Cgil e Uil tornano oggi in piazza per lo sciopero generale contro le scelte “sbagliate” e “ingiuste” della manovra e per chiedere al Governo di aumentare salari e pensioni, finanziare sanità, istruzione e servizi pubblici e investire nelle politiche industriali. La mobilitazione si articolerà a livello territoriale con cortei e comizi in 43 città.
La protesta sarà di 8 ore o per l`intero turno di lavoro e riguarderà i settori pubblici e privati. A seguito della precettazione del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, lo sciopero è stato ridotto a 4 ore nel trasporto pubblico locale e nel trasporto aereo e marittimo. Accogliendo una delle richieste della commissione di garanzia, Cgil e Uil avevano già deciso di escludere dallo sciopero il trasporto ferroviario e quello merci su rotaia. In base alla precettazione bus, metro, tram, navi e traghetti resteranno fermi dalle 9 alle 13. Lo stop degli aerei, compreso i controllori di volo, sarà invece dalle 10 alle 14. Il ricorso d`urgenza contro la precettazione presentato da alcune sigle sindacali (non quello di Cgil e Uil) è stato rigettato dal Tar.
Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, concluderà la manifestazione di Bologna (corteo alle 9.30 da Porta Lame a Piazza Maggiore). Il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, sarà a Napoli (corteo alle 9.30 da Piazza Mancini a Piazza Matteotti). In contemporanea, in alcune città, i comizi saranno conclusi dai dirigenti sindacali delle segreterie nazionali delle due confederazioni.
Per la Cgil, Luigi Giove sarà a Pordenone; Christian Ferrari a Treviso; Pino Gesmundo a Fabriano; Maria Grazia Gabrielli a Terni; Francesca Re David a Roma; Daniela Barbaresi a Pescara; Lara Ghiglione a Bari. Per la Uil Santo Biondo sarà a Campobasso; Vera Buonomo a Torino; Emanuele Ronzoni a Palermo; Ivana Veronese a Firenze.
Dai primi dati raccolti da Cgil e Uil oltre il 70% delle lavoratrici e dei lavoratori ha incrociato le braccia in tutta Italia e si toccano punte del 100% con numerose aziende ferme, come la Heineken di Taranto, la Sammontana di Firenze, la Citterio di Parma, la Lagostina di Novara e la Dana di Reggio Emilia. Si sono astenuti dal lavoro tutti gli addetti somministrati della Beko di Varese.
La partecipazione allo sciopero risulta elevata in tutti i settori produttivi e e su tutto il territorio: 85% alla Ferrarelle in Valle Camonica, alla Lavazza di Vercelli, alle Acciaierie Beltrame Vicenza, nei punti vendita Coop e IperCoop della Liguria e alla Carrefour di Carugate (MI); 80% alla Siemens di Trento e alla Leonardo di Pomigliano d’Arco; 98% tra i somministrati della Lamborghini di Bologna; 90% all’Ikea di Genova, alla Pirelli di Settimo Torinese e alla Fincantieri di Castellammare di Stabia; 75% a Poltrona Frau di Macerata, alla Italcementi di Brescia e alla Fincantieri di Palermo; 95% alla Isab di Siracusa. Grande l’adesione anche nel settore della conoscenza, con tante scuole completamente chiuse nelle maggiori città italiane.
Contemporaneamente sono in corso 43 manifestazioni in tutta la penisola: i partecipanti sono più di 50 mila al corteo di Bologna, con il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, e oltre 30 mila a Napoli, con il segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri.
“Mi sembra chiaro che c’è stato un tentativo esplicito di mettere in discussione il diritto allo sciopero”. Per questo “chiariamo che sia ritirato il decreto sicurezza in discussione in Parlamento”, ha detto Landini prima dell’inizio del corteo a Bologna dando seguito all’aspra querelle con il ministro dei Trasporti. “Chiediamo che sia ritirato” perché è un decreto “che vuole far diventare un reato lo sciopero, i blocchi stradali, l’occupazione delle fabbriche quando chiudono – ha aggiunto Landini – è chiaro che siamo di fronte al tentativo serio di una svolta autoritaria che mette in discussione la libertà di esistere e la libertà delle persone”.
Lo sciopero, ha spiegato il leader della Cgil, “è uno strumento per tutelare la dignità delle persone, uno strumento di libertà. Per quello che ci riguarda è evidente che noi non siamo assolutamente disponibili ad accettarlo e mi sembra che la risposta di oggi sia fortissima e indica che le piazze non si precettano, anzi le piazze chiedono un cambiamento e chiedono a noi di non fermarci e di andare avanti. La risposta è che le piazze non si precettano e qui si vede la partecipazione”.
Per Landini l’altissimo tasso di adesione allo sciopero è il segnale di insofferenza della maggioranza di questo Paese che “chiede di cambiare delle leggi balorde e che il lavoro e la dignità delle persone torni ad essere al centro. Ed è un messaggio fortissimo per continuare, andare avanti: piazze così piene dicono che siamo sulla strada giusta”.
E non torna indietro sulle parole incendiarie che gli sono valse l’accusa di sobillatore da parte della maggioranza: “Oggi è la giornata della rivolta sociale, certo. Dal nostro punto di vista vogliamo rivoltare come un guanto questo Paese e per rivoltare come un guanto questo Paese c’è bisogno della partecipazione di tutte le persone”.
“La rivolta sociale – ha proseguito Landini – per noi significa proprio dire che ognuno non deve voltarsi da un’altra parte di fronte alle ingiustizie. Anzi, deve passare l’idea che il problema mio è il problema di tutti e che solo mettendoci insieme possiamo cambiare questa situazione e credo che la risposta che sta arrivando, per le notizie che abbiamo dalle piazze di tutto il Paese, è di una mobilitazione come da tempo non si vedeva. Per quello che ci riguarda questo significa non limitarci alla protesta oggi perché oggi inizia un percorso di mobilitazione per rivoltare come un guanto questo Paese. Basta ingiustizie, basta precarietà”.
Dopo lo sciopero di oggi, incalza il leader della Cgil, “continuiamo ad andare avanti, a partire dal rinnovo dei contratti anche nel pubblico impiego”. La richiesta è che il Parlamento “produca dei cambiamenti radicali: mettere risorse in più sulla sanità, per il rinnovo dei contratti, per fare le assunzioni nella sanità, nel pubblico impiego, per fare quelle politiche industriali che servono al sistema industriale”.
Inoltre, bisogna “andare a prendere i soldi dove sono, combattendo l’evasione fiscale, tassando sul serio profitti e rendite finanziarie dove ci sono miliardi e miliardi realizzati in questi anni – ha concluso – per quello che ci riguarda proseguiremo anche nelle prossime settimane chiedendo anche il ritiro del decreto sicurezza e cambiando quelle politiche sbagliate del Governo. Da un certo punto di vista la lotta per il rinnovo dei contratti non è una battaglia di una parte, riguarda i lavoratori privati come quelli pubblici”.
“Le tasse per i lavoratori dipendenti e pensionati stanno aumentando, questi non stanno tassando i profitti, le rendite, non combattono l’evasione fiscale, c’è un dato molto preciso”, ha poi affermato Landini.
“Nel 2024 – ha aggiunto – l’Irpef, pagata al 90% da dipendenti e pensionati, ha un aumento di entrate per lo Stato di 17 miliardi. Stiamo chiedendo che quei 17 miliardi tornino a chi ha pagato quelle tasse, investendo sulla sanità pubblica, facendo le assunzioni dei pubblici dipendenti, mettendo soldi per aumentare salari, riducendo la precarietà facendo ripartire gli investimenti. Stanno facendo una manovra che ancora una volta colpisce il mondo del lavoro e in particolari dipendenti e pensionati, giovani e donne che sono più colpite dalla precarietà”.
e.m.