“Il Novecento è finito da vent’anni, mi dispiace per chi non si rassegna, ma deve farsene una ragione. Accettiamolo e rispettiamoci, senza provocazioni, senza ingiurie, e senza raffigurarsi egemonie ormai finite da tempo’’. È la sola frase polemica che Luigi Sbarra, concludendo la manifestazione della Cisl per la manovra, lancia all’indirizzo di Landini e Bombardieri: i quali, come è noto, a differenza della confederazione di via Po, hanno scelto la strada della mobilitazione. Sbarra sottolinea più volte di rispettare, seppure ovviamente non condividere, le scelte di Cgil e Uil ma, avverte, va preso atto ‘’laicamente’’ che esistono ‘’diverse sensibilità e modelli diversi di intendere l’azione e il ruolo del sindacato’’. Il sindacato “deve restare unito, compatto, con grandi obiettivi strategici. Ma noi non accettiamo lezioni da nessuno”.
Per Sbarra, l’errore di Cgil e Uil sta nel non vedere il bicchiere della legge di bilancio mezzo pieno, laddove per mezzo pieno si intende la conferma del cuneo fiscale, la riduzione delle aliquote Irpef, i tre miliardi per la sanità e gli otto per i contratti pubblici, le misure per la famiglia, la detassazione sui salari di produttività e sul welfare, ecc. Soprattutto perché quel ‘’mezzo pieno’’ è esattamente il frutto delle pressioni esercitate sul governo dal sindacato; dalla Cisl, ma anche da Cgil e Uil, sottolinea Sbarra, ricordando che la piattaforma di base del confronto col governo è sempre stata, ed è tutt’ora, unitaria, ma anche sottolineando la ‘’solitudine’’ di chi si è battuto per portare qualcosa di utile ai lavoratori, “mentre altri puntavano al tanto peggio, tanto meglio’’. Quanto allo sciopero, ricorda, ‘’va a colpire proprio i lavoratori’’, nelle tasche, assai più di quello che sarebbe il bersaglio, e rischia di creare tensioni con le imprese, in un momento delicatissimo.
Poi c’è anche il bicchiere mezzo vuoto, e pesa non poco: il segretario della Cisl enumera dettagliatamente, davanti alla piazza piena di circa 13 mila persone, tutto ciò che manca alla manovra, pronto a ripetere l’elenco, martedì prossimo, nell’incontro convocato a Palazzo Chigi da Giorgia Meloni. È in questa seconda parte dell’intervento che Sbarra dice le cose più interessanti. L’analisi di quello che nella manovra non va, e di quello che invece occorre, è infatti in buona parte perfettamente sovrapponibile a quanto Landini e Bombardieri stanno dicendo in queste settimane dai palchi degli scioperi. I toni del segretario Cisl nei confronti del governo sono altrettanto fermi, se non addirittura più ultimativi, di quelli dei colleghi ma, spiega, ‘’noi siamo per contrattare, e c’è ancora il tempo per farlo’’, rivendicando il ruolo di “sindacato responsabile, autonomo dalla politica e dalle ideologie”, un sindacato ‘’per’’ e non un sindacato ‘’contro”.
Ciò detto, resta che l’elenco delle richieste della Cisl al governo è lungo e senza sconti. Le pensioni, come prima cosa, perché’ ‘’la devono smettere di fare cassa sui pensionati’’, basta con le misure ‘’inaccettabili’’ e ‘’punitive’’, “vanno eliminate le restrizioni su Ape sociale e Opzione donna e bisogna investire di più sull’indicizzazione e la perequazione delle pensioni”. Di più: “caro governo, l’articolo 33 della manovra lo devi ritirare’’’, scandisce Sbarra, pena la desertificazione di ospedali, asili, pubblico impiego. Per quanto riguarda il reperimento delle risorse necessarie a correggere la manovra, le indicazioni della Cisl sono quattro e molto nette: per la sanità pubblica “ricorrere al Mes sanitario” e alla sua dotazione di 32 miliardi; poi ‘’una seria lotta all’evasione fiscale, perché non possono essere solo pensionati e lavoratori a pagare per tutti”; terzo, un contributo di solidarietà sulle multinazionali dell’energia, della logistica, del digitale, sulle banche, “che hanno fatto profitti straordinari’’; infine, anche una patrimoniale, “alzando le tasse sulle grandi ricchezze finanziarie e immobiliari”.
Per contro, la Cisl dice no alle privatizzazioni: “se l’idea è quella di svendere, ci metteremo di traverso. No a una stagione di saldi di Stato”, perché ‘’abbiamo ancora le cicatrici di quelle fatte trent’anni fa’’. Se operazioni di questo tipo dovranno avvenire, dovranno comunque costituire l’occasione per un salto verso la partecipazione dei lavoratori e la piena attuazione dell’art 46 della Costituzione. E ancora: si rimetta mano alla politica industriale, oggi del tutto assente e invece più che mai necessaria per assicurare un futuro alla siderurgia dell’Ilva, all’automotive di Stellantis, alle Tlc di Tim, all’ex Alitalia. E ancora: a fronte dell’impegno nella gestione dell’immigrazione, “ si parli anche di emigrazione”, ovvero di quelle migliaia di giovani ‘’che scappano dall’Italia’’, non vedendo un futuro qui. Fenomeno da arginare con politiche adeguate e attente, e rivolte, soprattutto, al sud.
Tutto questo Sbarra, lo ripeterà martedì, al tavolo del governo. Ma l’orizzonte che la Cisl si propone, avverte, è più largo della sola legge di bilancio 2024: ‘’noi vogliamo negoziare il futuro di questo paese, un futuro che va oltre la manovra, non di settimane o mesi: su questo lanciamo la sfida, a tutti i nostri interlocutori, e chiediamo alla premier Meloni di aprire subito un dialogo per un nuovo patto sociale, per unire e rilanciare il paese’’. Martedì si vedrà quale risposta darà il governo. Se non sarà positiva, c’è da chiedersi quale sarà il Piano B della Cisl. Sbarra, al proposito, non si sbilancia: ‘’vedremo, vedremo’’. Lunedi, intanto, approderanno alla Camera le firme raccolte per la legge cislina di iniziativa popolare sulla partecipazione.
Nunzia Penelope