Noi non dimentichiamo. Sono 18 anni che ci manca l’amico professore Marco Biagi massacrato dalle brigate rosse per difendere il lavoro. In queste ore leggendo i provvedimenti che il Governo ha adottato per fronteggiare il virus pestilenziale siamo più che mai certi che se avessimo anche solo applicato gli studi del giuslavorista saremmo, sul piano dell’emergenza economica e del mercato del lavoro sicuramente meno in affanno. Il rapporto con l’Europa e le politiche industriali erano il viatico per l’innovazione ,la partecipazione dei lavoratori ,le tutele per tutti i rapporti di lavoro uguali sia per il lavoro dipendente privato pubblico autonomo, auspicando finanche uno statuto dei lavori che non abbiamo mai realizzato. E invece ritroviamo nel decreto cd Cura Italia ( il titolo sembra un dileggio!)le solite differenze di trattamento tutela de lavoro e dei redditi da lavoro, e c’è ancora molto da fare riguardo il lavoro autonomo e le anticipazioni della cassa integrazione. Sono inaccettabili i 600 euro una tantum per il lavoro autonomo, così come è inaccettabile che la durata di questa provvidenza sia limitata a un mese: dovrebbe avere quanto meno la stessa estensione della cig.La parte riguardante il fisco scritta così sembra una partita di giro ,ovvero, rinvio di qualche mese per i piccolissimi e per tutti gli altri nulla.Per esempio le strutture più deboli come gli enti del terzo settore che sono la parte operativa del welfare non hanno esenzioni ma solo sospensioni e significa per loro non aver ossigeno per assistere i più deboli e dare ai loro operatori socio sanitari lo stipendio . Nelle prime bozze del decreto inoltre erano stati previsti aiuti ai cargiver sbloccando così in parte il Fondo ostaggio di un testo di legge di Nocerino in discussione sofferta al Senato ma poi, nel Testo definitivo anche se solo erano stati previsti 500 mila euro( che badate bene significava 41 euro al mese per i parenti che assistono i disabili e dunque una inezia), sono spariti anche quelli. Il problema non è l’entità delle risorse messe a disposizione, ma la capacità di spendere e spendere bene. In ogni caso, questo non può essere l’unico decreto ma nell’arco di un paio di settimane, entro un mese al massimo, deve essere seguito da un altro di correzione necessaria del primo. Sarà, quindi, fondamentale il passaggio parlamentare da subito per integrazioni, miglioramenti e modifiche ,inoltre serve più coraggio e chiarezza anche rispetto le banche e la liquidità, stiamo a vedere perché tutto dipende dall’atteggiamento del sistema creditizio nei confronti del mondo delle imprese: se sarà generoso e lungimirante, neutrale oppure, miope. E a questo proposito anche il rapporto con la Bce e l’Europa è fondamentale. Marco Biagi ci ha insegnato che già da allora le trasformazioni sociali ed economiche in corso pongono al mondo del lavoro nuove sfide e la necessità di individuare nuove idee su misure e interventi da mettere in agenda nella nuova legislatura dell’Unione: qualità dell’occupazione, mobilità transnazionale dei lavoratori, parità di genere, formazione e sviluppo delle competenze, il ruolo dei servizi pubblici per l’impiego e la regolazione delle nuove forme di lavoro. Lui era convinto, e se ne assunse la responsabilità fino alla morte, di focalizzare l’attenzione dei decisori politici e delle parti sociali europee anche sui possibili percorsi di rilancio della dimensione sociale dell’Unione Europea, soprattutto in occasione dei piani di azione e proprio quest’anno abbiamo di fronte il passaggio cruciale del 2020, in cui verrà a scadenza il piano d’azione “Europa 2020” che ha guidato le istituzioni comunitarie nell’ultimo decennio. Nel tempo trascorso dalla morte di Biagi è cambiato tutto nel mondo e in Europa, ma le idee del giuslavoratista restano di stretta attualità. È stato un autentico riformatore che aveva colto con grande acume e lungimiranza da una parte le trasformazioni economiche e del mondo del lavoro, e dall’altra la necessità di una maggiore adattabilità della contrattazione alle esigenze della produzione ponendo sempre al centro la persona umana, i suoi diritti, la dignità del lavoro. Biagi riteneva che il problema fosse – e lo è ancora oggi – l’insufficienza di strumenti per migliorare l’occupatibilità delle persone a partire dalle politiche attive del lavoro e dai servizi per l’impiego. La sua visione manifestava costantemente una forte sensibilità verso le ragioni del lavoro, la continua ricerca per trovare delle soluzioni in grado di dare prospettiva al lavoro, era consapevole di quanto sia fondamentale promuovere processi reali in grado di creare lavoro con una costante attenzione ai corpi intermedi, nei quali le parti si devono confrontare. Era portatore di una grande modernità. Marco aveva previsto come non fosse facile prevedere un allontanamento tra gli estremi nel mercato del lavoro causato dalla finanziarizzazione dell’economia. Se oggi si vuole proteggere il lavoratore , il capitale scappa. Le multinazionali approfittano più degli altri di questa situazione ma sono paralizzate anche le politiche dei governi che non possono proporre un tipo di tassazione che rischia di far scappare anche i capitali minori. I Paesi europei divisi, sono troppo piccoli per entrare nei grandi settori mondiali dominati da aziende cinesi o statunitensi. Ci manca la produzione certo, ma anche la dignità e la partecipazione alla società di queste persone. E soprattutto al Professor Biagi aveva nelle priorità ciò che riguardano i giovani e le donne, categorie ulteriormente svantaggiate. Purtroppo anche la visione di sussidiarietà di Biagi stenta ancora ad essere sviluppata , significa che quanto può essere fatto a livello locale lo si deve fare a livello locale ma i grandi problemi come innovazioni scientifiche, regole del commercio, difesa, devono essere pensati a livello continentale. Marco voleva recuperare il volto dell’Europa È evidente che l’Unione europea è incompiuta, ma piuttosto acceleriamo la costruzione di quanto manca e custodiamo la memoria di quanti, come Biagi, hanno creduto nell’Europa.
Alessandra Servidori