La notizia è che non ci sono particolari novità. Parlando oggi a Ginevra, in una conferenza stampa organizzata in vista dell’apertura del salone dell’auto che si tiene annualmente nella città svizzera, e che sarà aperto al pubblico dal 3 al 13 marzo, Sergio Marchionne ha dato mostra di mantenere la rotta tracciata a Milano, a inizio anno, in occasione della quotazione della Ferrari a piazza Affari. “Dobbiamo concentrarci sul rispetto degli obiettivi che ci siamo dati per il 2018”, aveva detto il 4 gennaio scorso. “Sono quelli che creano valore per gli azionisti. Poi potremo tornare a pensare alle alleanze.”
Coerentemente, l’amministratore delegato di Fca, rispondendo alle domande poste dai giornalisti presenti, ha smentito le voci che vi siano contatti in corso tra la stessa Fca e la francese Psa, nata dalla fusione fra Peugeot e Citroën. Voci peraltro ricorrenti almeno a partire dal 2009. Allo stesso modo, Marchionne ha detto che Fiat Chrysler, che è “vicina” sia alla Suzuki che alla Mazda, è pronta a continuare collaborare con l’una e con l’altra su singoli progetti, ma che non è loro “abbastanza vicina” per proporgli una fusione così come fatto nei mesi scorsi nei confronti di General Motors.
Su questo punto, in sostanza, Marchionne ha implicitamente confermato che dopo il rifiuto oppostogli da Mary Barra, Ceo di General Motors, nel panorama attuale del’industria dell’auto non c’è un grande costruttore con cui lo stesso Marchionne possa realisticamente portare avanti la sua strategia di crescita dimensionale del gruppo da lui guidato. Poiché ciò che servirebbe sarebbe un’alleanza che fosse in grado di cambiare “radicalmente” il paesaggio del settore. Di qui l’imperativo “concentrarsi sugli obiettivi del piano industriale 2014-2018”, enunciato a Milano e ribadito a Ginevra. E, da questo punto di vista, l’affermazione principale fatta oggi da Marchionne è quella di essere “assolutamente” fiducioso sul raggiungimento di tali obiettivi anche in mancanza della fusione con un altro gruppo.
Con tono studiatamente dimesso, Marchionne ha quindi dichiarato che “non ha brutte notizie” da offrire alla stampa, avvertendo i giornalisti che devono prepararsi al lancio di una serie di nuovi modelli. E qui Marchionne ha rivendicato di aver sostenuto, a suo tempo, che per lanciare i famosi nuovi modelli bisognava attendere la ripresa del mercato dell’auto. Ripresa che è ormai in corso, almeno per quanto riguarda due aree cruciali per Fca: Nord America ed Europa. Proprio oggi, infatti, in un comunicato datato da Auburn Hills, Michigan, la sezione a stelle e strisce di Fca ha annunciato che, per ciò che riguarda gli Stati Uniti, in febbraio le vendite sono salite del 12% e che quelle di quest’anno sono le migliori vendite realizzate in un mese di febbraio a partire dal 2006. Sono stati quindi superati i livelli pre-crisi.
Tornando ai modelli, a Ginevra ne saranno presentati dieci, tra nuovi e restiling. Tra le novità primeggia il Levante, ovvero il primo Suv mai realizzato nella storia del marchio Maserati. Suv la cui produzione è stata avviata a fine febbraio nello stabilimento torinese di Mirafiori.
Uno degli effetti dell’almeno temporaneo abbandono di progetti di fusione con altri gruppi necessariamente esteri, è proprio una crescita del valore delle radici italiane di Fca. Da questo punto di vista, tre sono le affermazioni degne di nota.
La prima è che Marchionne non ha negato l’ipotesi di un possibile ritorno dell’Alfa Romeo in Formula 1. La seconda è l’annunciato impegno a fare il massimo possibile per far sì che entro il 2018 venga raggiunta la piena occupazione degli addetti degli stabilimenti italiani di Fca. La terza, che è anche una conferma, è una mano tesa a sostegno del governo guidato da Matteo Renzi. A proposito dei rilievi avanzati dall’Unione europea sull’elevato debito pubblico dell’Italia, Marchionne ha osservato infatti che il fenomeno è noto da anni e che, in ogni caso, non si è formato per responsabilità di Renzi.
Inedito, ma interessante perché rivelatore degli umori del mondo degli affari, è stato infine un commento sulla cosiddetta Brexit. L’eventuale uscita della Gran Bretagna “andrebbe a sfilacciare l’Unione europea”. La quale, peraltro, “ha già bisogno di conferme continue. E se comincia a perdere pezzi, diventa problematico anche il resto”. Rispondendo poi al quesito posto da un giornalista, Marchionne ha concluso affermando: “Non credo che il problema più importante” dell’eventuale Brexit sia la collocazione della “sede fiscale di Fca”. “Ma questo – ha soggiunto – non lo dico per incoraggiare gli Inglesi a uscire” dalla Ue.
@Fernando_Liuzzi