Maurizio Landini porta in dono a Giorgia Meloni un libro, (ironicamente L’uomo in rivolta di Camus), Pierpaolo Bombardieri, con altrettanta ironia, le porta una calcolatrice. Luigi Sbarra è invece a mani vuote, ma alla premier che gli chiede “e voi non mi portate nulla?” risponde: “le portiamo le nostre proposte per migliorare la politica di sviluppo del paese”. E potrebbe pure finire qui la cronaca delle sei ore di Palazzo Chigi. Sei ore filate, una maratona, con una brevissima pausa pranzo, come ai bei tempi degli incontri “veri” tra governo e parti sociali: ma alla fine tutto è rimasto esattamente come prima. Il governo conferma la manovra, Cgil e Uil la bocciano e confermano lo sciopero generale del 29; la Cisl, invece, la promuove, pur chiedendo qualche aggiustamento che, Sbarra ne è certo, arriverà.
L’incontro, tanto atteso e cosi a lungo rinviato, è stato aperto da Giorgia Meloni, che ha illustrato a lungo, dettagliatamente, la legge di bilancio nei suoi contenuti, rimarcando come sia la migliore delle manovre possibili. Poi hanno parlato i sindacati. Luigi Sbarra è soddisfatto, anche se ammette che al “generale apprezzamento su molte misure” si accompagna la convinzione che ci siano “aspetti che non ci convincono e che abbiamo chiesto di cambiare”. Landini no, non è soddisfatto, e per la manovra ha un solo aggettivo: “pessima”. Bombardieri, al rientro dalla pausa pranzo, appariva perplesso, non ha ben compreso, spiega, se ci sia o meno la volontà da parte del governo di modificare effettivamente qualcosa: “Non mi è chiaro se c’è ancora un margine di discussione, perché ci sono risorse aggiuntive, o se è una discussione già chiusa”. Ma alla fine della maratona conclude anche lui che no, non va: “Non c’è neanche un euro per fare investimenti per la sicurezza sul lavoro, sulla sanità, poi, è vero che in termini assoluti sono state messe più risorse che in passato, ma gli investimenti in sanità vanno misurati in percentuale al Pil. Ma davvero non si poteva fare nient’altro?”
Landini, a sua volta, chiosa: “Non si sono potuti fare passi avanti, il Governo ha riconfermato che la manovra è quella presentata in Parlamento. I margini sono quelli, gli spazi di modifica sono limitati. Se si condivide l’impianto bisogna stare dentro quella logica. Noi quindi confermiamo il giudizio di una pessima legge di bilancio che non affronta e non dà un futuro al Paese. Lo sciopero è confermato, perché c’è la necessità di invertire questa tendenza non più accettabile”. Inoltre, aggiunge, non s’è mai visto che una manovra sia discussa coi sindacati quando già da settimane è già stata decisa e perfino già presentata al Parlamento col bollino di “immodificabile”.
Opposto il film che ha visto la Cisl. La manovra, spiega Sbarra, raccoglie molte delle richieste del suo sindacato, pur necessitando di aggiustamenti; in particolare, elenca, “chiediamo che sia eliminato il taglio strutturale degli organici nel mondo della scuola, il blocco parziale del turn-over negli enti locali, nella ricerca e nell’università. E ancora, abbiamo chiesto di aumentare di più le pensioni minime e il fondo sulla non autosufficienza, abbiamo detto che bisogna tagliare le tasse al ceto medio, così come abbiamo chiesto che venga riconsiderato il taglio al fondo automotive”.
Su questi aggiustamenti, afferma il segretario Cisl, Meloni ha dato la disponibilità a discutere: “Sul complesso delle nostre richieste i ministri presenti hanno dato piena disponibilità a incontrare il sindacato per ragionare su questioni tematiche; la presidente del consiglio Meloni, nella replica, si è dichiarata d’accordo, e ha invitato i ministri ad aprire subito momenti di approfondimento, nella prospettiva di trovare soluzioni coerenti con le nostre richieste, dentro e fuori il perimetro della manovra economica”. Dunque, nei prossimi giorni la Cisl “continuerà a incontrare i gruppi parlamentari, parteciperà alle riunioni con i singoli ministri nel tentativo di cambiare e migliorare ancora le parti che non ci convincono”. Ma non solo: Sbarra guarda avanti, e intende proporre al governo, “attraverso il dialogo sociale, un orizzonte di interlocuzione che vada oltre la legge di stabilità”.
Non vede nessuna apertura, invece, Bombardieri: “Confermiamo lo sciopero perché abbiamo illustrato le nostre richieste e il Governo ha ribadito le decisioni che ha assunto, anche se ha dato una disponibilità a discutere della detassazione degli aumenti contrattuali. Nessuno mette in dubbio che il Governo abbia consolidato strutturalmente il cuneo fiscale, ed è un risultato che io rivendico, ma è per cinque anni e, comunque, nella busta paga di gennaio non entrerà un euro in più. Per recuperare il potere d’acquisto si potevano detassare gli aumenti contrattuali, si poteva lavorare anche sulla contrattazione di secondo livello, incentivandola e detassandola. Sono misure pratiche, che non hanno nulla di fondamentalista. Inoltre, non c’è una disponibilità a ragionare sul fisco, e nemmeno sulle pensioni, capitoli per noi fondamentali”.
Abbiamo fatto diverse proposte anche su dove si potrebbero recuperare i soldi necessari, ma non mi pare che il Governo abbia dato disponibilità a discutere – insiste il segretario Uil – Se poi il Governo decide di cambiare le scelte e ci convoca domani, non ci sottrarremo al confronto. Ma oggi sono emerse due visioni diverse e, ripeto, non c’è la disponibilità del Governo a cambiare la manovra”.
Insomma, malgrado la maratona, governo e Cgil – Uil restano distantissimi, ma un abisso separa anche le prime due confederazioni dalla Cisl. L’unico risultato concreto del lungo incontro, alla fine, è di impedire alla premier di partecipare alla manifestazione di stasera a Bologna in vista del voto di domenica per le regionali: proprio a causa del protrarsi dell’incontro con i sindacati, fanno sapere da Palazzo Chigi, Meloni non potrà essere fisicamente a Bologna per il comizio del centrodestra in vista delle elezioni regionali, ma si limiterà a un video collegamento. E chissà che questa variazione di programma non le faccia piacere.
Nunzia Penelope