrivi fino agli scaffali; mantenere un’etica sociale che si basi sulla responsabilità del fare, la trasparenza della filiera, l’interesse e le aspettative della gente intese come priorità.
La Coldiretti chiede alla politica di “saper scegliere tra chi investe, si impegna e innova e chi fa il furbo e vive di rendita”.
Marini ha poi ricordato il progetto operativo per una “Filiera agricola tutta italiana” che ha come obiettivo di sostenere il reddito degli agricoltori eliminando le distorsioni e tagliando le intermediazioni con l’offerta attraverso la rete di consorzi agrari, cooperative, farmers market, agriturismi e imprese agricole di prodotti alimentari al cento per cento italiani firmati dagli agricoltori al giusto prezzo.
Marini ha detto infine, riferendosi alla minaccia delle Regioni di restituire le deleghe sull’agricoltura a seguito del taglio di risorse proposto nella manovra, che “occorre fare attenzione che il conflitto in atto tra governo e Regioni non danneggi le imprese impegnate in settori come l’agricoltura, le cui competenze sono state da tempo completamente trasferite a livello regionale”. (FRN)