Anche Cgil Cisl e Uil saranno in piazza sabato a Roma, con i loro leader, Maurizio Landini, Daniela Fumarola e Pierpaolo Bombardieri, per una volta tutti assieme. Ma poiché le differenze esistono, ed è inutile negarlo, saranno diverse anche le bandiere che porteranno alla manifestazione indetta da Michele Serra. L’idea primaria era che gli unici stendardi in Piazza del Popolo fossero quelli blu stellati dell’Unione europea, ma la traccia originale si è poi persa nei vari distinguo. Dunque, se Bombardieri osserva che ‘’le bandiere della Uil sono appunto blu con le stelle”, quindi andranno benissimo anche in questa occasione, e Fumarola afferma che la Cisl ‘’non porterà bandiere ma le nostre idee’’, Landini annuncia che la delegazione Cgil porterà la bandiera della Pace, allestendo anche, all’ingresso della piazza del Popolo, un apposito banchetto per chi volesse rifornirsi del simbolo arcobaleno dei pacifisti.
Landini rivendica la scelta ricordando che la Cgil, ancora prima che iniziasse il conflitto in Ucraina, quando era nell’aria, ma non ancora concreto, aveva già dichiarato la sua opinione. È tutto scritto in un ordine del giorno votato dall’Assemblea Organizzativa di Rimini il 12 febbraio 2022, dieci giorni prima dell’invasione russa. “La Cgil – si legge nel testo di tre anni fa- esprime profonda preoccupazione per la tensione crescente ai confini dell’Ucraina, condanna con forza ogni iniziativa che possa minare la pace e la stabilità in Europa e ribadisce la propria contrarietà a qualsiasi guerra e conflitto”. E ancora: “La Cgil chiede al governo italiano, agli Stati membri e alle istituzioni dell’Ue di impegnarsi in un’iniziativa di neutralità attiva per ridurre la tensione e promuovere un accordo politico tra tutte le parti”. La confederazione sollecitava in particolare “un intervento deciso delle istituzioni europee affinché si definisca un quadro negoziale che consenta di giungere a un’intesa globale sulla sicurezza in Europa, applicando gli accordi di Minsk e nel rispetto degli accordi di Helsinki, ribadendo il principio dell’inviolabilità delle frontiere”.
All’epoca l’odg passò quasi inosservato, ma rileggere oggi quelle poche righe fa riflettere; se l’Ue avesse effettivamente svolto il suo ruolo, ribadisce ancora oggi Landini, probabilmente non saremmo a questo punto. Pochi giorni dopo, sempre nel febbraio 2022, il segretario ripeteva: “Siamo di fronte a un rischio di guerra molto concreto e come noto la guerra la pagano le popolazioni, non quelli che la guerra la fanno. Credo che sia il momento in cui bisogna prendere parola e parte, per essere credibili e dare un contributo. In queste ore, stiamo discutendo con Cisl e Uil per chiamare le lavoratrici e i lavoratori, i cittadini e le associazioni a prendere parola e scendere in piazza.”
Ma non la sola Cgil tre anni fa richiamava alla pace: tutti i sindacati, italiani ed europei, lanciarono appelli simili. Un comunicato dei metalmeccanici della Fim Cisl, per esempio, il 24 febbraio esprimeva “solidarietà al popolo ucraino”, e chiedeva di “fermare le armi e trovare una soluzione diplomatica”, definendo ‘’inaccettabile’’ un nuovo conflitto armato nel cuore dell’Europa: “Serve subito mettere fine a questa follia che potrebbe avere conseguenze umanitarie, economiche e sociali inimmaginabili e ritornare al tavolo di trattativa per trovare una soluzione diplomatica a questo assurdo conflitto”. E ancora, ecco una nota unitaria delle tre confederazioni, il 24 febbraio: “Cgil, Cisl, Uil condannano l’aggressione militare russa e chiedono uno stop immediato delle ostilità. È necessario fermare la guerra in Ucraina e far partire un vero processo di pace, attivando urgentemente tutti i canali della politica e della diplomazia, in sede europea e in sede Onu”. “Mai come oggi – aggiungevano– è evidente che la pace e il ripudio delle guerre debbano essere la priorità dell’agenda politica italiana, europea e mondiale. L’Unione Europea deve agire ispirata dai suoi principi costitutivi a difesa di pace e democrazia”.
Il sabato 26 febbraio 2022, a Roma, si tiene effettivamente una manifestazione di tutti i sindacati con altre associazioni; ma già a inizio marzo l’unità di Cgil Cisl e Uil sul tema guerra-pace inizia a scricchiolare. Alla grande manifestazione indetta per il 5 marzo a piazza San Giovanni, la Cisl decide infatti di non prendere parte. Con una lettera al Corriere della Sera, l’allora segretario Luigi Sbarra spiegava: “La Cisl non può riconoscersi in una parola d’ordine come ‘neutralità attiva’, che in tutta la sua ambiguità rischia di mettere sullo stesso piano vittime e carnefici, oppressi e oppressori. Per questo, nostro malgrado, oggi non saremo a piazza San Giovanni con le nostre bandiere”.
E proseguiva: “La Cisl è per la pace e con il popolo Ucraino, senza se e senza ma. Una pace che non basta declamare, ma che va costruita supportando i lavoratori, gli studenti, i pensionati, le donne e gli uomini vittime di chi vorrebbe negare l’identità di un popolo, spezzarne l’unità e privarlo della libertà. L’Europa stessa è sotto attacco, con i suoi valori di libertà e di democrazia. Ecco perché al punto in cui siamo la testimonianza da sola non può bastare. Tanto più se rischia di essere inquinata da pregiudizi che sottintendono una sostanziale equidistanza tra le parti in guerra. Una solidarietà vera, tangibile, richiede non certo la neutralità, ma la militanza e la partecipazione attiva delle articolazioni sociali per aiutare concretamente uomini, donne, uomini e soprattutto bambini che in questo momento hanno bisogno di un supporto urgente e tangibile”, concludeva Sbarra.
Da quel momento in poi fu tutto un alternarsi di iniziative congiunte, come per esempio le molte raccolte di fondi a sostegno della popolazione ucraina, e di iniziative separate, con la sola Cgil sempre presente in piazze e manifestazioni che altri ritenevano invece eccessivamente ‘’pacifiste’’. Una peculiarità che verrà riconfermata anche sabato: Landini col vessillo arcobaleno, gli altri ciascuno con la propria bandiera, o idea. Ma c’è anche chi si distacca ritenendo la manifestazione romana “troppo poco pacifista”: è il caso della componente di minoranza di sinistra della Cgil, che ha annunciato non sarà a Piazza del Popolo, non ritenedo di supportare un’Europa che ha appena varato un colossale piano di riarmo da 800 miliardi. Ma, come dice Serra, anche questo è il bello: intanto metterli tutti insieme, persone, organizzazioni, idee, anche diverse. Poi si vedrà.
Va detto che, a differenza di altri conflitti e di altri tempi, nel caso Russia-Ucraina, ma anche nel caso del Medio Oriente, di Israele e di Gaza, i sindacati non sono stati particolarmente attivi nell’organizzare proteste contro la guerra. Sarà che oggi le grandi manifestazioni sono più difficili da organizzare, che le persone stentano a fare propria l’idea di partecipazione, o che le posizioni in campo non sono cosi chiare come in altre occasioni erano state. Sta di fatto che l’unica grande manifestazione in nome di un’Europa ormai sotto attacco da ogni fronte, da est, da ovest e da sud, poco coesa al suo interno e, probabilmente, anche afflitta da una classe dirigente decisamente non all’altezza della sua stessa storia, l’ha ideata e organizzata un giornalista, o se vogliamo un intellettuale. E qualcosa anche questo vorrà dire.
Nunzia Penelope