Domani, martedì 4 maggio, i 1400 lavoratori italiani della “Lyondell Basell” incroceranno le braccia per protestare contro la prevista chiusura dello stabilimento chimico di Terni. La decisione dell’azienda, osservano i sindacati, mette a rischio il posto di lavoro di circa un migliaio di lavoratori tra diretti e indotto, oltre alle attività industriali del ternano.
A Roma è previsto anche un presidio dei lavoratori rappresentanti delle istituzioni umbre della Regione, Provincia e Comune di Terni della multinazionale americana, una delle più grandi aziende del mondo che opera nel settore dei polimeri e della petrolchimica, presente in Italia con i tre stabilimenti di Brindisi, Ferrara e, appunto, Terni.
“Una scelta prevalentemente di tipo finanziario – denunciano le segreterie di Femca Csil, Filctem Cgil e Uilcem Uil – che non valuta le conseguenze sul territorio, né l’importanza che lo stabilimento di Terni riveste per la chimica italiana e che apre forti preoccupazioni per il futuro industriale degli stessi impianti di Brindisi e Ferrara”. “Ci sarebbero ricadute – è il grido di allarme dei sindacati – tanto nei fornitori a monte quanto sui clienti a valle del sistema di trasformazione dei prodotti intermedi in materiali fondamentali per il sistema produttivo industriale del paese”.
Nei giorni scorsi i sindacati avevano inviato una lettera alla presidenza del Consiglio dei ministri, senza ottenere risposta. Domani, nel corso della manifestazione le organizzazioni sindacali chiederanno ai capigruppo della Camera dei deputati di essere ricevuti. (FRN)