L’apertura di Maurizio Landini rispetto a una possibile intesa con Confindustria, lanciata attraverso una intervista al Fatto Quotidiano di martedì 5 dicembre, lascia freddo Carlo Bonomi. Interpellato dal diario del lavoro a margine di un incontro con la stampa estera, il presidente degli industriali afferma di aver letto l’intervista, ma di non esserne rimasto particolarmente colpito: “Io il patto sociale lo chiedo da due anni, e se non si è mai fatto non è certo per nostra indisponibilità”. Dunque, se ora anche Landini arriva a conclusioni analoghe, chiedendo addirittura “un incontro” agli industriali, ben venga, ma nelle parole di Bonomi sembra prevalere lo scetticismo: “avevo chiesto il patto sociale per la prima volta nel corso dell’assemblea di Confindustria di due anni fa – ricorda – proposta accolta con molto interesse e convinzione anche dal presidente Draghi, che si era speso per darvi attuazione. Ma qualcuno all’epoca pensava di avere un rapporto privilegiato con l’allora ministro del Lavoro, e questo ha sempre impedito di procedere”. Il riferimento è appunto alla Cgil e al suo, vero o presunto, stretto legame con Andrea Orlando, titolare all’epoca del Lavoro, che come Landini mai si era appassionato alla discussione sul Patto.
Tuttavia dall’intervista al Fatto sembrano emergere novità. Parlando con il giornale diretto da Marco Travaglio, Landini ha infatti osservato che tra il sindacato e la Confindustria esistono parecchi punti di convergenza, dovuti alle rispettive critiche su una manovra ritenuta da entrambi carente: dalla questione salariale agli incentivi per le imprese che investono, dalla politica industriale alla sovranità energetica, fino alla battaglia comune contro gli appalti al massimo ribasso e alle finte cooperative. E alla domanda del giornalista, se fosse possibile su questi temi “un incontro, o una iniziativa comune”, assieme a Confindustria, Landini ha risposto: “si, è un incontro da realizzare. La situazione è grave, nessuno è in grado di venirne fuori da solo. Occorre investire sul mondo del lavoro e coinvolgerlo nel ridisegno di un nuovo modello sociale ed economico’’.
Al momento, però, Bonomi nega che ci siano, o ci siano già stati, contatti con la Cgil per verificare la possibilità di quell’incontro richiesto e auspicato da Landini.
Inoltre, se è vero che al ministero siede oggi un titolare diverso da Orlando, è vero anche che le posizioni di Confindustria e sindacati coincidono su alcuni terreni (come per esempio sulla flat tax, che anche oggi Bonomi ha bocciato su tutta la linea, ritendendola oltremodo dannosa da ogni punto di vista) ma su altri fronti le posizioni restano divergenti. Anche per quanto concerne il costo del lavoro e i salari, Bonomi insiste che il taglio del cuneo (che la Confindustria vorrebbe alzare fino a 16 miliardi, quindi ben più corposo di quello previsto dalla legge di bilancio) vada per due terzi alle buste paga e un terzo alle imprese, mentre la Cgil ha sempre detto di volerlo destinare interamente ai lavoratori. Distanza anche sulle pensioni: per la Cgil la quota 102 decisa dal governo in sostituzione di quota 100 è il minimo sindacale, per Bonomi, invece, quelli per i “prepensionamenti’’ sono soldi buttati, visto che, sottolinea, oggi nell’anno 2022, l’età media reale per accedere alla pensione è pari a 61 anni e poco più; e dunque nessun particolare aggiustamento in funzione “anti scalone Fornero” sarebbe necessario. Ma Landini non parla a casaccio, e se lancia una simile suggestione, qualcosa in ballo ci sarà. Tanto più che – altra suggestione – oggi Bonomi ha incontrato anche il leader dei Cinque stelle Giuseppe Conte, trovandosi d’accordo rispetto alle critiche sulla manovra. E lo stesso Conte aveva visto ieri Landini, col quale la sintonia, a detta di entrambi, è stata totale.
Nunzia Penelope