“Far ripartire i cantieri fermi o avviare le opere già definite avrebbe effetti benefici non solo sulla collettività e sull’economia nazionale, ma anche sul settore dell’edilizia, messo in ginocchio da 10 anni di crisi che hanno provocato la perdita di 800mila posti di lavoro e la scomparsa di 120 mila aziende. Ridurre la questione a mere diatribe ideologiche è gravissimo e profondamente sbagliato, chi governa il Paese si sta assumendo una responsabilità pesantissima per il futuro della nazione, per il benessere dei nostri figli e delle generazioni future”. Lo ha detto Stefano Macale, segretario nazionale della Filca-Cisl, a margine del Convegno nazionale della Cisl a Genova, dedicato alle infrastrutture.
“Il gap infrastrutturale che paghiamo nei confronti dell’Europa si colma realizzando le opere, come Tav, Terzo Valico, Gronda e Tap, per citarne alcune, e non certo con il reddito di cittadinanza. Il ‘no’ a qualsiasi cosa potrà anche servire ad ottenere un facile consenso ma non va bene, bisogna avere il coraggio di fare, di agire e rimboccarsi le maniche per ricostruire l’Italia. Le ultime vicende – ha concluso Macale – dimostrano che la manutenzione delle opere e la messa in sicurezza del territorio restano la priorità del Paese, ignorare questo grido d’allarme è semplicemente da irresponsabili”.