Sergio Marchionne ha annunciato durante la presentazione del piano industriale Fiat a Torino lo spin off dell’auto e lo scorporo del settore dei mezzi pesanti: Fiat scorporerà, infatti, le attività di Iveco, Cnh e parte di Powertrain in una società che chiamerà Fiat Industrial. L’ad ha anche sostenuto che “le radici della Fiat Auto sono e resteranno in Italia e che per dimostrare ciò l’azienda porrà le basi per raddoppiarla entro il 2014, portandola dalle 650.000 unità del 2009 a 1,4 milioni”. Riguardo agli stabilimenti, oltre alla conferma della chiusura di Termini, Marchionne ha confermato gli ingenti investimenti su Pomigliano d’Arco. Infine ha ricordato che l’azienda dal 2004 ha raggiunto “passo dopo passo, se non superato, tutti gli obiettivi che si era posta”. Per la Cisl il pino industriale presentato dalla Fiat è “molto ambizioso, ma può aprire una nuova stagione nelle relazioni industriali del paese”. Scettica la Fiom, che ricorda come già prima della crisi la Fiat producesse nel paese 900.000 auto. Il sindacato si dice preoccupato per “l’evidente marginalizzazione del Paese rispetto al nuovo assetto Fiat”. Per la Uilm da un lato c’è la buona notizia di un incremento della produzione negli stabilimenti italiani e, dall’altro, la preoccupazione per uno spin-off del settore auto. I metalmeccanici della Uilm però assicurano che come sindacato “faremo sì che le produzioni possano crescere”. Anche l’Ugl accetta criticamente la sfida del nuovo piano industriale. (LF)